29 settembre 2015

L’ANSE e la trasparenza


Mantenere vivo nel tempo il rapporto fiduciario con la collettività di riferimento, che è destinataria dei servizi prestati e da cui provengono i fondi ricevuti e il lavoro volontario, è un dovere primario di qualsiasi associazione.  Per far fronte a ciò l’associazione interessata deve rispondere con una politica di sincera comunicazione, idonea a rappresentare in dettaglio le fonti di finanziamento e il grado dei servizi prodotti. Ovviamente, lo strumento principe di tale politica è il bilancio annuale, la cui pubblicazione a beneficio di tutti i portatori di interesse rappresenta il doveroso atto conclusivo.
Questa buona pratica in passato osservata dall’ANSE, sembra ora essere stata abbandonata dall'attuale gruppo dirigente dell’Associazione, non sappiamo se per colpevole dimenticanza o per “allergia” alla trasparenza. Infatti, fino ad oggi, il bilancio sociale consolidato del decorso anno 2014, benché siano trascorsi quasi quattro mesi dalla sua approvazione da parte dell’Assemblea nazionale dell’Associazione (6 giugno 2015), non è stato pubblicato integralmente sul sito internet, sul quale si può consultare o scaricare ancora quello del 2013. Il bilancio 2014, invece, è rimasto un documento riservato agli “addetti ai lavori”, mentre tutti gli altri si sono dovuti accontentare della notizia dell’avvenuta approvazione e di pochi dati sintetici pubblicati sul numero 2/2015 del Notiziario ANSE.  
La mancata pubblicazione del documento, comunque si metta, non trova alcuna giustificazione, anzi è la chiara dimostrazione della scarsissima considerazione del gruppo dirigente nazionale verso quel rapporto fiduciario richiamato in apertura - che l’Associazione dovrebbe intrattenere con la propria comunità - tant’è che anche le lamentele espresse da qualche responsabile a livello locale sono cadute nel vuoto. È soprattutto sommamente incoerente con il Codice etico dell’Enel, cui anche l’ANSE dovrebbe sempre ispirarsi, giacché dall’azienda riceve un più che significativo sostegno.  





21 settembre 2015

Pensioni: l’accanimento di Boeri

di Pasquale Cutino


Il Presidente dell’Inps, da quando si è insediato al vertice dell’istituto, ha messo in atto una strategia di discredito nei confronti dei pensionati di tutti i livelli che avendo versato nel periodo lavorativo sostanziali contributi alla previdenza, hanno poi usufruito delle leggi in vigore in quel momento. Leggi che da oltre venti anni hanno subito continue modifiche sempre più sfavorevoli. Non ultima la riforma Fornero che, tra i tanti squilibri creati nel sistema pensionistico, ha sottoposto i pensionati, provenienti dai fondi speciali a una tassazione per cinque anni, definita contributo di solidarietà. L’importo viene determinato, applicando le aliquote previste dalla legge, che varia in relazione al periodo di iscrizione precedente il decreto di armonizzazione (legge 335/95) per la quota di pensione maturata entro il 31 dicembre 1995. Se si ritiene giusto che si paghi un contributo di solidarietà per aiutare le finanze dello Stato, lo è ancor di più farlo pagare anche a quelli che percepiscono un’indennità con connesso vitalizio, senza aver versato adeguati contributi. Invece, si ritiene (e non poteva essere diversamente) che la natura del vitalizio, pur avendo carattere previdenziale, non sia una pensione, ma una garanzia assicurativa che sfugge a tutte le leggi emanate, tese a comprimere l’importo delle pensioni dei comuni mortali.  In merito al vitalizio dei parlamentari, Boeri ha ricevuto una dura risposta dal Presidente dell’associazione degli ex parlamentari il quale gli ha ricordato, tra l’altro, che l’indennità parlamentare e i vitalizi non sono materia di sua competenza: in tal modo hanno chiuso ogni azione in merito. Non si è conclusa invece l’attenzione verso quei pensionati (non ex parlamentari) che, pur appartenendo ad associazioni che dovrebbero tutelare  e difendere il loro “status” attraverso un dialogo tra generazioni, nulla di concreto dicono. Non si spiega all’opinione pubblica, attraverso  i normali canali d’informazione, come stanno realmente le cose e non si invita Boeri a una maggiore responsabilità e moderazione intorno a un problema di cui i pensionati non sono affatto responsabili. Essi hanno dalla loro parte solo le leggi costituzionali, le quali hanno dato alla magistratura lo strumento che ha permesso l’annullamento del blocco per due anni della perequazione delle pensioni. Anche se poi nell’applicazione, la legge non è stata uguale per tutti, ma è stato pur sempre un segnale forte per chi, con nostalgia di un passato non troppo remoto, costruisce leggi non costituzionali pur di tosare solo i pensionati. La relazione annuale del Presidente dell’Inps è una diagnosi delle precarie condizioni economiche del Paese, il cui debito pubblico, essendo ai massimi storici impone un radicale miglioramento della capacità del nostro sistema di protezione sociale per raggiungere i cittadini più bisognosi. Non è corretto far credere all’opinione pubblica che i pensionati di oggi, specialmente  quelli che hanno lavorato per più di quarant’anni in aziende pubbliche o private, siano beneficiari di chi sa quali privilegi, creando in tal modo pericolosi conflitti tra generazioni. La relazione letta in Parlamento non accenna minimamente al problema delle evasioni fiscali  che è il vero nodo da sciogliere. Alleggerire le spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei datori di lavoro, del fardello fiscale, aiuterebbe la ripresa dell’economia a patto però che non se ne parli solo in prossimità di elezioni per attirare voti, ma che divenga un impegno primario e permanente. Solo in questo modo si eviterebbe di fare cassa pensando sempre ai soliti noti. 



15 settembre 2015

Punture di spillo. Informazione e realismo


Quanti sono gli iscritti all’ANSE con disponibilità in contanti superiori a 100.000 € sul conto corrente o in un conto deposito? Evidentemente Anse nazionale ritiene che siamo moltissimi, tanto è vero che la sua prima preoccupazione è stata quella di informarli dettagliatamente che, dal 2016, potrebbero essere chiamati a rispondere in solido con i loro risparmi in caso di crisi della banca o dell’impresa d’investimento. Il Foglio Informativo ANSE n. 12/2015, in cui, tra l’altro, l’argomento è trattato con linguaggio sapiente, rappresenta un chiaro esempio di informazione fatta senza tener conto della realtà, che - ahimè - è ben diversa da quella immaginata!