di Prospero Figundio
Nella serata del 15 corrente, il
Consiglio dei Ministri ha approvato la legge di Stabilità per il 2015, che
prevede misure finanziarie riguardanti entrate e uscite per complessivi 36
miliardi di euro.
Sulla base
delle informazioni diffuse subito dopo l’approvazione del disegno di legge, riepiloghiamo
le scelte operate dal governo, limitandoci a quelle che interessano più
direttamente il lavoro dipendente, le pensioni, le famiglie in generale e le
imprese.
Trattamento di fine rapporto
Via libera al trattamento di fine
rapporto di lavoro in busta paga per i lavoratori dipendenti del settore
privato, i quali potranno chiedere la corresponsione dell’importo maturato a
tale titolo nell’anno precedente. Il provvedimento è applicabile, in via
sperimentale - per tre anni, dal 2015 al
2018 - su adesione volontaria da parte dei lavoratori interessati. Si tratta di
una sorta di un’ulteriore mensilità aggiuntiva, di cui potrà beneficiare anche
chi aderisce a fondi di previdenza integrativa. È soggetta però a tassazione
ordinaria e non separata, come normalmente avviene per il Tfr. La misura riguarda il Tfr maturato dall’anno
in corso e non quello maturato in passato.
Bonus 80 euro
È confermato il bonus Irpef di 80
euro mensili per i lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito annuo
lordo fino a 26.000 euro. Il beneficio, già previsto nel decreto governativo precedente
per il solo anno 2014 a favore dei lavoratori dipendenti con un reddito annuo
lordo compreso tra gli 8.000 e i 24.000 euro, viene ora stabilizzato diventando una
detrazione .
In quest’ambito sono previste anche
agevolazioni fiscali a famiglie per il sostegno di figli fino al terzo anno di
età.
Fondi pensione
È previsto un aumento della
tassazione Irpef sui rendimenti dei fondi pensione, tra i quali rientrano anche i fondi di previdenza
integrativa, dall’attuale 11,5% al 20%.
Ristrutturazioni edilizie
Le detrazioni per il recupero
edilizio delle abitazioni e quelle per il risparmio energetico sono state
prorogate di un altro anno nelle misure massime attualmente previste,
rispettivamente del 50% e del 65%.
Sgravi contributivi alle imprese per nuove assunzioni
Le imprese che assumeranno lavoratori
dipendenti con contratto a tempo indeterminato non pagheranno i contributi di
legge per i successivi tre anni. La misura intende favorire l’occupazione
esentando sia le imprese e sia i lavoratori neo assunti dal pagamento dei
contributi previdenziali, alla cui copertura provvederà lo Stato.
Taglio IRAP
Per le imprese è prevista inoltre la
riduzione della tassa regionale sulle attività produttive (IRAP) per la parte concernente
la componente lavoro. Il beneficio comporta una riduzione della pressione
fiscale per le imprese per un importo corrispondente all’esclusione dalla base
imponibile del costo del lavoro. La misura riguarda anche le nuove assunzioni.
Il commento
Per
chiudere, qualche breve commento focalizzato sugli aspetti più discutibili o
meno positivi, suggeriti dalla prima lettura del disegno di legge che ora dovrà
essere sottoposto al vaglio del Parlamento.
Non possiamo
passare sotto silenzio la preoccupazione che alla significativa riduzione della
pressione fiscale finalizzata a favorire l’occupazione, possa corrispondere un
aumento della tassazione a livello locale, giacché il provvedimento prevede a
carico di Regioni e Comuni tagli consistenti dei trasferimenti statali, in conseguenza
della revisione della spesa pubblica. La preoccupazione dei cittadini è
legittimata dai poco confortanti comportamenti precedenti degli Enti suddetti,
sempre pronti a compensare i tagli con aumenti di tasse e balzelli. Speriamo comunque
che resti solo una preoccupazione, ma spesso a pensar male….
Un altro
aspetto negativo del provvedimento riguarda l’aumento della tassazione dei rendimenti sui
fondi di previdenza integrativa. La penalizzazione arriva dopo pochi anni dall’istituzione
dei fondi, la cui funzione fondamentale è quella di costituire una stampella economica
per i futuri pensionati che riceveranno magri assegni pensionistici dalla previdenza
obbligatoria, sia per effetto del passaggio metodo contributivo per il calcolo
della pensione e sia per effetto di buste paga magre o di periodi
di mancata contribuzione dovuti a interruzioni dei rapporti di lavoro. Salvo
futuri provvedimenti dello Stato atti a migliorare le pensioni, il futuro che
si prospetta in campo previdenziale è piuttosto buio.
E per
rimanere nel tema, terminiamo esprimendo l’ennesima delusione nei confronti del
Governo per la mancata estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati. Eppure
dell’ipotesi di estendere il beneficio anche a questa categoria di cittadini ne
avevano parlato insistentemente i giornali non solo, ma anche autorevoli
esponenti governativi, a cominciare dal Premier. È il caso di dire, parafrasando
un vecchio detto, che tra il dichiarare e il fare c’è sempre di mezzo il mare.
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