di Pasquale Cutino
La letterina di Natale scritta da alcuni soci dell’Anse, in
risposta alla cartolina di auguri di Franco Pardini, suscita alcune riflessioni.
In primo luogo, richiama alla mente una
canzone in voga oltre cinquant’anni fa che, tra il serio e il canzonatorio, evidenziava
alcuni momenti di esaltazione dei capi. E’ opportuno precisare che all’autore
della cartolina vanno i miei più sinceri ringraziamenti per il gentile pensiero e gli
auguri per il nuovo anno. Avrei gradito che la stessa fosse inviata anche a
nome dell’Anse e non solo del suo rappresentante. La mia ironia, che può
sembrare esagerata, nasce dal fatto che assistiamo in continuazione, nella
gestione dell’Associazione, a diversi esempi di egocentrismo e dimentichiamo che
faticosamente si è arrivati a formulare lo statuto attuale dell’Anse, nato da
quello dell’Uglae, attraverso continui aggiustamenti e confronti tra le diverse
realtà regionali; ancora ora occorrerebbe continuare quest’azione di modifica al
fine di pervenire ad una struttura solidamente democratica, in grado di affrontare in maniera
coerente tutte le problematiche che pongono i soci e che nascono dall’esercizio
quotidiano della gestione dell’associazione. Quando osserviamo, invece, che gli
sforzi di tanti anni di lavoro vengono disattesi e interpretati in maniera da
evidenziare solo l’autoaffermazione di una sola persona, nasce in chi ha
seguito l’associazione fin dalle sue origini, una legittima reazione a questa
deriva.
Gli organi istituzionali previsti dallo statuto e dal regolamento
elettorale vanno onorati e non ignorati. Ad esempio nel verbale della riunione dei Probiviri del 16 Maggio 2014, in merito ad un quesito posto da
alcuni soci dell’Anse Campania relativo
all’applicazione corretta del regolamento elettorale, evidenziato dagli stessi
con la nota del 28 Aprile 2014, il Collegio ha ritenuto di non poter formulare alcuna
valutazione stante il silenzio normativo dei testi sociali, auspicando per la
soluzione del caso un’integrazione statutaria da parte degli organi associativi
a ciò deputati. Fino a questo momento non mi risulta esserci
stata alcuna iniziativa atta ad onorare l’invito rivolto dal Collegio dei
Probiviri. Questo comportamento da Ponzio Pilato ha fatto prevalere in sostanza
la tesi sostenuta da elementi che hanno adoperato un linguaggio scurrile
minaccioso e violento.
Debbo ritenere che tale comportamento sia una scelta voluta che
agevola chi non ha alcuna voglia di applicare i testi sociali e che l’aver
ridotto l’attività dell’Associazione, in alcune aree, solamente alla stipula di
convezioni e all’organizzazione di gitarelle, ci abbia completamente
allontanati dagli intenti istituzionali dell’Anse, a cui l’Enel dette, alla sua
nascita, tutto il suo appoggio materiale, ma soprattutto morale. Era compito di
coloro che si sono avvicendati nella conduzione dell’Anse, operare sempre in
autonomia ed in coerenza con questi intenti, senza alcuna necessità di legare
la struttura territoriale dell’ANSE a quella dell’Enel, perché le esigenze organizzative
dell’Associazione sono del tutto diverse da quelle dell’Enel. Sintetizzando: è
normale che la fine del monopolio abbia imposto all’Enel di modificare anche
radicalmente le strutture che la nostra generazione aveva contribuito a creare,
per adeguarle alla innovazione tecnologica e alle più pressanti esigenze dei
clienti; di contro non risponde ad alcun senso logico eliminare alcune
strutture territoriali ANSE, solo allo scopo di rendere la rete territoriale
dell’Associazione speculare a quella del’Enel.
Non occorre essere dei veggenti
per concludere che l’eliminazione di un consistente numero strutture
periferiche dalla rete Anse darà l’avvio ad un
progressivo e lento impoverimento dell’Associazione. Tutto il rispetto per come
si vuole ristrutturare l’Enel, ma occorre tener presente che gli obiettivi della
nostra Associazione sul territorio sono ben diversi da quelli dell’Enel.
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