07 ottobre 2014

Il nuovo corso dell'ANSE dopo il Congresso

di Prospero Figundio

Una riflessione sui cambiamenti intervenuti nell’ANSE è più che mai opportuna, ora che è stata archiviata la fase congressuale.
È trascorso un tempo sufficiente per valutare con pacatezza, e forse anche con un minimo di obiettività (se non altro meno influenzata da interessi elettorali), la portata della svolta impressa all’Associazione.
Parto dal risultato delle votazioni congressuali per l’elezione delle cariche nazionali. 
L’obiettivo perseguito dal Presidente Pardini di sbarrare l’accesso agli organi nazionali a coloro che nello scorso mandato avevano cercato di difendere l’impostazione democratica della gestione dell’Associazione è stato conseguito in pieno, grazie ad un’alleanza tra alcune Sezioni, che hanno acriticamente condiviso il suo disegno, nel convincimento (erroneo) che l’accentuazione dell’impostazione presidenziale della gestione possa tornare utile all’Associazione. Il tempo certificherà quanto questa impostazione gioverà all’Associazione o la danneggerà.
Allo stato vi è una sola certezza: in qualsiasi comunità associativa la riduzione degli spazi di democrazia e di partecipazione rappresenta un fattore negativo assoluto. Perciò, chi ha l’incarico di governare collegialmente la comunità, nel rispetto del suddetto principio, deve dimostrarsi capace di tenere unita la comunità associativa, contemperando le proprie idee con quelle degli altri membri eletti, senza frapporre ostacoli di natura soggettiva alla partecipazione, quali sentimenti e atteggiamenti individualistici. Un comportamento diverso genera disaffezione in chi è già socio e non ne attrae di nuovi.

In ogni caso, il disegno, presentato come esigenza di costituire una squadra di governo dell’ANSE più coesa (un eufemismo per dire più filo presidenziale), ha ottenuto dal Congresso i consensi necessari, e non poteva immaginarsi un risultato diverso, considerati lo schieramento in campo e gli sforzi compiuti dal Presidente per conseguire il risultato. Una significativa minoranza del Congresso, però, ha rifiutato di identificarsi nel nascente nuovo corso, votando a favore dei candidati che lo avevano apertamente avversato. Se poi si aggiungono le schede bianche (8 su 69 votanti) riscontrate nell’elezione del Presidente, in una votazione con un solo candidato, il malessere latente nell’Associazione è un dato di fatto.  
La squadra di governo risultata eletta è dunque quella voluta dal Presidente, che gli consente di gestire l’ANSE secondo il suo personale modo di concepire il funzionamento della comunità associativa.
Quanto questa squadra sia rappresentativa dell’intero territorio e del corpo sociale è un aspetto di importanza fondamentale che un osservatore attento non può ignorare.  
Una semplice verifica si può fare esaminando la composizione del Comitato Direttivo nazionale, che è l’Organo esecutivo di governo dell’Associazione, con riferimento alla provenienza territoriale dei suoi nove membri attualmente in carica. Manca dal computo il decimo componente, il Segretario, non ancora individuato dalla Presidenza nazionale, nonostante siano trascorsi quasi quattro mesi dalla chiusura del Congresso! 
Emerge un dato davvero singolare: la loro provenienza si concentra quasi totalmente in alcune Sezioni del centro-nord del Paese (con l’eccezione della Puglia), in particolare nelle Sezioni della Toscana e del Lazio. È toscano, ancorché romano per motivi di lavoro, il Presidente nazionale; come è toscano il Vice Presidente vicario e, tanto per non andare lontano, sono romani l’altro Vice Presidente e uno dei Membri del Comitato.  Dei restanti cinque membri, due sono della Sezione Lombardia, due della Sezione Piemonte Valle d’Aosta e (finalmente) uno proviene da una Sezione del sud, la Puglia.
Per completare l’occupazione dell’ANSE (legalmente, s’intende), il gruppo vincitore del Congresso, si è attribuita anche la Presidenza del Collegio dei Probiviri. Infatti, nella riunione dell’organismo svoltasi il 4 settembre scorso, è stato riconfermato, pur con una risicata maggioranza (3 contro 2), il Presidente uscente, pure lui toscano, tanto per infoltire la rappresentanza della Sezione Toscana nei vertici nazionali, evidentemente ritenuta numericamente insufficiente.

