26 gennaio 2016

ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI PALERMO SUL BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE DELLE PENSIONI

Il Tribunale di Palermo, con ordinanza del 22 gennaio 2016, ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del comma 25 dell’art. 24 del decreto legge n. 201/2011, convertito nella Legge 214/2011, come recentemente modificato dal decreto legge n. 65/2015 convertito nella legge n. 109/2015, nella parte in cui prevede che per i pensionati, titolari di trattamento pari o inferiore a cinque volte il minimo Inps, sia riconosciuta la rivalutazione nella misura solo del 20%.
La citata ordinanza, con la quale il Tribunale di Palermo ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale è stata emessa nel corso del procedimento promosso da CIDA e dalle proprie Federazioni, per conto di un proprio iscritto.

La decisione accoglie in pieno le contestazioni di dubbia costituzionalità mosse al decreto 65/2015, convertito nella legge 109/2015, emanato dal Governo attualmente in carica subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015, che dichiarò incostituzionale il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni  2012 e 2013. 
Afferma, infatti, il Tribunale di Palermo che: “la rivalutazione (riconosciuta dalla legge 109/2015, n.d.r.) è talmente modesta da indurre a ritenere che anche la nuova normativa mantenga un contrasto con i principi dettati dalla Costituzione e con l’interpretazione che degli stessi ha fornito la Corte Costituzionale nelle sentenze ut supra citate.”

Ordinanza Tribunale di Palermo - Apri

10 gennaio 2016

Tutela dell’anziano, quante chiacchiere


“Incontro tra Enel ed Anse: passato, presente e futuro”. Con questo titolo il Notiziario Anse n. 3/2015 riporta il resoconto dell’incontro tra una Delegazione dell’Enel e i rappresentanti dell’ANSE a livello nazionale e regionale, avvenuto il 26 giugno del 2015. Lo stesso resoconto si premura di far sapere ai lettori che (riportiamo testualmente): “…Enel ed Anse si sono incontrati a Roma allo scopo di attualizzare reciproche conoscenze e rinsaldando i legami: un’Azienda proiettata al futuro che continua a valorizzare il proprio passato e le donne e gli uomini che hanno lavorato nelle Aziende Elettriche private, nell’Ente di Stato e nella nuova S.p.A.”.
Non per dissacrare il testo e il titolo dell’articolo in questione, ma, alla luce di quanto accaduto, sembra di stare su “Scherzi a parte”.

Poche semplici riflessioni. È verosimile che a fine giugno Enel stesse già preparandosi ad attuare la decisione di sopprimere l’agevolazione tariffaria agli ex dipendenti, ma i suoi rappresentanti all’incontro con l’ANSE evitano accuratamente qualsiasi accenno al progetto in cantiere. Di qui la domanda: ma Enel e ANSE non avevano organizzato – riteniamo di comune accordo - l’incontro con lo scopo di attualizzare le reciproche conoscenze? Il misterioso silenzio osservato sull'argomento, nonostante alcune voci di corridoio, si spiega solo con l'intenzione di voler servire a freddo la polpetta avvelenata (in senso metaforico) in corso di preparazione.
In effetti, il 12 ottobre successivo, le voci di corridoio si materializzano con l’arrivo della disdetta dell’Enel, che fa esplodere l’ira e la legittima reazione degli ex dipendenti. Chi non si scompone di fronte alla grave lesione dei diritti (che peraltro mina alla base uno dei principi fondanti dell’ANSE, lo “spirito di appartenenza”) è il Presidente nazionale dell’Associazione, il quale sceglie di non esprimere alcuna posizione – anche cauta – in difesa della quasi totalità degli iscritti che egli rappresenta. Non solo, ma il sagace Presidente, assecondato evidentemente dal Comitato direttivo nazionale, dimentica anche che l’ordinamento dell’Associazione si basa sulla democrazia e omette di investire della questione l’Assemblea nazionale, massimo Organo deliberante dell’Associazione (dopo il Congresso), nonostante la straordinarietà e la delicatezza della situazione. In casi di tale rilevanza, il passaggio è obbligatorio, oltre che opportuno. La valutazione e la gestione collegiale della vicenda non ne avrebbero cambiato l’esito, ma avrebbero avuto, se non altro, 
effetto sul suo corso, manifestando la vicinanza dell’Associazione agli iscritti e contribuendo probabilmente a svelenire il clima.

In definitiva, quanto accaduto in occasione di questa ed altre vicende di estrema importanza per gli interessi dei soci, mette a nudo un aspetto inconfutabile: la completa rinuncia dell’Associazione ad esercitare il suo ruolo. Lo hanno rilevato pubblicamente, talvolta con durezza, anche diversi soci. Se ne saranno accorti i responsabili?






Nella pagina Documentazione sono pubblicati documenti normativi e riferimenti giurisprudenziali riguardanti la riduzione tariffaria sull'energia elettrica.


