Dopo il rincorrersi di tante voci sull’applicazione della
sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della
rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il
minimo INPS, è arrivata la decisione del governo. È arrivata per decreto, di
cui sono stati anticipati i contenuti, ma non è stato ancora reso noto il testo
definitivo. Secondo l’abituale tecnica comunicativa del Premier, viene prima
l’annuncio e poi segue il provvedimento.
Come tutti hanno potuto apprendere, siamo di fronte alla solita scappatoia escogitata dal governo per aggirare la sentenza della Corte
Costituzionale. Infatti, il decreto prevede la restituzione molto parziale della
rivalutazione sotto forma di assegno "una
tantum", il cui ammontare va da 750 a 258 euro, in proporzione all’importo mensile lordo della pensione percepita, solo a una parte dei
pensionati rientranti nel provvedimento di blocco della rivalutazione adottato dal governo Monti. Inoltre, dal 2016, gli stessi soggetti
riceveranno una mini rivalutazione tra 180 e 60 euro annui, sempre
proporzionati alla pensione. Invece, chi ha una pensione superiore a € 3.200
lordi mensili non riceverà nulla.
Fin qui le anticipazioni sul provvedimento diffuse da
agenzie di stampa, giornali ed emittenti radiotelevisive. In assenza del testo del provvedimento, non
si conoscono purtroppo i dettagli, anch’essi molto importanti perché introdurrebbero un nuovo
meccanismo di perequazione automatica, diverso da quello adottato dal 1969 al fine
di adeguare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita. Il nuovo
meccanismo - è fin troppo ovvio precisarlo - sarebbe più penalizzante
per i pensionati. Alla mancia di Stato, dunque, potrebbe aggiungersi un'altra beffa!
La scelta adottata dal governo è peggiore di quanto si
potesse immaginare, perché le sorti dei pensionati sono decise non in base a criteri
di giustizia, bensì soggiacciono agli interessi perseguiti della classe
politica, alla quale poco importa di tener fede agli impegni presi dallo Stato nei
loro confronti. Strano Paese il nostro, dove i pensionati che hanno regolarmente versato i contributi previdenziali durante tutta la loro vita lavorativa non meritano la stessa salvaguardia accordata ad altre categorie di cittadini, i cui diritti sono intangibili. Il contratto sociale alla base del rapporto tra Stato e cittadini presuppone sempre il suo rispetto incondizionato, mentre il contrario genera inevitabilmente una situazione di estrema
incertezza, che, di fatto, è uno dei sintomi della perdita di
sovranità da parte del popolo a favore dei suoi rappresentanti. E non è un bene per la democrazia.
Quanto prenderanno per effetto del decreto
"Una
tantum" il 1° agosto 2015
Importo
pensione mensile fino a:
€ 1.700
lordi € 750
€ 2.200
lordi € 450
€ 2.700
lordi € 258
Rivalutazione
dal 2016
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700
lordi € 160 annui
€ 2.200
lordi € 99 annui
€ 2.700
lordi € 60 annui
26/5/2015
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Nella
Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto
legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione
alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco
della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo
INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.
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