di Stefano Di Vincenzo
E la mano dei Probi(viri) ha colpito con fermezza e rigore
nel nome della trasparenza, dell’obiettività, della giustizia e dell’applicazione delle norme statutarie
(tanto per dire), non avendo sentito le ragioni che uno studio Legale aveva fatto
presente e giuridicamente dimostrato, appellando l’ingiusto provvedimento di espulsione inflitto
a due Soci siciliani.
Siamo alle solite, tutto era stato detto e scritto prima
ancora di avere inizio. Dopo mesi e mesi di batti e ribatti, finalmente è stato
tutto risolto secondo la locuzione latina “pro domo mea” ed è venuta la
condanna definitiva. La mia lealtà ed
onestà intellettuale mi impongono di dire, come già in altri casi ho avuto
occasione di manifestare apertamente,
che anche su questa condanna ho seri dubbi. Abbiamo due soci ANSE in
meno. Ma che cosa sono due Soci che insieme ad altri hanno avuto il coraggio, non la tracotanza,
di opporsi e di far valere la propria indipendenza, libertà in nome
della sovranità del diritto, della dignità personale, della democrazia e delle
norme che regolano la vita dei Soci ANSE?
Potrebbe darsi che tutto si sia concluso, ma chissà se gli assetti sono ancora da definire. Il tempo forse ci farà ricredere.
C’è un detto che dice…..sino a quando la guerra non è finita nessuno può
dichiarare di avere vinto; l’avere perso una battaglia non pregiudica l’esito
dell’intera vicenda. Pensiamoci un po’.
I due Soci si sentono offesi, ma con loro ci sono tantissimi
altri Soci che già prima, quale segno premonitore, hanno espresso loro solidarietà morale e non
solo. Ne vedremo delle belle. Tra un mese ci sarà la grande festa per il 25°
anniversario della nascita dell’ANSE e ci presenteremo dinanzi all’ENEL con la
bella medaglia al petto per aver cacciato due soci che hanno dedicato all’ANSE
molte delle loro energie e del loro impegno. È il primo caso che si verifica
nella storia di circa 50 anni di vita associativa, totalizzati non solo
dall’ANSE, ma anche dall’ANPE e dall’UGLAE che l’hanno preceduta e che insieme
l’hanno generata nel 1991. Forse si
poteva risolvere la situazione evitando la soluzione traumatica, ma di uomini
benpensanti, capaci di saper gestire con equilibrio situazioni associative
difficili, ce ne sono pochi. Personalmente esprimo tutta la mia solidarietà e
la mia vicinanza agli amici interessati
coinvolti in questa non piacevole vicenda.
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