Nella
Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto
legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione
alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco
della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo
INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.
26 maggio 2015
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
19 maggio 2015
Quando lo Stato non rispetta i patti
Dopo il rincorrersi di tante voci sull’applicazione della
sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della
rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il
minimo INPS, è arrivata la decisione del governo. È arrivata per decreto, di
cui sono stati anticipati i contenuti, ma non è stato ancora reso noto il testo
definitivo. Secondo l’abituale tecnica comunicativa del Premier, viene prima
l’annuncio e poi segue il provvedimento.
Come tutti hanno potuto apprendere, siamo di fronte alla solita scappatoia escogitata dal governo per aggirare la sentenza della Corte
Costituzionale. Infatti, il decreto prevede la restituzione molto parziale della
rivalutazione sotto forma di assegno "una
tantum", il cui ammontare va da 750 a 258 euro, in proporzione all’importo mensile lordo della pensione percepita, solo a una parte dei
pensionati rientranti nel provvedimento di blocco della rivalutazione adottato dal governo Monti. Inoltre, dal 2016, gli stessi soggetti
riceveranno una mini rivalutazione tra 180 e 60 euro annui, sempre
proporzionati alla pensione. Invece, chi ha una pensione superiore a € 3.200
lordi mensili non riceverà nulla.
Fin qui le anticipazioni sul provvedimento diffuse da
agenzie di stampa, giornali ed emittenti radiotelevisive. In assenza del testo del provvedimento, non
si conoscono purtroppo i dettagli, anch’essi molto importanti perché introdurrebbero un nuovo
meccanismo di perequazione automatica, diverso da quello adottato dal 1969 al fine
di adeguare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita. Il nuovo
meccanismo - è fin troppo ovvio precisarlo - sarebbe più penalizzante
per i pensionati. Alla mancia di Stato, dunque, potrebbe aggiungersi un'altra beffa!
La scelta adottata dal governo è peggiore di quanto si
potesse immaginare, perché le sorti dei pensionati sono decise non in base a criteri
di giustizia, bensì soggiacciono agli interessi perseguiti della classe
politica, alla quale poco importa di tener fede agli impegni presi dallo Stato nei
loro confronti. Strano Paese il nostro, dove i pensionati che hanno regolarmente versato i contributi previdenziali durante tutta la loro vita lavorativa non meritano la stessa salvaguardia accordata ad altre categorie di cittadini, i cui diritti sono intangibili. Il contratto sociale alla base del rapporto tra Stato e cittadini presuppone sempre il suo rispetto incondizionato, mentre il contrario genera inevitabilmente una situazione di estrema
incertezza, che, di fatto, è uno dei sintomi della perdita di
sovranità da parte del popolo a favore dei suoi rappresentanti. E non è un bene per la democrazia.
Quanto prenderanno per effetto del decreto
"Una
tantum" il 1° agosto 2015
Importo
pensione mensile fino a:
€ 1.700
lordi € 750
€ 2.200
lordi € 450
€ 2.700
lordi € 258
Rivalutazione
dal 2016
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700
lordi € 160 annui
€ 2.200
lordi € 99 annui
€ 2.700
lordi € 60 annui
26/5/2015
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Nella
Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto
legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione
alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco
della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo
INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.
16 maggio 2015
Pensioni: si rispetti la sentenza della Consulta
Dalle informazioni
che ci vengono chieste dai lettori di “Anse fuori dal coro” in merito agli
articoli in esso pubblicati, osserviamo un alto gradimento dei contenuti e una
lettura - specialmente per quelli di ordine fiscale e previdenziale - quasi
contestuale alla loro pubblicazione. La tempestività, la chiarezza e
l’essenzialità dell’informazione sono elementi imprescindibili nella società moderna.
Infatti, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il
provvedimento del blocco della rivalutazione delle pensioni, con le note problematiche
sorte a livello governativo per i rimborsi, “Anse fuori dal coro” è stata una
delle poche voci che si sono levate - immediatamente dopo la pubblicazione
della pronuncia - a difesa dei pensionati. Nell’articolo pubblicato in data 6 maggio
2015, si sollecitava, tra l’altro, l’intervento di voci molto più rappresentative
per la soluzione legale del problema.
Finalmente qualche giorno fa abbiamo letto un comunicato stampa in cui i coordinatori del
recente “Patto federativo a tutela degli
anziani” fanno sentire la loro voce. Ci permettiamo osservare che nell’epoca di
internet i tempi di risposta a fronte di una notizia di così grande interesse
sono troppo lunghi e le argomentazioni piuttosto generiche. Evidenziare tutti i
nomi degli intervenuti con le loro cariche appartiene al passato. Chi legge
vuole sapere se e come i suoi diritti, non solo quelli economici ma anche
quelli morali, saranno tutelati.
