12 luglio 2016

Le purghe

di Stefano Di Vincenzo

La conoscenza dell’uomo è poca… quasi insignificante in rapporto alla globale conoscenza, alla scienza, all’arte etc. etc., nonché ai fatti trascorsi, ai presenti ed a quelli futuri succedutesi negli millenni della storia. Eppure bisogna dire che la storia non esisterebbe se tutti noi non facessimo parte integrante della storia nella storia, nella rappresentazione di tre periodi l’uno collegato all’altro tra il passato, il presente ed il futuro. Il primo tempo è il presente del passato ossia quello che abbiamo vissuto in prima persona, quello che abbiamo appreso dagli studi , dalla esperienza nostra e quella di altri, spinti sempre più dalla nostra curiosità del sapere, del conoscere e del fare. Il secondo tempo è il presente del presente ossia le intuizioni e la percezione di quello che avvertiamo al momento con tutta la passione, l’amore ed altro sentimento. Il terzo periodo è il presente del futuro che potrebbe essere l’attesa, non fine a se stessa, ma come ricca di sogni, di aspettative per il bene non solo di se stesso ma anche della intera umanità da non confondere sulla definizione della “umanità” riportata nella pagina della cultura di questo blog che, comunque, consiglio di leggere. Questi tre tempi ampliati concettualmente e filosoficamente da S. Agostino nelle sue “Confessioni” sono stai ripresi più volte anche dal punto di vista storiografico, ma anche lo stesso Leibniz ebbe a dire “che il presente è carico del passato e gravido dell’avvenire” all’interno di un avvenire dominato da una assoluta continuità. Oggi, oltre ad una dietrologia relativa a tanti fatti e misfatti succedutesi in regime molto oligarchico, se non, a volte, di una sola persona, vengono in mente, per rimanere nella storia contemporanea, i misfatti compiuti da Stalin, da Hitler, da Mao; quelli di tanti altri personaggi storici, di personaggi importanti anche politici (negli ultimi anni in Italia ne abbiamo visto e ne vediamo delle belle), ma anche di gente comune meno nota. Tutta “brava gente” (si fa per dire), che servendosi delle purghe ha dato un certo corso alla storia o più semplicemente alla vita delle persone. Le purghe intese, appunto, come epurazione. 
Il termine, dunque, indica due concetti diversi e lo si deve a un fatto storico. Il Vescovo di Tessalonica, Certusio, scrisse una lunghissima pastorale nella quale ordinava ai religiosi di purgarsi, cioè di purificare la loro anima con digiuni, penitenze e preghiere. Il Priore del Convento del Monte Tofa, un cessaiuolo semianalfabeta, convertitosi in tarda età, di tutta la pastorale riuscì a capire solo purgare e, non capendo il resto, interpretò la cosa secondo l'esperienza del suo antico mestiere: distribuì ai monaci un’abbondante quantità di olio di ricino, intimando loro di ingurgitarlo all'istante. Il Convento, purtroppo, disponeva di un solo servizio igienico, e così i monaci, in difficoltà, invasero ogni dove. Dal Convento si sollevò un infernale olezzo, che scese a valle e investì con violenza la città di Tessalonica. Questo equivoco fece sì che da allora i termini purgare, purga, purgativo, purgante etc. assumessero un doppio significato, “teologico” ed “espulsivo”, “liberarsi di qualcuno”. Ovviamente, ogni riferimento ad accadimenti o a persone è del tutto casuale, con l’auspicio che non si faccia confusione tra i diversi significati.














01 luglio 2016

Nel silenzio ufficiale il compleanno dell’ANSE

di Prospero Figundio

Negli ultimi tempi, ci siamo astenuti di proposito dal parlare direttamente dell’ANSE per non tediare i tanti lettori del blog non iscritti all’Associazione, per nulla interessati alle sue vicende.
Non possiamo, però, non occuparci della ricorrenza del venticinquesimo anniversario dalla costituzione dell’Associazione, passata nel più assoluto silenzio ufficiale. L’atto di nascita dell’ANSE risale, infatti, al 21 giugno 1991, data in cui fu sottoscritto in Roma, davanti al Notaio Giovanni Pocaterra.
Ebbene, a parte il preannuncio della cerimonia celebrativa prevista in ottobre, chi aveva l’onere e l’onore di ricordarne la data, non ha ritenuto di dover fare qualcosa per condividere con tutti i soci e con gli altri portatori di interessi la legittima soddisfazione per l'importante traguardo raggiunto .
Dare risonanza alla ricorrenza, oltre che un atto doveroso, era anche occasione propizia per cercare di riannodare un difficile dialogo con il corpo sociale, deluso e disaffezionato per la condotta totalmente rinunciataria adottata dall’ANSE su problemi ai quali gli iscritti erano e sono particolarmente interessati e perciò sensibili. Non ci riferiamo soltanto alla vertenza della riduzione tariffaria sull’energia elettrica, ma anche ad altri problemi di natura previdenziale da cui l’ANSE ha deciso di estraniarsi completamente. Ci fermiamo qui, in primo luogo perché il discorso diventerebbe molto lungo, e poi perché sarebbe comunque inutile, conoscendo le granitiche certezze sul modo di intendere e di gestire l’Associazione degli attuali reggitori dell’ANSE, peraltro impegnati a perseguire qualsiasi accenno di opposizione alla loro linea, fino ad adottare nei confronti di alcuni soci, ritenuti a loro giudizio “ribelli”, la massima sanzione statutaria: l’espulsione dall’Associazione.
La ricorrenza della costituzione dell’ANSE, quindi, non era evidentemente considerata tanto importante da consigliare di rievocarla almeno con qualche frase di circostanza o spiegazione, magari anche per porre l’accento sugli sforzi di coloro che contribuirono alla fondazione dell'odierna realtà associativa. L’unico timido segno è rappresentato da un’immagine pubblicata sul sito web, che vorrebbe assomigliare a un logo, composta dal numero 25, nel cui interno è stato incollato il “marchietto” Anse, 1991 - 2016. L’immagine, sbiadita e sfocata, piazzata sul sito in modo “asettico”, non stimola sentimenti o emozioni; al massimo la sfocatura evoca visivamente la distanza che separa l’ANSE dai suoi associati. Non vogliamo essere accusati di sparare sulla Croce Rossa e perciò ci limitiamo a dire che sussistevano le condizioni più favorevoli per trasmettere ai soci un messaggio più positivo, ma è mancata la volontà di coglierle.