02 gennaio 2017

Una ristrutturazione dell’Anse che non piace

di Pasquale Cutino

La letterina di Natale scritta da alcuni soci dell’Anse, in risposta alla cartolina di auguri di Franco Pardini, suscita alcune riflessioni. In primo luogo, richiama alla mente una canzone in voga oltre cinquant’anni fa che, tra il serio e il canzonatorio, evidenziava alcuni momenti di esaltazione dei capi. E’ opportuno precisare che all’autore della cartolina vanno i miei più sinceri  ringraziamenti per il gentile pensiero e gli auguri per il nuovo anno. Avrei gradito che la stessa fosse inviata anche a nome dell’Anse e non solo del suo rappresentante. La mia ironia, che può sembrare esagerata, nasce dal fatto che assistiamo in continuazione, nella gestione dell’Associazione, a diversi esempi di egocentrismo e dimentichiamo che faticosamente si è arrivati a formulare lo statuto attuale dell’Anse, nato da quello dell’Uglae, attraverso continui aggiustamenti e confronti tra le diverse realtà regionali; ancora ora occorrerebbe continuare quest’azione di modifica al fine di pervenire ad una struttura solidamente  democratica, in grado di affrontare in maniera coerente tutte le problematiche che pongono i soci e che nascono dall’esercizio quotidiano della gestione dell’associazione. Quando osserviamo, invece, che gli sforzi di tanti anni di lavoro vengono disattesi e interpretati in maniera da evidenziare solo l’autoaffermazione di una sola persona, nasce in chi ha seguito l’associazione fin dalle sue origini, una legittima reazione a questa deriva. 
Gli organi istituzionali previsti dallo statuto e dal regolamento elettorale vanno onorati e non ignorati. Ad esempio nel verbale della riunione dei Probiviri del 16 Maggio 2014, in merito ad un quesito posto da alcuni soci dell’Anse Campania  relativo all’applicazione corretta del regolamento elettorale, evidenziato dagli stessi con la nota del 28 Aprile 2014, il Collegio ha ritenuto di non poter formulare alcuna valutazione stante il silenzio normativo dei testi sociali, auspicando per la soluzione del caso un’integrazione statutaria da parte degli organi associativi a ciò deputati. Fino a questo momento non mi risulta esserci stata alcuna iniziativa atta ad onorare l’invito rivolto dal Collegio dei Probiviri. Questo comportamento da Ponzio Pilato ha fatto prevalere in sostanza la tesi sostenuta da elementi che hanno adoperato un linguaggio scurrile minaccioso e violento.
Debbo ritenere che tale comportamento sia una scelta voluta che agevola chi non ha alcuna voglia di applicare i testi sociali e che l’aver ridotto l’attività dell’Associazione, in alcune aree, solamente alla stipula di convezioni e all’organizzazione di gitarelle, ci abbia completamente allontanati dagli intenti istituzionali dell’Anse, a cui l’Enel dette, alla sua nascita, tutto il suo appoggio materiale, ma soprattutto morale. Era compito di coloro che si sono avvicendati nella conduzione dell’Anse, operare sempre in autonomia ed in coerenza con questi intenti, senza alcuna necessità di legare la struttura territoriale dell’ANSE a quella dell’Enel, perché le esigenze organizzative dell’Associazione sono del tutto diverse da quelle dell’Enel. Sintetizzando: è normale che la fine del monopolio abbia imposto all’Enel di modificare anche radicalmente le strutture che la nostra generazione aveva contribuito a creare, per adeguarle alla innovazione tecnologica e alle più pressanti esigenze dei clienti; di contro non risponde ad alcun senso logico eliminare alcune strutture territoriali ANSE, solo allo scopo di rendere la rete territoriale dell’Associazione speculare a quella del’Enel. 
Non occorre essere dei veggenti per concludere che l’eliminazione di un consistente numero strutture periferiche dalla rete Anse darà l’avvio ad un progressivo e lento impoverimento dell’Associazione. Tutto il rispetto per come si vuole ristrutturare l’Enel, ma occorre tener presente che gli obiettivi della nostra Associazione sul territorio sono ben diversi da quelli dell’Enel.          


       

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