29 dicembre 2018

PENSIONI 2019 COL TRUCCO



Con Circolare N. 122 del 27 dicembre 2018, l’INPS ha pubblicato i criteri e le modalità applicative della rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali per l’anno 2019.

La circolare annuncia che a gennaio 2019 saranno in pagamento le pensioni rivalutate con la percentuale dell’indice ISTAT, determinato in via provvisoria nella misura dell’1,1%. Gli aumenti percentuali sono stati calcolati secondo i criteri stabiliti dalla legge attualmente in vigore.
Attenzione, però. La legge in vigore sta per essere superata dalla legge di bilancio 2019, in corso di approvazione, che farà scattare i tagli imposti dal governo alla rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo INPS.
Come dire, pensioni col trucco, perché, in base alle nuove regole stabilite nella manovra di bilancio 2019, l’INPS dovrà ricalcolare la rivalutazione su tutti i trattamenti pensionistici di importo lordo mensile superiore a tre volte il minimo. Di conseguenza, una vasta platea di pensionati si vedrà ridurre nei mesi successivi l'importo della pensione percepito a gennaio 2019. I pensionati interessati (e sono moltissimi) non possono gioire, in quanto gran parte dell’aumento percentuale derivante dell’indice ISTAT 2019 (di per sé già esiguo rispetto al reale aumento del costo della vita) andrà in fumo per effetto della legge di bilancio 2019. Al danno, poi si aggiunge anche la beffa del recupero da parte dell'INPS delle le somme corrisposte in più all'inizio del 2019.

La circolare riporta inoltre, tra gli altri argomenti, che l'indice di rivalutazione automatica calcolato provvisoriamente dall'ISTAT e attribuito nel 2018, è stato confermato in via definitiva e che pertanto nel 2019 non vi sarà alcun conguaglio a tale titolo.


02 luglio 2018

I lucani e l'attenzione del Presidente dell’ANSE


Non avevamo più alcuna intenzione di parlare dell’ANSE, ma il suo Presidente, cui evidentemente brucia ancora la nostra uscita dall’Associazione in conseguenza ed a causa delle scelte sbagliate di chi la governa da ormai troppi anni, ci ha chiamati graziosamente in causa nel corso del recente Congresso dell’Associazione stessa. 
Perciò torniamo a farlo solo per replicare alle sue accuse, inconsistenti e gratuite, di aver perseguito, nel corso della nostra militanza, fini diversi da quelli associativi, mascherandoli con polemiche pretestuose.

Nella sua relazione congressuale, il nominato Presidente, ha prima legittimamente riassunto la situazione determinatasi in Basilicata affermando che:
“Anche in un'altra area territoriale, intendo riferirmi alla Regione Basilicata, si sono registrate situazioni di tensione, o meglio di disaffezione, che non hanno consentito di eleggere i componenti delle strutture ivi previste (Nuclei di Potenza e Matera).” 
Fin qui nulla da obiettare, se subito dopo non avesse aggiunto, con sottile malevolenza, che:
“L'avvenuta istituzione, come abbiamo potuto constatare attraverso i media, di una associazione entro certi versi simile, ma aperta a tutti, voluta e diretta da alcuni ex Responsabili associativi la dice lunga sulle loro reali intenzioni, sapientemente mascherate dietro polemiche chiaramente pretestuose.” 

Orbene, mistificare i fatti non è cosa commendevole. Ma il Presidente lo ha fatto con disinvoltura, pur sapendo che non abbiamo mai fatto ricorso a polemiche pretestuose per mascherare presunte intenzioni nascoste. Abbiamo militato nell’ANSE lealmente, nel cui ambito abbiamo sostenuto le nostre idee con estrema chiarezza e soprattutto senza sottintendere secondi fini, contrariamente a quanto il Presidente cerca di insinuare con astio maligno.
Lo abbiamo fatto con impegno, non disgiunto da passione, perché credevamo nell’Associazione e col solo intento di contrastare scelte non condivisibili e - dal nostro punto di vista - dannose per l’ANSE. Abbiamo desistito solo quando abbiamo dovuto constatare che non c’era più nulla da fare e che le scelte scellerate della dirigenza ANSE, ormai decisa a stravolgere irreversibilmente la rete associativa, cancellavano dall’ANSE stessa la comunità lucana, insieme a numerose altre.

I pretesti li usa, invece, il Presidente dell’ANSE per fornire a sé stesso e all’Associazione una giustificazione di comodo per una ristrutturazione inutile e non voluta dai soci, peraltro basata su presupposti farlocchi.
Uno di questi presupposti consisteva, come sostiene il Presidente nella sua relazione:
“[…] nel ripristinare una organizzazione territoriale dell’Associazione speculare a quella aziendale prendendo a riferimento, prioritariamente, la Rete di E-Distribuzione che è quella più capillare e più rilevante e con la quale saranno chiamate a dialogare con più frequenza le Unità ANSE sul territorio.”
Mai tesi si è rivelata più vuota e fallace di quella appena riportata, perché smantellare la storica e collaudata organizzazione territoriale dell’ANSE per adeguarla specularmente a quella dell’Enel, che non è più statica come nei tempi andati, non ha comportato alcun vantaggio. Al contrario, cancellando strutture associative territoriali molto attive ed efficienti, ha generato malessere nella comunità ANSE e disaffezione tra gli iscritti.
E poi, nel volgere di un breve lasso di tempo, la specularità delle Unità ANSE sul territorio con la Rete aziendale, appena realizzata con la ristrutturazione dell’Associazione, sta per essere vanificata dalle modifiche che l’Enel - secondo fonti bene informate - intende apportare alla sua Rete, ridisegnando i confini dei propri presìdi territoriali. Per esempio, si dà per probabile lo scorporo della Basilicata dalla Puglia e la sua aggregazione alla Campania. 
Viene così a cadere miseramente il principio della specularità su cui il Presidente dell’ANSE e i suoi sodali, avevano incautamente incardinato la ristrutturazione della rete associativa dell’ANSE. E adesso quale altra sciocchezza racconteranno ai soci dell’ANSE? Fatti loro. Ovviamente, noi non siamo interessati.



