A conclusione del mio post pubblicato su
questo blog il 29 settembre 2016, sotto il titolo “Se
l'esercizio del diritto di critica comporta l’espulsione dall’ANSE”, ponevo alcuni interrogativi, tra i quali
il seguente:
“È normale che per difendersi da accuse
infondate e infamanti occorre farsi assistere da un avvocato, e non basta
appellarsi all’Organo di garanzia statutaria (Collegio dei Probiviri), ma è
necessario procedere per via giudiziaria?”
A
questo quesito gli organi centrali dell’ANSE (Presidenza, Comitato direttivo e
Assemblea nazionale) non hanno mai dato una qualsivoglia risposta, perché
evidentemente ritengono che il loro comportamento sia adamantino e perciò
esente da qualsiasi censura, tanto da poter affrontare anche un procedimento
giudiziario, da cui sperano di uscire vittoriosi. Beati loro, vien da dire,
aggiungendo subito che una dirigenza più accorta e meno sprezzante, dovrebbe
sempre avvertire la responsabilità di saper gestire la vita associativa con
imparzialità e nel rispetto delle regole della democrazia. Purtroppo, i fatti
dimostrano il contrario.
Quanto
sia stata equilibrata ed imparziale la gestione dell’annosa vicenda della
Sezione Sicilia, che, tra l’altro, ha portato all’estromissione dall’Associazione
del sottoscritto e di un altro socio, è cosa nota ed è inutile tornarci sopra,
visto che ora dovrà occuparsene il giudice.
È spiacevole dover constatare che, a causa della presunzione senza limiti della sua dirigenza, prossima alla temerarietà, l’Associazione debba difendersi in un’aula di tribunale per aver adottato due provvedimenti di espulsione ingiusti e lesivi delle regole statutarie, oltre che contrari al comune buon senso.
È spiacevole dover constatare che, a causa della presunzione senza limiti della sua dirigenza, prossima alla temerarietà, l’Associazione debba difendersi in un’aula di tribunale per aver adottato due provvedimenti di espulsione ingiusti e lesivi delle regole statutarie, oltre che contrari al comune buon senso.
L’atto
di citazione per la revoca di detti provvedimenti è stato depositato al
Tribunale di Roma, presso cui è stata fissata la prima udienza del
procedimento per il prossimo 10 aprile 2017.
Giuseppe
D’Arrigo
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