I componenti degli organi nazionali ANSE
sono stati convocati il 4 e 5 marzo, a Casalecchio di Reno, per partecipare a un altro
seminario formativo. Il seminario - come riportato nella lettera di invito - “animato” dal “qualificato esperto formatore…ben
conosciuto” dai convocati, era “finalizzato
ad una riflessione sulle evoluzioni di ruolo funzionali al miglioramento della
gestione ed allo sviluppo della nostra Associazione”.
Sembra che Casalecchio sia divenuta la
sede di una sorta di scuola per i quadri dell’ANSE, come lo era una volta
Frattocchie, la frazione del Comune di Marino nei pressi di Roma, che dette il
nome alla meglio conosciuta Scuola delle Frattocchie per la formazione dei quadri
di un noto partito politico. Beninteso, la nostra è soltanto
un’esemplificazione e nient’altro.
Come soci ANSE, siamo interessati,
invece, a manifestare le nostre perplessità sull’impostazione di tali seminari formativi
e sui benefici che ne possono trarre l’ANSE e i partecipanti (Membri del
Comitato direttivo nazionale e Presidenti delle Sezioni regionali). È arcinoto che si
tratta di persone chiamate per elezione (o, in qualche caso, per designazione)
a ricoprire cariche nell’Associazione, avendo scelto volontariamente di
dedicare una parte del loro tempo ad attività in campo sociale. Sono quindi soggetti
molto motivati e, per giunta, portatori di una lunga esperienza professionale e
di vita.
È abbastanza chiaro che l’organizzazione di seminari
o incontri di tal genere è perfettamente funzionale all’idea (non condivisibile) di
associazione gestita come se fosse un'azienda, cui il Presidente attuale dimostra con il suo modo di agire di essere molto
affezionato. Sussistono invece
fortissimi e seri dubbi che i titolari delle cariche suddette abbiano un reale bisogno di incontri o seminari, con tanto di psicologo formatore, per
occuparsi di argomenti altisonanti quanto fumosi (a conferma, basta rileggere
quello dell’ultimo incontro riportato in apertura).
Sono persone competenti e formate da una
lunga militanza in ANSE, in grado di esercitare il ruolo di volontario e di
svolgere i compiti richiesti dalla carica ricoperta, perché abituate ad operare nell'ambito di organizzazioni, e sono oltretutto dotate di un’elevata sensibilità ai
problemi sociali, che ne affina le loro capacità. Perciò sarebbe più appropriato
e produttivo ipotizzare per loro - che costituiscono la cerniera tra i soci e l'azione dell’Associazione - un processo permanente di “autoformazione”, sviluppato all'interno degli organi collegiali, che tragga gli stimoli da una partecipazione
effettiva allo studio e alla realizzazione di iniziative a respiro nazionale finalizzate
a risolvere i problemi dei soci. Valorizzare il ruolo dei quadri facendo funzionare effettivamente gli organi statutari, sarebbe
un modo virtuoso per innescare e alimentare un processo formativo capace
di contribuire davvero allo sviluppo dell’Associazione.
A che serve, dunque, seguire la
linea scelta dal vertice dell’ANSE? Cui prodest? (a chi giova?).
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