20 marzo 2018

Costituita l’Associazione Lavoratori Settore Elettrico Basilicata



I lavoratori del settore elettrico lucani hanno la loro associazione

 

Con la sottoscrizione dell’atto costitutivo e dello Statuto da parte di un nutrito gruppo di soci fondatori, venerdì 16 marzo 2018, è stata costituita ALSE - Associazione Lavoratori Settore Elettrico Basilicata APS.
ALSE è un’Associazione di Promozione Sociale, che s’inquadra tra gli Enti del Terzo Settore regolati dal D. Lgs. n.117/2017, opera nella regione Basilicata e si propone di diventare un punto di riferimento della comunità dei lavoratori e dei pensionati del settore elettrico. Ha come finalità principale l’esercizio di attività di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.




25 febbraio 2018

La bolletta della luce e gli oneri occulti

di Prospero Figundio


Ne hanno parlato i giornali e continua a parlarne la rete, tanto che l’Autorità per l’energia - ARERA, (così si chiama ora) - ha avvertito la necessità di emettere il comunicato del 14 febbraio 2018 per esporre il suo punto di vista sul contenuto e sulla portata del provvedimento n. 50/2018, che pone a carico di tutti i consumatori di energia elettrica anche una parte degli oneri di sistema non pagati dai clienti morosi.

Senza addentrarci in sottili disquisizioni di carattere giuridico, non rientra certamente nella normalità addossare sulle spalle dei clienti virtuosi, che pagano regolarmente le bollette dei propri consumi elettrici, gli oneri di sistema inclusi nelle bollette insolute dei clienti morosi, per il solo fatto che - secondo il TAR - tali oneri non ricadrebbero sul distributore, che, nella fattispecie, avrebbe solo la funzione di esattore. I distributori, perciò, possono stare tranquilli, tanto paga Pantalone, cioè il cliente virtuoso, buon pagatore, costretto da provvedimenti come quello in esame ad accollarsi anche i loro rischi.

La questione suggerisce a questo punto alcune considerazioni. La prima riguarda i distributori stessi, che ci sembrano fortemente impegnati ad acquisire nuovi clienti, anche ricorrendo a pratiche che la stessa ARERA, in alcuni casi, ha considerato scorrette, mentre sembrano poco attenti a gestire bene i clienti acquisiti e a perseguire tempestivamente quelli che non pagano le bollette. Se i distributori non corrono alcun rischio, perché verranno ristorati di una parte di quanto non riescono ad incassare, è facile dedurre che siano poco stimolati a riscuotere dai loro clienti i crediti insoluti.

Né si può trascurare un altro aspetto, che prescinde dal comportamento dei distributori, ma riguarda le attuali regole che premiano decisamente i clienti che si sottraggono volutamente al pagamento dei consumi, passando da un gestore all’altro con estrema facilità o approfittando dei tempi abbastanza lunghi che devono necessariamente trascorrere tra l’accertamento della morosità e l’interruzione della fornitura di energia. Questi soggetti sono anche agevolati dalla mancanza di un’anagrafe dei “cattivi pagatori” - come avviene per i protesti e le sofferenze bancarie, per i quali esiste la centrale dei rischi - che sarebbe un ottimo deterrente contro i furbi.

Per evitare, quindi, che regole troppo indulgenti finiscano per premiare i “cattivi pagatori” e nello stesso tempo deresponsabilizzare gli stessi distributori, occorre un intervento dell’autorità politica, finalizzato a regolare meglio la materia con adeguati e più efficaci strumenti contrasto di un fenomeno che altrimenti rischia di allargarsi, fatta salva la salvaguardia di chi diventa moroso contro la sua volontà, in conseguenza di uno stato di effettivo bisogno.

Prima di chiudere, occorre dire qualcosa anche sugli oneri di sistema che incidono pesantemente sulle bollette delle famiglie e di cui la gente sa poco o nulla. Occorre premettere che la tariffa elettrica si compone dei costi della materia prima (costi per l’acquisto e la vendita al cliente finale dell’energia elettrica da parte del fornitore), costi per il trasporto (servizi di rete per il trasporto, la distribuzione e la gestione del contatore) e oneri di sistema, destinati alla copertura dei costi per attività di interesse generale, oltre ovviamene alle accise e all’IVA.
Gli oneri di sistema costituiscono, dunque, una sorta di “calderone” in cui sono inseriti una serie di oneri di carattere generale, che sarebbe meglio definire parafiscali, la cui incidenza si fa sentire in misura rilevante sulla spesa per energia sopportata dai clienti domestici. Tra gli oneri di sistema sono compresi - ricordiamo solo i principali - il finanziamento degli incentivi erogati al fotovoltaico, gli sgravi tariffari (attualmente circa 1,5 miliardi di euro) erogati alle aziende cosiddette energivore, cioè quelle aziende che impiegano nel processo produttivo grandi quantità di energia, gli oneri per lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi, ai quali, dulcis in fundo, vanno ad aggiungersi anche una parte degli oneri di sistema non pagati dai clienti morosi. Come si vede, c’è poco da stare allegri!






02 febbraio 2018

I modelli per la dichiarazione dei redditi 2018


L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i modelli per la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2018.

