Chi scrive è stato espulso dall’Associazione, insieme con un
altro socio, per recente decisione adottata dal Comitato direttivo nazionale,
su proposta della Presidenza nazionale. Secondo quanto è scritto nel
provvedimento di espulsione, io e l’altro socio avremmo violato gli obblighi di
correttezza e di rispetto nei confronti degli Organi Associativi Nazionali e,
più in generale, gli obblighi di trasparenza e probità. La violazione di
imprecisate norme statutarie consisterebbe nell’aver tentato di dare legittimazione
sostanziale” all’istituto della “sfiducia”.
Che cosa avremmo fatto di tanto grave, dunque, per meritare
il provvedimento estremo dell’esclusione dall’Associazione, al termine di un
processo sommario? Abbiamo semplicemente e legittimamente esercitato, nella
rispettiva qualità di Vice Presidente di Sezione e di membro del Comitato, il sacrosanto
diritto di critica sulla gestione dell’attuale Presidente della Sezione Sicilia,
in osservanza del principio di democrazia sul quale si fonda l’ordinamento
dell’ANSE. A nulla sono valse la nostre difese,
esposte per iscritto prima dell’adozione del provvedimento e poi nell’impugnazione
davanti al Collegio dei Probiviri, con l’assistenza di uno Studio Legale. Difese
del tutto inutili, perché l’epilogo della vicenda era già segnato e si è
puntualmente materializzato con il verdetto del Collegio che ha respinto il
nostro ricorso, confermando l’espulsione, nonostante la genericità e
l’infondatezza degli addebiti che ci sono stati mossi e i vizi di forma
contenuti nel provvedimento, puntualmente dimostrati dal nostro legale. Il
provvedimento che l’ANSE ha tentato e tenta di far passare come un atto dovuto,
altro non è che una rappresaglia per liberarsi di due soci, che facevano parte
della maggioranza del Comitato di Sezione, e sostituirli con i primi due dei non
eletti, amici del Presidente di Sezione, per ribaltare a suo favore la maggioranza
e potere agire liberamente, mettendo in atto i suoi propositi.
In data 14/10/2014 il neo eletto Presidente Petrucci invia a
tutta la Sezione la seguente mail che ha come oggetto "volontariato e
solidarietà".
"Carissimi, Vi scrivo da Bologna, in occasione del mio
primo incontro nazionale al quale partecipo da Presidente...Lasciate che ognuno
sappia che sopporteremo ogni carico, affronteremo ogni difficoltà, aiuteremo
ogni amico, ci opporremo a chi ci ostacola, pur di assicurare il successo del ns.
impegno. Ci impegniamo a fare molto, e anche di più. Ci impegniamo con la
lealtà dei fedeli amici. Uniti, c'è poco che non si possa fare, in un clima di
accordo e cooperazione. Non ci aspetteremo sempre che appoggino i nostri punti
di vista, ma speriamo di vedere sempre sostenuti i nostri veri valori. Si
ricordi che nella società quelli che cercavano il potere cavalcando la tigre,
hanno fatto una brutta fine. Tuttavia, poniamoci all'opera. Nelle vostre mani,
miei amici, più che nelle mie, sarà posto il successo finale o il fallimento
della nostra opera".
Noi soci, nel commentare quanto scritto dal neo Presidente,
siamo rimasti sbalorditi. Sembrava un roboante bollettino di guerra, trasmesso
da un generale alle sue truppe per incitarle e per ammonirle a comportarsi da soldati. Invece, era semplicemente il proclama di un socio, eletto Presidente
della Sezione Sicilia (su consiglio dell'ex Presidente, Pietro Solli, elevatosi
a garante delle sue capacità) per guidare persone associate all’ANSE, dedite
alla solidarietà e allo sviluppo dell’Associazione, con un laborioso passato
lavorativo in un'Azienda elettrica tra le più prestigiose al mondo, l'ENEL.
Dopo il messaggio, il neo Presidente si mette subito all’opera per attuare i
suoi fieri propositi, tentando di mettere al posto di Responsabile del Nucleo di
Palermo un suo fedele amico, a scapito di chi legittimamente aveva titolo ad
occuparlo. Inoltre, allarga il Comitato di Sezione ad altri suoi amici, chiamandoli
“aggiunti”, figure assolutamente non previste dallo Statuto associativo. Per
sue decisioni contestate si sono dimessi da cariche direttive, a partire dalla
sua elezione, oltre dieci soci; tra questi anche l’ex Presidente Pietro Solli,
che si è dimesso dalla carica di membro del Comitato di Sezione, che aveva
mantenuto dopo le dimissioni da Presidente. La sua azione tesa a sostituire con
soci a lui fedeli i titolari di cariche che non condividono la sua gestione è
chiara ed indiscutibile. Come è altrettanto chiara l’acquiescenza della Sede Nazionale,
che invece dovrebbe assolvere al suo compito istituzionale di garantire i
diritti di tutti i soci. Sembra che il Presidente Nazionale non sia il
Presidente di tutti i soci, bensì il Presidente dei Presidenti di Sezione.
Non aggiungo altro, perché il merito della vicenda va valutato in altra sede. Chiedo ospitalità al blog “Anse fuori dal Coro” soltanto per fare poche considerazioni e porre qualche interrogativo.
Nell’ANSE, democrazia e uguaglianza dei soci sono diventati soltanto due principi scritti nello Statuto, ma nella pratica ignorati sia dai vertici nazionali che dal Presidente della Sezione Sicilia. Nell’ANSE Sicilia, i soci e i loro rappresentanti eletti negli organismi contano poco o nulla. Il loro ruolo è svuotato e ininfluente e se si permettono di muovere critiche alla gestione del Presidente sono sprezzantemente bollati dagli Organi nazionali dell’Associazione come oligarchi autoreferenziali e proposti per l’espulsione, cosa che poi è puntualmente avvenuta senza un approfondimento serio di tutti gli aspetti della vicenda, più che doveroso in casi del genere.
È moralmente, oltre che giuridicamente, lecito espellere dall’Associazione i soci che manifestano nelle forme democratiche il proprio punto di vista o il loro dissenso rispetto alla gestione del Presidente della Sezione in cui sono iscritti? O piuttosto ci troviamo di fronte ad una palese dimostrazione di incapacità dei vertici dell’ANSE si saper garantire la dialettica interna e il libero confronto delle idee? È normale che per difendersi da accuse infondate e infamanti occorre farsi assistere da un avvocato, e non basta appellarsi all’Organo di garanzia statutaria (Collegio dei Probiviri), ma è necessario procedere per via giudiziaria? È normale tutto ciò accada in un’Associazione che si autodefinisce di solidarietà e che dichiara di ispirarsi ai valori e al codice etico dell’Enel, da cui è patrocinata?
Noi riteniamo di no, e come noi lo pensano molti altri soci siciliani e tutti quelli che hanno avuto modo di conoscere la vicenda di cui siamo stati le vittime sacrificali. Mi auguro che i benpensanti vogliano riflettere sulla situazione e vogliano prendere qualche iniziativa affinché l’ANSE non somigli sempre più ad una sorta di un califfato: non lo affermo io, lo dicono i comportamenti cui siamo costretti ad assistere.
Giuseppe D'Arrigo