A prescindere dal merito della questione e dai suoi
sviluppi, l’occasione ci offre lo spunto per alcune riflessioni su comportamenti
dell’Enel, che a volte appaiono poco rispettosi dell’etica e molto più attenti
al profitto. Per carità, non intendiamo affermare che tali comportamenti siano
illegittimi, tuttavia non sfugge a nessuno che essi, in taluni casi, non siano
perfettamente in linea con il codice etico che la stessa Enel si è data. A
parte gli aspetti giuridici, ovviamente.
Il riferimento al codice etico riporta alla
mente anche comportamenti riguardanti la riduzione tariffaria sull’energia elettrica
agli ex dipendenti e loro superstiti, unilateralmente soppressa dall’Enel con la
lettera indirizzata alle Organizzazioni Sindacali di categoria del 12 ottobre
2015, senza averne data preventiva comunicazione ai diretti interessati, i
quali sono stati ufficialmente informati solo dopo la firma dello pseudo
accordo sindacale del 27 novembre 2015. Infatti, l’Enel ha comunicato il
recesso con lettera datata 15 dicembre 2015, come se si trattasse di un fatto
scontato che gli interessati - secondo l’azienda - avrebbero potuto o dovuto già
conoscere per averlo letto sui giornali o, magari, sulla Gazzetta Ufficiale,
come dà ad intendere l’infelice incipit della stessa, grondante di ipocrisia: "Gentile Collega in pensione, come
probabilmente saprà, in data 31 dicembre 2015, cesserà l’agevolazione
tariffaria sulla Sua fornitura di energia elettrica”.
L’Enel, avendo omesso di preavvisare per tempo i fruitori della riduzione della
sua volontà di recedere dagli accordi vigenti in materia, ha causato, oltre tutto, un evidente danno agli interessati, i quali, nel “riprogrammare” la spesa per energia
elettrica (che tanto incide nei bilanci delle famiglie) in funzione dei
maggiori oneri da sostenere, avrebbero avuto la possibilità di ridurre per
tempo la potenza impegnata della propria fornitura, senza accollarsi i costi dell’operazione.
Costi che sono invece pretesi dall’Enel a partire dal 1° gennaio 2016.
Questo singolare modo dell’Enel di intendere e di gestire i
rapporti con gli ex dipendenti, disponendo dei loro diritti, ha fatto sorgere molte
serie riserve sulla sua correttezza dal punto di vista giuridico, tanto che molti di
essi hanno sollevato, con l’assistenza di diversi studi legali, la vertenza in
sede giudiziaria, con l’intento di ottenere giustizia dai Tribunali della
Repubblica. Quanto alla fedeltà dei descritti comportamenti al codice etico, cui
la stessa Enel dice di volersi attenere, il giudizio è implicito nei fatti: ci
sono sufficienti e validi motivi per vergognarsi. Ma la vergogna è un
sentimento che non si prova più, in una società ormai priva di scrupoli, dove malafede
e sopraffazione sono gli strumenti spesso preferiti per raggiungere i propri scopi.
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