Il 730 è il modello per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati. Il modello 730 presenta diversi vantaggi. Infatti, Principalmente, il contribuente non deve eseguire calcoli e ottiene il rimborso dell'imposta direttamente nella busta paga o nella rata di pensione, a partire dal mese di luglio (per i pensionati a partire dal mese di agosto o di settembre); se, invece, deve versare delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione (a partire dal mese di luglio) o dalla pensione (a partire dal mese di agosto o settembre) direttamente nella busta paga.
Come per gli anni decorsi, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione, in una specifica area del suo sito internet, il 730 precompilato, a cui si accede utilizzando il codice Pin dei servizi telematici (Fisconline) oppure un’identità SPID (Sistema Pubblico dell'Identità Digitale) o anche utilizzando anche le credenziali dispositive rilasciate dall'Inps o una Carta nazionale dei servizi.
Chi può presentare il 730
Possono utilizzare il modello 730 i contribuenti che nel 2017 hanno percepito:
  • redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (per esempio contratti di lavoro a progetto);
  • redditi dei terreni e dei fabbricati;
  • redditi di capitale;
  • redditi di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita Iva (per esempio prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente);
  • redditi diversi (come redditi di terreni e fabbricati situati all’estero);
  • alcuni dei redditi assoggettabili a tassazione separata, indicati nella sezione II del quadro D.
Possono presentare il modello 730, anche in assenza di un sostituto d'imposta tenuto a effettuare il conguaglio, i contribuenti che nel 2017 hanno percepito redditi di lavoro dipendente, redditi di pensione e/o alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e che nel 2018 non hanno un sostituto d'imposta che possa effettuare il conguaglio. In questo caso nel riquadro "Dati del sostituto d'imposta che effettuerà il conguaglio" va barrata la casella "Mod. 730 dipendenti senza sostituto".

I contribuenti che presentano il 730 possono, inoltre, avere la necessità di presentare alcuni quadri del modello REDDITI Persone fisiche. Nello specifico: 
  • il quadro RM, se hanno percepito nel 2017 redditi di capitale di fonte estera sui quali non siano state applicate le ritenute a titolo d'imposta nei casi previsti dalla normativa italiana; interessi, premi e altri proventi delle obbligazioni e titoli similari, pubblici e privati, per i quali non sia stata applicata l'imposta sostitutiva prevista dal Dlgs 239/1996; indennità di fine rapporto da soggetti che non rivestono la qualifica di sostituto d'imposta; proventi derivanti da depositi a garanzia per i quali è dovuta un'imposta sostitutiva pari al 20%; redditi derivanti dall'attività di noleggio occasionale di imbarcazioni e navi da diporto assoggettati a imposta sostitutiva del 20%. Il quadro RM deve inoltre essere presentato per indicare i dati relativi alla rivalutazione del valore dei terreni operata nel 2017. I contribuenti che presentano il modello 730 e devono presentare anche il quadro RM del modello REDDITI non possono usufruire dell'opzione per la tassazione ordinaria prevista per alcuni dei redditi indicati in questo quadro
  • il quadro RT, se nel 2017 hanno realizzato plusvalenze derivanti da partecipazioni non qualificate, escluse quelle derivanti dalla cessione di partecipazioni in società residenti in Paesi o Territori a fiscalità privilegiata, i cui titoli non sono negoziati in mercati regolamentati e altri redditi diversi di natura finanziaria, qualora non abbiano optato per il regime amministrato o gestito. Inoltre possono presentare il quadro RT, in aggiunta al 730, anche i contribuenti che nel 2017 hanno realizzato solo minusvalenze derivanti da partecipazioni qualificate e/o non qualificate e perdite relative ai rapporti da cui possono derivare altri redditi diversi di natura finanziaria e intendono riportarle negli anni successivi. Il quadro RT deve inoltre essere presentato per indicare i dati relativi alla rivalutazione del valore delle partecipazioni operata nel 2017
  • il modulo RW, se nel 2017 hanno detenuto investimenti all'estero o attività estere di natura finanziaria. Inoltre, il modulo RW deve essere presentato dai contribuenti proprietari o titolari di altro diritto reale su immobili situati all'estero o che possiedono attività finanziarie all'estero per il calcolo delle relative imposte dovute (Ivie e Ivafe).
I quadri RM e RT e il modulo RW devono essere presentati insieme al frontespizio del modello REDDITI Persone fisiche 2018 nei modi e nei termini previsti per la presentazione di questo modello di dichiarazione.
  

REDDITI Persone Fisiche è il modello di dichiarazione dei redditi per le persone fisiche che non possono presentare il Mod. 730. Si articola in tre fascicoli: PF1 - PF2 - PF3 in relazione alla tipologia di redditi da dichiarare.

Chi deve presentare il modello REDDITI Persone Fisiche

Sono obbligati a utilizzare il modello REDDITI Persone fisiche i contribuenti che:
  • nell'anno precedente (cioè, quello oggetto di dichiarazione) hanno posseduto redditi d'impresa, anche in forma di partecipazione, redditi di lavoro autonomo per i quali è richiesta la partita Iva, redditi "diversi" non compresi fra quelli dichiarabili con il modello 730, plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate o derivanti dalla cessione di partecipazioni non qualificate in società residenti in Paesi o territori a fiscalità privilegiata, i cui titoli non sono negoziati in mercati regolamentati, redditi provenienti da "trust", in qualità di beneficiario;
    nell'anno precedente e/o in quello di presentazione della dichiarazione non risultano residenti in Italia;
  • devono presentare anche una delle dichiarazioni: Iva, Irap, Modello 770;
  • devono presentare la dichiarazione per conto di contribuenti deceduti.
I contribuenti sono obbligati a presentare il modello Redditi 2018 esclusivamente per via telematica, entro il 31 ottobre 2018, direttamente o tramite intermediario abilitato.
Sono esclusi da questo obbligo e pertanto possono presentare il modello REDDITI PF cartaceo i contribuenti che:
  • pur possedendo redditi che possono essere dichiarati con il modello 730, non possono presentarlo;
  • pur potendo presentare il 730, devono dichiarare alcuni redditi o comunicare dati utilizzando i relativi quadri del modello Redditi(RM, RT, RW);
  • devono presentare la dichiarazione per conto di contribuenti deceduti.














Avviso ai lettori


Come noteranno i lettori, il nome del blog è stato modificato in

Note fuori dal coro

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17 dicembre 2017

I (lu)cani sciolti




Qualcuno, alludendo ai soci che non condividono la ristrutturazione dell’ANSE, li ha definiti cani sciolti (in senso evidentemente dispregiativo), per significare che si tratta di pochi soggetti non in grado di ostacolare la “grande riforma”.
Tra i suddetti cani ci siamo (e ne siamo fieri) anche noi, i (lu)cani, sciolti sì, ma nel vero significato dell’espressione, cioè non legati al guinzaglio, non fermati o trattenuti e liberi da vincoli, schierati a guardia della loro comunità sociale e a presidio del loro territorio per vanificare gli assalti di un branco di lupi che tenta di colonizzarlo.