Merita qualche riflessione anche il grado di rappresentatività del Comitato Direttivo nazionale rispetto alla composizione del corpo sociale. Osservo che ben cinque dei suoi sette membri elettivi sono ex dirigenti Enel e tre di essi occupano i tre posti di vertice dell’Associazione (Presidente e due Vice Presidenti). Se poi la visuale si allarga all’intero organismo, ricomprendendovi anche i membri non elettivi (Tesoriere e Presidente del Collegio dei Revisori), il rapporto passa a sette ex dirigenti su nove membri in carica.  
La concentrazione di ex dirigenti tra i titolari di cariche nazionali è ascrivibile forse alle loro capacità e alla loro sensibilità sociale, ritenute dagli elettori più elevate che in tutti gli altri soci,  oppure ad altri motivi. Tuttavia è evidente lo squilibrio con gli ex dirigenti che occupano la quasi totalità dei posti di comando dell’Associazione, pur rappresentando una percentuale infima (da prefisso telefonico di rete fissa) dell’intero corpo sociale, che, ricordiamolo, è composto di circa 24.000 iscritti, in  massima parte impiegati ed operai Enel, in servizio o in pensione, superstiti e familiari. Il fatto che la stragrande maggioranza dei soci di estrazione lavorativa diversa da quella dirigenziale non abbia una rappresentanza adeguata negli Organi dell’Associazione è un dato inconfutabile. Come è altrettanto inconfutabile la particolare predilezione mostrata degli ex dirigenti verso le cariche di vertice dell’ANSE (nazionali e regionali), mentre stranamente non manifestano uguale interesse ad impegnarsi nelle cariche delle unità di base (Nuclei).

E che dire del rinnovamento del Comitato Direttivo nazionale presentato dal Presidente (rif. Notiziario ANSE n. 2/2013) come uno degli aspetti qualificanti del recente Congresso? 
Premetto che non attribuisco particolare rilevanza all’argomento, perché, a prescindere dalle persone, considero prevalente su ogni altra cosa il rinnovamento delle idee; ma tanto per seguire il ragionamento presidenziale riferito alle persone, rilevo che il rinnovamento va visto nelle sue reali dimensioni, altrimenti si offende l’intelligenza dei lettori. Infatti, si può parlare di rinnovamento vero solo nel caso in cui nell’organismo avviene un ricambio di persone; se invece le persone restano le stesse cambiando solo carica, l’enfatizzato rinnovamento si riduce a un fenomeno di modesto rilievo. Ognuno può raccontarla come vuole, ma i dati oggettivi contano più delle opinioni ed offrono un quadro veritiero della situazione: nel Comitato Direttivo nazionale cinque dei nove membri presi in considerazione hanno già al loro attivo presenze nei precedenti Organi centrali dell’Associazione, a prescindere dalla carica rivestita.  Per alcuni di essi la presenza dura da oltre tre lustri.

In fin dei conti, piaccia o no, il nuovo corso dell’ANSE post Congresso assomiglia tanto a una situazione di stampo medievale, quando c’erano le Signorie e le caste dominanti.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo è il ragionamento di chi ha perso le elezioni. Si tratterebbe di un’obiezione pretestuosa e meschina per eludere l’argomento, perché chi rispetta la democrazia - e il sottoscritto e i suoi amici sono sicuramente tra questi - rispettano anche i verdetti, anche quando l’esito, come nel nostro caso, è già scontato in partenza, in conseguenza della situazione ambientale voluta dal Presidente e dal suo schieramento.
Non mi ritengo uno sconfitto, ma anche se, per mera ipotesi, il mio fosse davvero il ragionamento dello sconfitto, cambierebbe qualcosa nei fatti evidenziati? La risposta è no.

Fatti - sottolineo - e non opinioni, sui quali chiunque abbia a cuore le sorti dell’Associazione dovrebbe porsi qualche interrogativo. 


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