07 maggio 2016

Soppressione dello sconto tariffario: la magistratura stabilirà se è illegale

di Pasquale Cutino -

Passato il primo momento di sconcerto per l’abolizione da parte dell’Enel dello sconto tariffario sulla fornitura di energia elettrica agli ex dipendenti e ai loro superstiti, emergono dai commenti dei numerosi lettori, “postati” in calce agli articoli pubblicati sull’argomento dal nostro blog, profondo rammarico e rabbia per il provvedimento preso dall’Enel. Esso è stato preso contro una categoria (i pensionati) ogni giorno attaccata o dal governo o dal presidente dell’INPS. Dobbiamo solo sperare che non si metta mano alla soppressione di un altro diritto e non si peggiorino i criteri di calcolo della pensione di reversibilità e di quelle calcolate con il sistema retributivo.

Di questa vicenda, la cosa che amareggia di più è la constatazione che siamo stati oggetto di due comportamenti illegali, con il complice silenzio di chi aveva l’obbligo di spendere qualche parola a difesa. Il primo perpetrato dall’Enel, perché in una società dove vige il diritto non si può cancellare dall’oggi al domani un istituto derivante dai contratti collettivi di lavoro, consolidato in tantissimi anni; il secondo dai sindacati, che non avevano nessun titolo per sottoscrivere l’accordo del 27 novembre 2015, che riguarda persone delle quali essi non hanno alcuna delega e quindi nessuna rappresentanza. Credo che questi motivi potranno essere tra quelli sui quali si baseranno i ricorsi che gli avvocati stanno preparando a nome di coloro che intendono affidare a un tribunale il riconoscimento di un diritto che non poteva essere soppresso.
Un altro motivo di amarezza, è la constatazione che in questa vicenda le associazioni di tutela dei pensionati, in primo luogo l’Anse, non hanno saputo contrapporsi a quest’aggressione subita dai propri iscritti. Con questo non voglio assolutamente dire che l’Enel, di fronte ad una presa di posizione dell’Anse, avrebbe modificato i suoi intendimenti, ma almeno si sarebbe trovata di fronte un’associazione di ex dipendenti, che poi sono le sue radici, pronta a difendere con dignità i propri diritti nel momento in cui essi sono ingiustamente calpestati. Credo che un atteggiamento di questo genere non avrebbe suscitato reazioni negative da parte dell’Enel, come il gruppo dirigente dell’Anse, dando una propria personale interpretazione, ha inteso. Di fronte all’applicazione delle regole statutarie riguardanti la difesa dei legittimi interessi materiali e morali dei soci, l’Enel non avrebbe mosso obiezioni, trattandosi di un atto coerente con gli scopi sociali dell’Associazione. Ed era anche un modo per far conoscere una categoria di persone che ha accompagnato l’Enel in periodi non certamente facili, che vanno dalla sua nascita e fino alla liberalizzazione del mercato elettrico.

La dirigenza attuale dell’Enel ha dimostrato e dimostra grandi capacità gestionali, perché è sempre prima nel suo campo, e ha assunto in breve tempo una nuova mentalità, inserendosi da leader in un mercato libero e non di monopolio; ecco perché credo che nessun provvedimento meschino e reattivo sarebbe stato preso nei confronti dell’Anse.

Era compito dell’Assemblea Nazionale dell’Anse, e delle sue strutture centrali e periferiche, far sentire la propria voce evidenziando i limiti dell’accordo, sia per la parte di competenza Enel che per la parte sindacale. Invece nulla di tutto questo è successo e, come si dice, “ce la siamo piegata a libretto”, senza arrecare alcun disturbo al manovratore.
L’operato dell’Enel sicuramente non è corretto sul piano etico; la magistratura stabilirà, con i suoi tempi, se esso è corretto o no dal punto vista della legge.





04 maggio 2016

Perequazione delle pensioni. Anche il Tribunale di Milano rimette la questione alla Corte Costituzionale

di Prospero Figundio -


Dopo i Tribunali di Palermo e di Brescia, anche il Tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale dei provvedimenti governativi relativi al blocco della perequazione automatica delle pensioni, rimettendo alla Consulta,  con una recentissima ordinanza, gli atti di una causa promossa da alcuni pensionati.
Ricordiamo che sulla stessa materia la stessa Corte Costituzionale si è pronunciata già una volta con la nota sentenza n. 70/2015.

In attesa del testo dell’ordinanza del Tribunale di Milano, pubblichiamo quella del Tribunale di Brescia, la seconda emessa in ordine di tempo dopo quella del Tribunale di Palermo