02 dicembre 2017

Lo scippo della rivalutazione delle pensioni. Il testo della sentenza della Consulta

P. Figundio

E' stata depositata ieri 1° dicembre la sentenza n. 250 del 25/10/2017, con cui la Corte Costituzionale ha respinto le eccezioni di incostituzionalità al D.L. n. 65/2015 (Renzi-Poletti) in materia di perequazione delle pensioni.
Ci siamo già occupati della questione con il post pubblicato su questo sito il 26 ottobre 2017; oggi riportiamo il testo integrale della suddetta sentenza n. 250/2017, che sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6/12/2017.







01 dicembre 2017

Rivalutazione automatica delle pensioni 2018


Dopo due anni in cui l’inflazione è stata pari a zero, dal 1° gennaio 2018 le pensioni torneranno a crescere per effetto della rivalutazione automatica. Tuttavia, l'aumento sarà di pochi spiccioli, perchè il tasso di variazione è stato calcolato in via provvisoria nella misura dell’1,1%. Lo stabilisce il decreto del Ministero dell’Economia di concerto con il Ministero del Lavoro 20 novembre 2017, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale.
Gli assegni saranno rivalutati secondo le regole previste dalla legge n. 147/2013, la cui validità è stata prorogata fino al 2018 con la legge n. 208/2015:
fino a 3 volte il minimo INPS (100% del tasso di variazione)                   1,10%
oltre 3 e fino a 4 volte il minimo INPS (95% del tasso di variazione)       1,045%
oltre 4 e fino a 5 volte il minimo INPS (75% del tasso di variazione)        0,825%
oltre 5 e fino a 6 volte il minimo INPS (50% del tasso di variazione)        0,55%
oltre 6 volte il minimo INPS (45% del tasso di variazione)                        0,495%


Ricordiamo che sulle pensioni 2018 sarà effettuato il recupero della maggiore rivalutazione 2015, tenuto conto che l’indice di rivalutazione provvisorio dello 0,3%, applicato in detto anno, è stato poi rideterminato in via definitiva nello 0,2%. Il recupero della differenza, che di norma scatta nell’anno successivo, è stato differito dal governo al 2018, perché negli anni successivi (2016 e 2017) l’indice di rivalutazione è risultato pari a zero. Nel 2016 si è provveduto soltanto a riallineare gli assegni al valore rivalutato con l’indice definitivo dello 0,2%.



18 novembre 2017

Pensioni ex fondi speciali, cessa la trattenuta del contributo di solidarietà


Con la pensione del mese di dicembre 2017, di prossimo accredito, cessa la trattenuta del contributo di solidarietà a carico dei pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel FPLD (ex fondo elettrici, ex fondo telefonici, ex fondo autoferrotranvieri, fondo volo, ex INPDAI).
Ricordiamo che il contributo di solidarietà fu istituito con decreto legge n. 201/2011, convertito in legge n. 214/2011 (art. 24, comma 21), a carico delle pensioni di importo lordo superiore a 5 volte il trattamento minimo e rapportato ai contributi previdenziali maturati prima del 31 dicembre 1995, come riportato nella tabella che segue. 

ANZIANITÀ CONTRIBUTIVA AL 31/12/1995
ALIQUOTA CONTRIBUTO
da 5 a fino a 15 anni
0,3%
oltre 15 fino a 25 anni
0,6%
Oltre 25 anni
1,0%

Come stabilito dalla legge citata, la sua applicazione, iniziata il 1° gennaio 2012, viene a cessare col 31 dicembre 2017.
Ora dobbiamo sperare solo nella buona sorte, perché c’è sempre in giro qualche solerte e brillante pensatore (si fa per dire) che potrebbe riproporre un prelievo con nome diverso, ma analogo nella sostanza. Almeno nel breve periodo non dovrebbe succedere: siamo alla vigilia delle elezioni e quindi, per il momento, possiamo stare tranquilli.






26 ottobre 2017

Lo scippo della rivalutazione delle pensioni


“La Corte costituzionale ha respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65 del 2015 in tema di perequazione delle pensioni, che ha inteso “dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015”.
La Corte ha ritenuto che – diversamente dalle disposizioni del “Salva Italia” annullate nel 2015 con tale sentenza – la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica.”

Da questo scarno comunicato i pensionati hanno appreso che la Consulta ha respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65/2015, emanato dal governo Renzi a valle della sentenza n. 70/2015, con cui la Corte stessa aveva dichiarato l’incostituzionalità della norma contenuta nella Legge Fornero del 2011 (governo Monti), che disponeva il blocco dell’adeguamento automatico delle pensioni per gli anni 2012 e 2013.
Ricordiamo che la questione di legittimità costituzionale del decreto 65/2015 era stata sollevata da più di una dozzina di tribunali italiani e da una Sezione della Corte dei Conti, ai quali si erano rivolti migliaia di pensionati speranzosi di poter ottenere, in virtù della citata sentenza n. 70/2015, la restituzione della rivalutazione automatica cancellata dalla citata legge Fornero.
La decisione della Corte, disinnescando la “mina” della perequazione, salva dunque il governo e penalizza una massa di pensionati ai quali il decreto 65/2015 ha elargito una piccola mancia o addirittura nulla. Infatti, il decreto ha accordato una restituzione molto parziale della rivalutazione bloccata, concedendo una percentuale di rivalutazione del 40% sulle pensioni superiori a 3-4 volte il minimo mensile lordo INPS, ridotta gradualmente per gli assegni compresi tra 4-5 volte e tra 5-6 volte il minimo INPS; invece gli assegni superiori a 6 volte il minimo sono stati completamente esclusi dalla restituzione.    
Le esigenze di finanza pubblica in pratica sono ritenuti prevalenti sui diritti dei pensionati, cancellati dal governo con la abusata motivazione della mancanza di risorse nei conti dello Stato. Risorse che poi si trovano senza grosse difficoltà quando si tratta di soddisfare istanze di altra natura.
Mentre gli avvocati aspetteranno il deposito della motivazione della sentenza con cui la Corte ha stabilito la costituzionalità del decreto n. 65/2015 (Renzi-Poletti), per valutarla sotto il profilo giuridico, i pensionati hanno già formulato il loro giudizio definitivo: un altro scippo si è consumato ai loro danni.

