di Prospero Figundio
Ne hanno parlato i giornali e continua a parlarne la rete, tanto che l’Autorità per l’energia - ARERA, (così si chiama ora) - ha avvertito la necessità di emettere il comunicato del 14 febbraio 2018 per esporre il suo punto di vista sul contenuto e sulla portata del provvedimento n. 50/2018, che pone a carico di tutti i consumatori di energia elettrica anche una parte degli oneri di sistema non pagati dai clienti morosi.
Senza addentrarci in sottili disquisizioni di carattere giuridico, non rientra certamente nella normalità addossare sulle spalle dei clienti virtuosi, che pagano regolarmente le bollette dei propri consumi elettrici, gli oneri di sistema inclusi nelle bollette insolute dei clienti morosi, per il solo fatto che - secondo il TAR - tali oneri non ricadrebbero sul distributore, che, nella fattispecie, avrebbe solo la funzione di esattore. I distributori, perciò, possono stare tranquilli, tanto paga Pantalone, cioè il cliente virtuoso, buon pagatore, costretto da provvedimenti come quello in esame ad accollarsi anche i loro rischi.
La questione suggerisce a questo punto alcune considerazioni. La prima riguarda i distributori stessi, che ci sembrano fortemente impegnati ad acquisire nuovi clienti, anche ricorrendo a pratiche che la stessa ARERA, in alcuni casi, ha considerato scorrette, mentre sembrano poco attenti a gestire bene i clienti acquisiti e a perseguire tempestivamente quelli che non pagano le bollette. Se i distributori non corrono alcun rischio, perché verranno ristorati di una parte di quanto non riescono ad incassare, è facile dedurre che siano poco stimolati a riscuotere dai loro clienti i crediti insoluti.
Né si può trascurare un altro aspetto, che prescinde dal comportamento dei distributori, ma riguarda le attuali regole che premiano decisamente i clienti che si sottraggono volutamente al pagamento dei consumi, passando da un gestore all’altro con estrema facilità o approfittando dei tempi abbastanza lunghi che devono necessariamente trascorrere tra l’accertamento della morosità e l’interruzione della fornitura di energia. Questi soggetti sono anche agevolati dalla mancanza di un’anagrafe dei “cattivi pagatori” - come avviene per i protesti e le sofferenze bancarie, per i quali esiste la centrale dei rischi - che sarebbe un ottimo deterrente contro i furbi.
Per evitare, quindi, che regole troppo indulgenti finiscano per premiare i “cattivi pagatori” e nello stesso tempo deresponsabilizzare gli stessi distributori, occorre un intervento dell’autorità politica, finalizzato a regolare meglio la materia con adeguati e più efficaci strumenti contrasto di un fenomeno che altrimenti rischia di allargarsi, fatta salva la salvaguardia di chi diventa moroso contro la sua volontà, in conseguenza di uno stato di effettivo bisogno.
Prima di chiudere, occorre dire qualcosa anche sugli oneri di sistema che incidono pesantemente sulle bollette delle famiglie e di cui la gente sa poco o nulla. Occorre premettere che la tariffa elettrica si compone dei costi della materia prima (costi per l’acquisto e la vendita al cliente finale dell’energia elettrica da parte del fornitore), costi per il trasporto (servizi di rete per il trasporto, la distribuzione e la gestione del contatore) e oneri di sistema, destinati alla copertura dei costi per attività di interesse generale, oltre ovviamene alle accise e all’IVA.
Gli oneri di sistema costituiscono, dunque, una sorta di “calderone” in cui sono inseriti una serie di oneri di carattere generale, che sarebbe meglio definire parafiscali, la cui incidenza si fa sentire in misura rilevante sulla spesa per energia sopportata dai clienti domestici. Tra gli oneri di sistema sono compresi - ricordiamo solo i principali - il finanziamento degli incentivi erogati al fotovoltaico, gli sgravi tariffari (attualmente circa 1,5 miliardi di euro) erogati alle aziende cosiddette energivore, cioè quelle aziende che impiegano nel processo produttivo grandi quantità di energia, gli oneri per lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi, ai quali, dulcis in fundo, vanno ad aggiungersi anche una parte degli oneri di sistema non pagati dai clienti morosi. Come si vede, c’è poco da stare allegri!