Colpire i pensionati per erogare un sussidio agli over 55 senza lavoro. La discutibile ipotesi dell’INPS.
Le cronache odierne riferiscono della proposta del
Presidente dell’INPS rivolta ad assicurare un reddito minimo garantito alle
persone di età compresa tra i 55 e i 65 anni, rimaste senza lavoro. Trovare una
nuova sistemazione lavorativa costituisce un serio problema per tali soggetti e
il Presidente dell’INPS fa bene a sollevarlo. Non è apprezzabile, né
condivisibile la soluzione indicata, cioè il modo di recuperare le risorse
finanziarie necessarie per coprire l’ipotizzato sussidio: toccare al ribasso le
pensioni più alte.
Si propone il vecchio ritornello di colpire le pensioni,
tanto è la via più facile da percorrere se si tratta di trovare quattrini, dimenticando
che per effetto di riforme varie, blocchi di indicizzazione e contributi di
solidarietà, il potere di acquisto dell’assegno percepito da moltissimi
pensionati, che un tempo consentiva di affrontare con dignità l’ultima fase
della vita, ha subito nel tempo pesanti riduzioni.
Non va neanche sottaciuta la proposta abbastanza stravagante, circolata tempo addietro in tema di riforma del sistema pensionistico, per introdurre un contributo sulle pensioni d'importo superiore a duemila euro lordi mensili. Idea assolutamente priva di senso della realtà, la cui bocciatura non è riuscita a fugare del tutto l’incubo di un taglio alle pensioni, il quale viene riproposto con insistenza e con maggiore frequenza rispetto al passato.
In questa, come in altre occasioni, la motivazione è la stessa: molti pensionati incasserebbero un assegno superiore rispetto ai contributi versati durante la vita lavorativa. Si tratta di un’affermazione del tutto generica che tende a rappresentare una situazione non corrispondente alla realtà, perché i dati oggettivi dicono il contrario. Secondo esperti del settore di provata autorevolezza, la sproporzione tra contributi versati e assegno percepito risiede nelle pensioni integrate al minimo, e quindi in quelle più basse che sono la maggioranza. La vera causa dello squilibrio deriva dall’uso che si è fatto nel tempo del sistema previdenziale, caricato impropriamente degli oneri per fare assistenza. Anche nell’ipotesi prospettata si vorrebbe risolvere un problema di natura squisitamente assistenziale prelevando i quattrini necessari dalle pensioni, secondo una vecchia e abusata linea di politica sociale di cui prima o poi si paga il conto.
Non va neanche sottaciuta la proposta abbastanza stravagante, circolata tempo addietro in tema di riforma del sistema pensionistico, per introdurre un contributo sulle pensioni d'importo superiore a duemila euro lordi mensili. Idea assolutamente priva di senso della realtà, la cui bocciatura non è riuscita a fugare del tutto l’incubo di un taglio alle pensioni, il quale viene riproposto con insistenza e con maggiore frequenza rispetto al passato.
In questa, come in altre occasioni, la motivazione è la stessa: molti pensionati incasserebbero un assegno superiore rispetto ai contributi versati durante la vita lavorativa. Si tratta di un’affermazione del tutto generica che tende a rappresentare una situazione non corrispondente alla realtà, perché i dati oggettivi dicono il contrario. Secondo esperti del settore di provata autorevolezza, la sproporzione tra contributi versati e assegno percepito risiede nelle pensioni integrate al minimo, e quindi in quelle più basse che sono la maggioranza. La vera causa dello squilibrio deriva dall’uso che si è fatto nel tempo del sistema previdenziale, caricato impropriamente degli oneri per fare assistenza. Anche nell’ipotesi prospettata si vorrebbe risolvere un problema di natura squisitamente assistenziale prelevando i quattrini necessari dalle pensioni, secondo una vecchia e abusata linea di politica sociale di cui prima o poi si paga il conto.
A giudicare dalle prime reazioni, la proposta di soluzione prospettata dal Presidente dell’INPS non ha suscitato
consenso negli ambienti governativi.
Ciò può essere consolatorio per il momento, ma non è motivo di tranquillità per i pensionati.
Ciò può essere consolatorio per il momento, ma non è motivo di tranquillità per i pensionati.
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