Vediamo ora come funziona la rivalutazione automatica, alla luce delle norme rimaste in vigore, sempre che non intervengano ulteriori provvedimenti legislativi, allo stato non prevedibili.
Per il quinquennio 2014-2018 vale la disciplina stabilita dal governo Letta con la legge n. 147/2013, che prevede la rivalutazione degli assegni nelle seguenti misure percentuali dell’indice ISTAT:
  •     pensioni di importo mensile lordo fino a 3 volte il minimo INPS                             100%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 3 e fino a 4 volte il minimo INPS                 95%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 4 e fino a 5 volte il minimo INPS                 75%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 5 e fino a 6 volte il minimo INPS                 50%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 6 volte il minimo INPS                                 45%
A partire dal 1° gennaio 2019 tornerà invece in vigore la perequazione di cui alla legge n. 388/2000 (legge Finanziaria 2001 del governo Amato), che prevede la rivalutazione degli assegni nelle seguenti misure percentuali dell’indice ISTAT:
  •     pensioni di importo mensile lordo fino a 3 volte il minimo INPS                              100%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 3 e fino a 5 volte il minimo INPS                  90%
  •      pensioni di importo mensile lordo oltre 5 volte il minimo INPS                                  75%


10 settembre 2017

Lo sconto sull’energia elettrica ai lavoratori del Gruppo A2A



Il 7 settembre 2017, presso la sede di Assolombarda, La Società A2A S.p.A., in qualità di Capogruppo e di mandataria delle società del Gruppo, e le Organizzazioni sindacali dei lavoratori elettrici hanno sottoscritto il verbale di accordo in virtù del quale viene assicurata la conservazione del beneficio economico derivante dall’agevolazione tariffaria sull’energia elettrica, già prevista dai Contratti collettivi nazionali del settore elettrico. L’intesa fa seguito alla disdetta da parte della Società del Gruppo Enel SEN (Servizio Elettrico Nazionale) dell’accordo di reciprocità intercorrente tra le suddetta Società e il Gruppo A2A, che consentiva di praticare direttamente in bolletta lo sconto sull’energia elettrica ai rispettivi dipendenti in servizio e in pensione aventi titolo al benefit. 

In base al recente accordo, i dipendenti delle Società del Gruppo A2A, gli ex dipendenti in pensione, i coniugi superstiti e i figli superstiti con invalidità al 100%, nonché i lavoratori del Gruppo stesso assunti ante 1° luglio 1996 con CCNL elettrici interessati da procedure collettive di riduzione di personale, potranno continuare a fruire dell’agevolazione. L’erogazione del benefit presuppone il passaggio contrattuale dall’attuale fornitore di energia elettrica ad A2A Energia, operatore del mercato libero del Gruppo stesso, che predisporrà per i soggetti interessati un'offerta a condizioni economiche equivalenti a quelle praticate prima delle disdetta della regolamentazione dalle agevolazioni tariffarie previste dal CCNL Elettrici. 
L’accordo, che mette in evidenza il comportamento virtuoso delle aziende del Gruppo A2A nei confronti dei lavoratori, suggerisce un solo commento: le relazioni tra impresa e lavoratori improntate a reciproco rispetto e comprensione consentono sempre di trovare soluzioni soddisfacenti e non conflittuali, superando ogni ostacolo, anche di natura giuridica. 
La stessa considerazione non può valere per l'Enel, che ha trattato i suoi ex dipendenti con grande cinismo, in spregio degli accordi collettivi, vanificando in un sol colpo quel particolare ed intenso legame che in circa mezzo secolo ha unito l’Enel e i suoi dipendenti in servizio e in pensione.



02 settembre 2017

Da luglio 2019 cessa il mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas

I primi provvedimenti attuativi della legge sulla concorrenza in materia di energia elettrica e gas.



Il 29 agosto 2017 è entrata in vigore la "Legge annuale per il mercato e la concorrenza" (n. 124/2017),  che prevede, tra le altre disposizioni, la cessazione dal 1° luglio 2019 della tutela di prezzo per famiglie e piccole imprese nei settori dell'energia elettrica e del gas (detto anche servizio di maggior tutela). Perciò, a partire dalla suddetta data, esisterà solo il mercato libero dell’energia. 

L’Autorità per l’energia, al fine di conseguire gli obiettivi fissati dalla legge nei tempi indicati, ha avviato, con propria deliberazione n. 610/2017/R/com tre procedimenti per l’attuazione degli interventi previsti al riguardo.

Illustriamo in rapida sintesi il contenuto dei tre procedimenti in gestazione.

Il primo dei tre riguarda la realizzazione da parte dell'Acquirente Unico (gestore del SII - Sistema Informativo Integrato) di un portale web per la raccolta e la pubblicazione delle offerte presenti sul mercato. Ciò consentirà a famiglie e piccole imprese di confrontare e scegliere l'offerta luce o gas più consona alle proprie esigenze. 

Il secondo procedimento dovrà individuare le linee guida per la promozione delle offerte commerciali di energia elettrica e gas a favore dei Gruppi di acquisto e la realizzazione di piattaforme informatiche che facilitino l'aggregazione dei piccoli consumatori. 

Il terzo procedimento, infine, riguarderà la definizione dei criteri, delle modalità e dei requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità per l'iscrizione all'Elenco dei venditori di energia elettrica, che sarà oggetto di un decreto del Ministro dello Sviluppo economico e costituirà condizione necessaria per lo svolgimento dell'attività di vendita ai clienti.
Inoltre, l’Autorità, nell’ambito delle misure volte a migliorare la capacità dei piccoli consumatori di esercitare il diritto di scelta del proprio fornitore di luce o gas, metterà a disposizione l'offerta standard denominata PLACET (Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela). Si tratterà di un'offerta rivolta a famiglie e piccole imprese, che, come viene annunciato, dovrà essere chiara e comprensibile, a prezzi liberi e condizioni contrattuali definite dall'Autorità. Tale offerta, inclusa tra le previsioni della legge, avrà come obiettivo l'individuazione delle condizioni minime contrattuali e dei requisiti che gli operatori del mercato libero devono rispettare per garantire confrontabilità ed omogeneità tra offerte.