04 gennaio 2016

Abolizione dello sconto: un provvedimento illegale

di Pasquale Cutino -

La soppressione dello sconto sull’ energia elettrica, a danno degli ultimi beneficiari, merita qualche più attenta riflessione circa le modalità con cui è avvenuta e le persone che sono state colpite non tanto per il danno economico, ma soprattutto perché si è spezzato quel filo che idealmente li legava ancora all’azienda. Il mio dire forse risulterà incomprensibile a tutte quelle persone che oggi sono interessati prevalentemente ai problemi di natura economica, tralasciando quelli che appartengono ai sentimenti e alla storia di coloro che hanno vissuto per circa quarant’anni all’interno dell’ Azienda. Dai numerosi commenti dei lettori del blog “Anse fuori dal coro”, a fronte degli articoli pubblicati in merito alla soppressione del benefit, emerge un profondo rammarico per l’atteggiamento assunto dall’Enel che costringerà parecchi di noi a ricorrere ad azioni giudiziarie per la difesa di un diritto ampiamente consolidato nel tempo. E’ lo stesso atteggiamento autoritario e violento assunto dal governo a fronte del provvedimento sulla perequazione delle pensioni, che interessa tutti i pensionati, ove la delibera della Consulta, massimo organo di garanzia legislativa, viene aggirata con altro provvedimento sulla cui costituzionalità sono sorti dubbi molto seri, che hanno indotto molti pensionati ad intraprendere azioni legali per renderlo non operativo. 

Di fronte a tutti questi esempi, che si poggiano non sul diritto, ma sulla violenza del diritto, nessuna associazione che pretende di tutelare i pensionati ha speso una parola. I dirigenti centrali e periferici, con il loro silenzio, hanno fatto da sponda a istituzioni e persone che hanno violato le leggi fondamentali dello stato di diritto, dando una veste di credibilità ai provvedimenti presi. Neanche l'ANSE, di fronte a problemi così sentiti dai soci, ha avvertito il dovere di convocare l’Assemblea nazionale, massimo organo deliberante dell'Associazione (dopo il Congresso);  ma visto che il Comitato direttivo nazionale ha colpevolmente omesso di farlo, spettava ai componenti dell’Assemblea stessa chiederne la convocazione, avvalendosi dello Statuto, per valutarli collegialmente e per deliberare un atteggiamento condiviso. Invece, hanno scelto di non gestire le diverse situazioni, similmente al capitano e all’equipaggio che rinunciano a governare la loro nave in mezzo alla tempesta. 

L’Enel giustifica la sua decisione partendo dalla perdurante crisi economico-finanziaria dell’intero sistema produttivo che implica significative ripercussioni sui costi. Di conseguenza gli oneri derivanti dalle agevolazioni tariffarie, agli ex dipendenti e superstiti, assumono una tale valenza da non essere più sopportati nel mutato quadro di mercato concorrenziale. Motivazione quanto mai strumentale e oggi usata e abusata per la liquidazione di ogni problema che comporti risvolti di natura economica ove i diritti acquisiti non hanno più alcun valore e si possono con grande facilità disconoscere. Questo scenario, decisamente avverso ai pensionati, mi fa pensare ai fiumi di parole che vengono spesi, inutilmente nei convegni indetti con la pretesa di insegnare agli anziani come devono invecchiare. E’ opportuno che queste risorse vengano impiegate per l’unica attività fiorente in queste associazioni, quella conviviale.

A questo punto vale la pena ricordare di che pasta è fatta la generazione che ha subìto il provvedimento dell’Enel. E’ quella generazione di lavoratori che ha accompagnato l’Ente nel non facile cammino che va dalla nazionalizzazione (1962) alla privatizzazione e alla liberalizzazione del mercato elettrico (decreto Bersani 1999),  che da monopolista elettrico pubblico è divenuto un operatore energetico multinazionale attivo in oltre 40 paesi di quattro continenti: grazie anche a queste solide radici, oggi è sempre leader nel campo energetico. Questi ex lavoratori, di ogni livello e grado, si sono trovati spesso a gestire impianti elettrici provenienti da piccole aziende familiari nazionalizzate. Impianti obsoleti e in condizioni spesso non conformi alle norme antinfortunistiche e per tenerli in esercizio, finché non vennero ricostruiti totalmente nuovi, si richiedeva notevole impegno sia dei tecnici che delle maestranze e una dose consistente di perizia e ingegnosità. Affermazioni non mie ma del prof. Castronuovo, già ordinario di storia contemporanea all’Università di Torino, nel volume “I cinquant’anni dell’Enel” pubblicato nel 2012 . E’ la generazione che gestì l’elettrificazione rurale per estendere il servizio elettrico a una miriade di piccoli borghi e di case sparse nelle campagne. Si calcolò allora che più di due milioni e mezzo di abitanti con residenze permanenti erano ancora privi di energia elettrica o non ne disponevano a sufficienza. Non fu un impegno di poco conto specialmente per gli operativi gestire quegli impianti con trenta classi di tensione diverse sulle linee di media tensione e circa diecimila tipi di apparecchiature e materiali diversi. Una vera unica e grande riforma strutturale che apportò grandi benefici al nostro Paese. Questa generazione è quindi portatrice di una storia significativa dell’Enel intrecciata con quella economica della nazione, ma oggi questi valori, molto diversi da quelli in voga, non hanno più alcun peso per chi ha in mano le leve decisionali, che non ha esitato a distruggerli rinnegando i patti sottoscritti per conseguire un vantaggio economico non certamente in favore della collettività, ma solo a beneficio dei profitti di una multinazionale.





Nella pagina Documentazione sono pubblicati documenti normativi e riferimenti giurisprudenziali riguardanti la riduzione tariffaria sull'energia elettrica.