19 maggio 2015

Quando lo Stato non rispetta i patti

Dopo il rincorrersi di tante voci sull’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo INPS, è arrivata la decisione del governo. È arrivata per decreto, di cui sono stati anticipati i contenuti, ma non è stato ancora reso noto il testo definitivo. Secondo l’abituale tecnica comunicativa del Premier, viene prima l’annuncio e poi segue il provvedimento.
Come tutti hanno potuto apprendere, siamo di fronte alla solita scappatoia escogitata dal governo per aggirare la sentenza della Corte Costituzionale. Infatti, il decreto prevede la restituzione molto parziale della rivalutazione sotto forma di assegno "una tantum", il cui ammontare va da 750 a 258 euro, in proporzione all’importo mensile lordo della pensione percepita, solo a una parte dei pensionati rientranti nel provvedimento di blocco della rivalutazione adottato dal governo Monti. Inoltre, dal 2016, gli stessi soggetti riceveranno una mini rivalutazione tra 180 e 60 euro annui, sempre proporzionati alla pensione. Invece, chi ha una pensione superiore a € 3.200 lordi mensili non riceverà nulla. 
Fin qui le anticipazioni sul provvedimento diffuse da agenzie di stampa, giornali ed emittenti radiotelevisive. In assenza del testo del provvedimento, non si conoscono purtroppo i dettagli, anch’essi molto importanti perché introdurrebbero un nuovo meccanismo di perequazione automatica, diverso da quello adottato dal 1969 al fine di adeguare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita. Il nuovo meccanismo - è fin troppo ovvio precisarlo - sarebbe più penalizzante per i pensionati. Alla mancia di Stato, dunque, potrebbe aggiungersi un'altra beffa!

La scelta adottata dal governo è peggiore di quanto si potesse immaginare, perché le sorti dei pensionati sono decise non in base a criteri di giustizia, bensì soggiacciono agli interessi perseguiti della classe politica, alla quale poco importa di tener fede agli impegni presi dallo Stato nei loro confronti. Strano Paese il nostro, dove i pensionati che hanno regolarmente versato i contributi previdenziali durante tutta la loro vita lavorativa non meritano la stessa salvaguardia accordata ad altre categorie di cittadini, i cui diritti sono intangibili. Il contratto sociale alla base del rapporto tra Stato e cittadini presuppone sempre il suo rispetto incondizionato, mentre il contrario genera inevitabilmente una situazione di estrema incertezza, che, di fatto, è uno dei sintomi della perdita di sovranità da parte del popolo a favore dei suoi rappresentanti.  E non è un bene per la democrazia.



Quanto prenderanno per effetto del decreto 


"Una tantum" il 1° agosto 2015                 
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700 lordi       € 750                                                               
€ 2.200 lordi       € 450
€ 2.700 lordi       € 258

Rivalutazione dal 2016
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700 lordi       € 160 annui
€ 2.200 lordi       €   99 annui
€ 2.700 lordi       €   60 annui

26/5/2015
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Nella Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.  


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