Dal canto nostro, continueremo ad informare i nostri lettori sugli sviluppi della situazione per contribuire a metterli in condizione di scegliere in piena consapevolezza. Intanto, ci sentiamo di consigliare calma e prudenza nel valutare eventuali proposte di operatori del mercato libero, senza cedere a lusinghe. Tanto, fino al 1° luglio 2019 c'é ancora tempo.





18 luglio 2017

Personale di A2A Energia, sconto sull’energia elettrica


A seguito della disdetta da parte dell’Enel dell’accordo di reciprocità con A2A Energia, che permetteva l’erogazione della riduzione tariffaria sull’energia elettrica a dipendenti, pensionati e superstiti di questa azienda,  si prospetta una possibile soluzione alternativa per il mantenimento dell’agevolazione a tutti i soggetti interessati.   

A2A Energia ha illustrato verbalmente una proposta al riguardo alle Organizzazioni sindacali dei lavoratori elettrici Filctem-Cgil Flaei-Cisl Uiltec-Uil Filctem/CGIL, che ne hanno dato notizia con il comunicato del 17 luglio 2017.




22 giugno 2017

Se il parere negativo dei soci diventa “moderatamente positivo”


La questione della ristrutturazione della rete territoriale ANSE, al centro dell’attenzione della comunità associativa negli ultimi mesi, ha avuto il suo epilogo nelle assemblee dei soci, convocate allo scopo presso i Nuclei territoriali, che si sono espresse a favore o contro gli accorpamenti ipotizzati nel progetto nazionale. Poiché il quesito proposto ai soci era secco, logica vuole che i risultati delle votazioni svoltesi nelle assemblee non possano prestarsi ad equivoci o essere strumentalizzati. E invece nell’ANSE, più della logica dei numeri, vale la parola del Presidente nazionale, il quale, nel comunicare tali risultati alle strutture organizzative dell’Associazione, con sua lettera del 1° giugno scorso, ha scritto testualmente, riferendo dei risultati delle assemblee svoltesi in Puglia e Basilicata: “[…] Sezioni Puglia - Basilicata: parere negativo espresso dalla Sezione Basilicata e moderatamente positivo espresso dalla Sezione Puglia.” Particolarmente incuriositi dall’espressione “moderatamente positivo” utilizzata per definire il risultato espresso dalle assemblee della Puglia, ci siamo chiesti cosa volesse dire esattamente il Presidente nazionale, sopratutto perché le notizie in nostro possesso erano del tutto diverse.
Per questo motivo, abbiamo voluto approfondire i fatti attraverso una scrupolosa verifica, pervenendo alla puntuale conferma di ciò che già sapevamo: la citata espressione è stata utilizzata dal Presidente per nascondere il vero risultato delle assemblee dei soci svoltesi nella Sezione Puglia, che è stato negativo, contrariamente alla definizione edulcorata contenuta nella missiva presidenziale. Per essere chiari, tutti i Nuclei della Puglia hanno espresso parere contrario riguardo all’accorpamento della loro Sezione con la Sezione Basilicata; inoltre hanno espresso sempre parere contrario all’accorpamento di alcuni Nuclei della stessa Sezione, con la sola eccezione del Nucleo di Monopoli che ha detto no all’accorpamento delle due Sezioni e si è espresso positivamente sulla sua confluenza nel Nucleo di Bari.
Il Presidente nazionale, dunque, ha mentito spudoratamente sui risultati della Puglia, con l’intento di mistificare i fatti, che invece andrebbero affrontati con coraggio e senso della realtà. Un Presidente avveduto non ricorre a sotterfugi meschini per sostenere i suoi disegni, perché, come accade nel poker, qualcuno "va a vedere" le carte e scopre il bluff. Ai soci non si possono raccontare mezze verità o addirittura bugie, considerandoli dei cretini disposti ad accettare tutto standosene zitti, perché, in ogni caso, la verità non tarda a farsi strada, anche in un ambiente irto di ostacoli. L’accaduto né è la prova evidente.
Il rispetto verso gli altri presuppone sempre un comportamento e un contegno adeguati, tanto più se si rappresenta una comunità di persone. Non si può dire che il comportamento e il contegno, siano stati all’altezza della situazione, mentre è emersa l’arroganza di chi vuole imporre ad ogni costo la sua volontà.
La gravità dell’accaduto dovrebbe suggerire al Presidente e all’intero Comitato Direttivo nazionale, che con lui condivide il governo dell’Associazione, un dignitoso gesto riparatore, come le dimissioni immediate, assumendosi fino in fondo la responsabilità di non aver detto ai soci tutta la verità. Tuttavia, non accadrà nulla, non abbiamo dubbi, perché il coraggio di farsi carico delle proprie azioni, ammettendo gli errori comunque commessi, è una virtù molto rara nell’ANSE.






17 maggio 2017

La verità ignorata

Lettera aperta al Presidente nazionale dell'ANSE



Signor Presidente,
come da lei espressamente richiesto, l’amico Luigi Punzi, Presidente della Sezione ANSE della Basilicata, ha portato a conoscenza dei soci il contenuto della sua lettera del 9 maggio 2017, inviatagli per puntualizzare alcuni rilievi formulati dai soci sull’ipotesi di ristrutturazione della rete territoriale associativa, nel corso dalle assemblee dei Nuclei di Potenza e di Matera. Per questo motivo, come iscritto al Nucleo di Matera della Sezione Basilicata e destinatario indiretto della citata missiva, ho pieno titolo a darle la mia risposta.