Per contrastare la propaganda che viene attuata da anni nei confronti dei
pensionati, facendoli passare per quelli che hanno contribuito a determinare tutti
i mali della società attuale, i responsabili del Patto federativo, hanno un gran
lavoro da svolgere a difesa dei loro associati, fatto non solo di tavole
rotonde, ma soprattutto hanno il compito di far conoscere all’opinione pubblica
in maniera corretta la storia del nostro Paese, specialmente quella appartenente
ai lavoratori di tutti i livelli che dal dopoguerra in poi hanno contribuito
non poco alla rinascita e al consolidamento della democrazia. Se l’Enel attuale
è sempre leader nel suo campo, questo primato è anche dovuto alle solide radici
che la sorreggono. Certamente i pensionati, attraverso i loro rappresentanti,
sapranno farsi carico delle difficoltà di ogni genere che attraversa il Paese, però
i provvedimenti legislativi che verranno presi dovranno essere corretti ed
emanati con onestà intellettuale.
06 maggio 2015
Rivalutazione delle pensioni: il silenzio dell’ANSE e del Patto Federativo
A pochi giorni dal deposito della sentenza della Corte
Costituzionale sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni,
imperversano i commenti e le valutazioni. I giornali, le televisioni e la rete
riportano considerazioni e ipotesi sul modo di risarcire i pensionati danneggiati
dal blocco. Politici ed economisti, esperti e pseudo esperti discutono sui
riflessi che la decisione della Consulta avrà sui conti dello Stato, stimandone
l’onere e prospettando soluzioni, compreso qualche trucco per non rimborsare
i pensionati.
Se si affermasse un’idea del genere, una vasta categoria di
cittadini sarebbe ancora una volta sacrificata per soddisfare esigenze di
finanza pubblica, con buona pace dei principi Costituzionali, evocati da tutti,
ma traditi dallo Stato quando si tratta di far cassa in danno dei pensionati.
Nel dibattito in corso, però, si distingue il silenzio dell’ANSE e delle
altre associazioni che recentemente hanno costituito il “Patto federativo a
tutela degli anziani”. E' evidente, ci riferiamo a ciò che accade, o meglio non accade, in casa nostra. Infatti, dopo la
pubblicazione della sentenza e fino al momento in cui scriviamo, non abbiamo trovato
una riga di commento o qualsiasi considerazione sull’argomento da parte dell'ANSE, oppure da parte del “Patto Federativo”. Cadono, perciò, a
proposito alcune semplici domande: tra gli scopi del “Patto”
non vi è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di
interesse degli anziani? Non credono i responsabili dell'ANSE o del “Patto” che far sentire
la voce delle Associazioni, in rappresentanza delle parecchie decine di migliaia
di iscritti, interessati dagli effetti della sentenza della Consulta, sia cosa importante? Significa proprio cogliere il momento adatto per dar corso a
quell’azione di sensibilizzazione scritta nel “Patto”, ma di cui finora non abbiamo trovato segno sul piano pratico.
Forse diranno qualcosa dopo l’incontro indetto per giovedì 7
maggio, di cui il sito internet dell'ANLA pubblica puntualmente la notizia, invece
ignorata - come di solito - dal sito dell’ANSE.
01 maggio 2015
Pensioni, inconstituzionale il blocco della rivalutazione
La Corte costituzionale ha bocciato la norma che prevede il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni nel biennio 2012-2013.
Con sentenza n. 70 del 10 marzo 2015, depositata il 30 aprile 2015, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del decreto legge del 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, nella parte in cui prevede il blocco della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo INPS negli anni 2012 e 2013.
La questione
di legittimità costituzionale della norma suddetta era stata sollevata dal
Tribunale ordinario di Palermo - Sezione Lavoro - con ordinanza del 6 novembre
2013, dalla Corte dei Conti presso le regioni dell’Emilia-Romagna e della Liguria, rispettivamente con due ordinanze del 2014 e con un'ordinanza, sempre del 2014.
Arriva finalmente
una buona notizia per i pensionati, negli ultimi tempi bersaglio dei governi intenti a cercare quattrini per le asfittiche casse dello Stato. La sentenza ora rende giustizia a un numero molto considerevole di tali soggetti, a cui il governo Monti aveva negato, con l’iniquo provvedimento, finanche il modesto adeguamento del loro assegno al costo della vita, calcolato
secondo l’indice ISTAT, solo perché l’importo superava il limite di tre volte il
minimo INPS.
Per effetto di detta pronuncia, la norma dichiarata
illegittima si considera inesistente fin dal momento della sua emanazione e
quindi ai titolari di pensioni d’importo superiore a tre volte il minimo INPS dovrebbe
essere restituito il maltolto. Secondo logica, questi soggetti hanno diritto alla
corresponsione della rivalutazione negata ed anche in tempi ragionevolmente brevi.
Aspettiamo, perciò, di verificare l'atteggiamento del governo e soprattutto se i provvedimenti
che adotterà saranno coerenti con i principi costituzionali ribaditi dalla
Consulta.
Iscriviti a:
Post (Atom)