21 settembre 2015

Pensioni: l’accanimento di Boeri

di Pasquale Cutino


Il Presidente dell’Inps, da quando si è insediato al vertice dell’istituto, ha messo in atto una strategia di discredito nei confronti dei pensionati di tutti i livelli che avendo versato nel periodo lavorativo sostanziali contributi alla previdenza, hanno poi usufruito delle leggi in vigore in quel momento. Leggi che da oltre venti anni hanno subito continue modifiche sempre più sfavorevoli. Non ultima la riforma Fornero che, tra i tanti squilibri creati nel sistema pensionistico, ha sottoposto i pensionati, provenienti dai fondi speciali a una tassazione per cinque anni, definita contributo di solidarietà. L’importo viene determinato, applicando le aliquote previste dalla legge, che varia in relazione al periodo di iscrizione precedente il decreto di armonizzazione (legge 335/95) per la quota di pensione maturata entro il 31 dicembre 1995. Se si ritiene giusto che si paghi un contributo di solidarietà per aiutare le finanze dello Stato, lo è ancor di più farlo pagare anche a quelli che percepiscono un’indennità con connesso vitalizio, senza aver versato adeguati contributi. Invece, si ritiene (e non poteva essere diversamente) che la natura del vitalizio, pur avendo carattere previdenziale, non sia una pensione, ma una garanzia assicurativa che sfugge a tutte le leggi emanate, tese a comprimere l’importo delle pensioni dei comuni mortali.  In merito al vitalizio dei parlamentari, Boeri ha ricevuto una dura risposta dal Presidente dell’associazione degli ex parlamentari il quale gli ha ricordato, tra l’altro, che l’indennità parlamentare e i vitalizi non sono materia di sua competenza: in tal modo hanno chiuso ogni azione in merito. Non si è conclusa invece l’attenzione verso quei pensionati (non ex parlamentari) che, pur appartenendo ad associazioni che dovrebbero tutelare  e difendere il loro “status” attraverso un dialogo tra generazioni, nulla di concreto dicono. Non si spiega all’opinione pubblica, attraverso  i normali canali d’informazione, come stanno realmente le cose e non si invita Boeri a una maggiore responsabilità e moderazione intorno a un problema di cui i pensionati non sono affatto responsabili. Essi hanno dalla loro parte solo le leggi costituzionali, le quali hanno dato alla magistratura lo strumento che ha permesso l’annullamento del blocco per due anni della perequazione delle pensioni. Anche se poi nell’applicazione, la legge non è stata uguale per tutti, ma è stato pur sempre un segnale forte per chi, con nostalgia di un passato non troppo remoto, costruisce leggi non costituzionali pur di tosare solo i pensionati. La relazione annuale del Presidente dell’Inps è una diagnosi delle precarie condizioni economiche del Paese, il cui debito pubblico, essendo ai massimi storici impone un radicale miglioramento della capacità del nostro sistema di protezione sociale per raggiungere i cittadini più bisognosi. Non è corretto far credere all’opinione pubblica che i pensionati di oggi, specialmente  quelli che hanno lavorato per più di quarant’anni in aziende pubbliche o private, siano beneficiari di chi sa quali privilegi, creando in tal modo pericolosi conflitti tra generazioni. La relazione letta in Parlamento non accenna minimamente al problema delle evasioni fiscali  che è il vero nodo da sciogliere. Alleggerire le spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei datori di lavoro, del fardello fiscale, aiuterebbe la ripresa dell’economia a patto però che non se ne parli solo in prossimità di elezioni per attirare voti, ma che divenga un impegno primario e permanente. Solo in questo modo si eviterebbe di fare cassa pensando sempre ai soliti noti. 



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