Le sue puntualizzazioni non scalfiscono assolutamente i rilievi formulati, frutto del partecipato dibattito svoltosi nelle Assemblee suddette, che motivano l’unanime voto contrario all’ipotesi di ristrutturazione. Anzi, il tono assertivo della sua lettera dimostra che la volontà dei soci chiamati a esprimersi non ha, per lei, alcun valore e che nessuna ragione potrà ostacolare la realizzazione dell’ipotizzata ristrutturazione territoriale dell’Anse che le sta a cuore.
Non mi soffermerò, quindi, sui rilievi; tanto sono riportati nei verbali delle Assemblee e nella petizione indirizzata, tra gli altri, anche a lei da 228 soci iscritti alla Sezione. Mi preme soltanto farle pubblicamente qualche osservazione.

La prima riguarda l’asserita regolarità della convocazione dell’Assemblea nazionale, in merito alla quale lei afferma:
“L’Assemblea nazionale del 13/14 dicembre 2016 è stata regolarmente convocata ed ha approfonditamente discusso il progetto di ristrutturazione tempestivamente messo all’ordine del giorno, […].”
Tale affermazione non corrisponde alla realtà dei fatti, perché l’ordine del giorno originario della convocazione, datata 8 novembre 2016, non prevedeva l’approvazione dell’ipotesi di ristrutturazione. Al contrario di quanto sostiene, Lei ha integrato l’ordine del giorno della riunione all’ultimo momento - e non tempestivamente - con lettera n. 225 del 6 dicembre 2016, aggiungendo il seguente punto:
“2 bis) Esame e approvazione del Documento “Ipotesi di ristrutturazione dell’Anse” (già trasmesso ai Membri del Comitato direttivo nazionale con prot. n. 214 del 28/11/2016 ed ai Presidenti di Sezione con comunicazione n. 223, del 1° dicembre u.s.).”.
Come ben sa, lo Statuto prescrive che la convocazione, e di conseguenza l’ordine del giorno, siano trasmessi ai membri dell’Assemblea con il preavviso di almeno un mese. Pertanto, nel caso in esame, il potere di integrare eventualmente l’ordine del giorno, inserendo il nuovo argomento, spettava solo all’Assemblea nazionale, alla cui approvazione lei avrebbe dovuto sottoporre la proposta. Dal verbale di riunione non risulta che l’Assemblea abbia formalmente deliberato in tal senso.

L’altra osservazione si riferisce all’affermazione contenuta nella sua lettera, secondo cui (riporto testualmente):
“Il Progetto di ristrutturazione - e questo è un aspetto che intendo sottolineare con decisione - è stato definito a conclusione di una serie di incontri tra il Comitato direttivo nazionale ed i Presidenti ed i Responsabili di Nucleo della quasi totalità delle Sezioni (in proposito ti ricordo l’incontro di Salerno del dicembre 2015 con le Sezioni Basilicata, Puglia e Calabria).
Nel corso di tali incontri sono stati approfonditamente esaminati il funzionamento e le prospettive dell’Associazione nei singoli ambiti territoriali, a conferma dell’attenzione posta dagli Organi nazionali a preservare il radicamento territoriale dell’Associazione, pur in un contesto di adeguamento della rete associativa alle modifiche organizzative nel frattempo introdotte in Azienda.”.

La verità è totalmente diversa, perché, non risulta da alcun documento che negli incontri richiamati nella sua lettera si sia parlato di adeguamento della rete associativa territoriale dell’ANSE. Lei stesso, infatti, nel riferire dell’esito di tali incontri all’Assemblea nazionale, riunita il 9 e 10 dicembre 2015, si esprime in termini del tutto opposti a quello che scrive oggi. Lo testimoniano gli atti ufficiali, che sono costretto a citare di nuovo per evitare qualsiasi dubbio o fraintendimento. Riporto quanto è scritto nel verbale di riunione:
“Pardini, interviene per evidenziare che già in passato sono state attivate (CDN e Presidenza) iniziative per organizzare sul territorio incontri tra Sezioni contigue per realizzare una sorta di solidarietà orizzontale […].
La finalità di questi incontri è al tempo stesso operativa e formativa nonché quella di far conoscere i Responsabili territoriali e di sviluppare un comune sentire finalizzato a fare in modo che si possano generare delle ricadute positive nei confronti di soci, ferma restante l'attuale organizzazione territoriale. La capillarità della nostra organizzazione viene riconosciuta quale elemento fondamentale per l'interazione ed interlocuzione con i soci che devono percepire l'Anse come una struttura il più possibile vicina alle loro esigenze.".

Dichiarazione inequivocabile e rassicurante la sua, resa nella più alta (dopo il Congresso) sede istituzionale dell’Associazione, che conferma la validità dell’attuale organizzazione territoriale, considerandola elemento fondamentale per l’interazione e l’interlocuzione con i soci.
Se le parole hanno un significato, che in questo caso - scusi la ripetizione - è inequivocabile, lei non può oggi tentare di far passare il concetto che il progetto di ristrutturazione di cui si discute sia, in qualche modo, il risultato della partecipazione corale dei rappresentanti delle strutture periferiche intervenuti ai citati incontri, e che gli stessi partecipanti siano stati informati dai rappresentanti nazionali della loro intenzione di procedere a un drastico ridimensionamento della rete territoriale dell’Associazione.
La coerenza, evidentemente, non rientra tra le sue virtù e potrebbe essere affar suo, se attinente a una vicenda privata. Nel caso specifico, invece, riguarda l’Associazione e i suoi iscritti, molti dei quali (me compreso) non possono accettare di essere trattati dal Presidente nazionale alla stregua di bravi e docili “dopolavoristi”, disposti ad accettare acriticamente i mutamenti del suo pensiero e le correlate acrobazie dialettiche.

                                                                                       Prospero Figundio








15 aprile 2017

L'editto di Roma

La contestata ristrutturazione della rete territoriale dell’ANSE, predisposta dagli organi centrali, ha stimolato, oltre agli addetti ai lavori, anche molti soci, che si sono sforzati di comprendere i veri motivi che sono alla base del progetto. Sull’argomento, il socio Antonio Rita, iscritto alla Sezione Basilicata, ha indirizzato al Presidente nazionale dell’Associazione la lettera aperta che pubblichiamo insieme alla risposta di quest’ultimo.
Lasciamo ai lettori il compito di valutare tutti gli aspetti della questione e trarre le loro conclusioni. Qui ci limitiamo a poche semplici considerazioni, suggeriteci dalla lettura della risposta del Presidente nazionale.
L’ipotesi di ristrutturazione, definita eufemisticamente “progetto”, è nella sostanza un vero e proprio ordine esecutivo senza spazi di interpretazione; è un’imposizione unilaterale di volontà che esclude ogni possibilità di interloquire. La conferma viene anche dalla perentoria frase finale della risposta presidenziale, che fuga eventuali dubbi residui: “Osservo poi, conclusivamente, che il progetto di ristrutturazione è stato approfonditamente discusso dai massimi Organi associativi che - me lo consenta - credo dispongano della giusta prospettiva per adottare le decisioni del caso.” Detto in termini meno aulici, liquida il socio, che ha avuto l’ardire di motivare il perché oltre 500 soci della Sezione Basilicata sono demoralizzati e delusi e chiedere al Presidente una mediazione e una fase di riflessione per comporre le lacerazioni emerse, con un messaggio sottinteso: non hai le basi e la competenza per fare osservazioni di questa natura. 

Quanto alle finalità dichiarate della ristrutturazione, in virtù della quale “la reintroduzione della specularità della “rete” associativa all’attuale organizzazione dell’Azienda (in primis di E - Distribuzione) combinata ad una fase successiva tesa a favorire un rinnovamento culturale dei quadri direttivi”, rileviamo prima di tutto che la definizione di “quadri direttivi”, tanto cara al Signor Presidente, è adatta a contesti aziendali e non a un'associazione. La terminologia assume un rilievo importante in questo caso, perché evidenzia un modo di considerare i titolari di cariche associative a dir poco singolare. Non si tratta, infatti, di quadri direttivi, bensì di rappresentanti dei soci, cioè di soci scelti dalla comunità associativa a rappresentarla attraverso libere elezioni. Piaccia o no al Signor Presidente - non ci troviamo di fronte a funzionari o comunque a subordinati, selezionati in base a criteri stabiliti unilateralmente dall’imprenditore, ma di persone che accedono alle cariche sociali per mandato elettivo conferito dai soci, i quali ne conoscono e ne valutano la probità, l’esperienza, le capacità e anche il bagaglio culturale. La differenza è sostanziale.
Per tornare al rinnovamento culturale dei rappresentanti dei soci, è chiaro a tutti che si tratta di un’asserzione priva di significato, non essendoci alcun nesso con la ristrutturazione della rete territoriale della dell’Associazione. Notiamo soltanto che gli attuali degni e stimati rappresentanti dei soci, sarebbero - secondo il presidenziale pensiero - praticamente poco idonei a svolgere il loro ruolo, non possedendo la necessaria capacità di aggiornarsi culturalmente. Gli interessati possono essere più che soddisfatti di tanta considerazione! 
Ai soci ANSE della Sezione Basilicata resta invece l’obbligo di chiedersi come mantenere gli impegni più importanti che la Sezione aveva in programma per i prossimi anni. E sapranno trovare la soluzione, ne siamo certi.


La lettera di Antonio Rita

                                      
                                                        Al Sig. Presidente Nazionale dell’ANSE

Sig. Presidente,
sono un iscritto  della Sezione ANSE Basilicata e Le scrivo  queste poche righe per manifestare  un profondo convincimento di contrarietà, condiviso non solo da tutti i soci della Basilicata ma anche da molti di altre Sezioni, alla proposta di  “accorpare” le Sezioni delle Regioni più piccole a quelle più grandi.
L’Associazione che Lei presiede è percepita dai soci come una “Istituzione” importante non solo perché tiene vivo nel tempo il senso di appartenenza alla “grande famiglia ENEL” che ha svolto, e continuerà a farlo, un ruolo decisivo nello sviluppo della nostra nazione, ma anche perché le singole Sezioni regionali ANSE hanno esperienze e competenze tali per “trattare” tematiche specifiche del territorio di appartenenza.
La “modernizzazione” di un’istituzione non può avvenire con un atto di “imperio”, ma viene preceduta sempre da una fase “costituente” dove i singoli sono protagonisti del nuovo progetto proprio per scongiurare imposizioni dall’alto. Quando questa via non è interamente percorsa, significa che si sta preparando la “morte” della stessa istituzione.
Nelle Regioni più piccole e, quindi, anche in Basilicata, il “Suo Progetto” è inteso da molti non solo come un “ridimensionamento del ruolo” ma come un esplicito invito a “scomparire per non arrecare disturbo”. A noi Lucani, cittadini di periferia, la storia ha insegnato che l’iter dei “forti” segue una sua standardizzazione: prima porta all’isolamento, segue la marginalizzazione e, infine, ha come ultima meta l’annullamento.  
Il nostro “no” unanime non La vuole irritare ma solo far riflettere se è il caso di privarci di uno strumento importante ( la nostra Sezione), del Suo personale contributo e di quello di tutta l’ANSE proprio nel momento in cui molti soci stanno maturando idee su come  e con quali progetti partecipare a “Matera 2019” e  con quali proposte tentare di  incidere sulla pianificazione energetica della Regione d’Italia (Basilicata), più ricca di petrolio ma molto povera, degradata e senza prospettive per il futuro.  
Tuttavia, se Lei è convinto  che, in pratica, nulla cambierà a livello di autonomia decisionale nonostante il declassamento della Sezione a Nucleo, dobbiamo prendere atto che si vuole attuare un ampio progetto geopolitico in cui le periferie non devono “avere parola”. Non possiamo rinunciare alla nostra Sezione ANSE proprio perché  si è intrapresa la via peggiore per noi Lucani cioè quella che “isola, emargina, annulla”. La saluto con rispetto.
Potenza, 10/04/2016
                                                                Antonio Rita - socio della Sezione ANSE Basilicata


...e la risposta del Presidente nazionale