19 dicembre 2016

Letterina (aperta) di Natale

Egregio Signor Presidente,

          anche noi, come altri soci ANSE, abbiamo ricevuto la cartolina celebrativa con i suoi auguri per le imminenti festività natalizie, che ci affrettiamo a ricambiare.

Con la franchezza che ci contraddistingue, aggiungiamo che l’inusuale invio personalizzato degli auguri, ancorché motivato dalla celebrazione del venticinquennale dell’ANSE, sembra un’operazione di comunicazione, peraltro piuttosto datata, diretta a promuovere l’immagine del suo Presidente.  Infatti, la “card” augurale contiene tutti gli elementi che concorrono ad accreditare questa ipotesi: c’è la foto di Roma maestosa con il suo biondo Tevere, che evoca la grandezza, e non manca la frase suggestiva da rimanere impressa nella mente, che afferma il fiero proposito di fare della storia dell’ANSE la piattaforma su cui costruire il futuro. (?) Insomma, c’è tutto il necessario per comporre un bel quadretto epico, che riporta alla memoria un periodo della nostra fanciullezza, quando c’era ancora il capo che incarnava tutta la nazione e ne tracciava il destino.
  
E, dulcis in fundo, c’è il suo messaggio augurale autografo con l’incipit, ahinoi, alquanto vanaglorioso: “Per i nostri primi venticinque anni vissuti insieme”. Perdoni l’ardire, Signor Presidente, ma non le pare di aver esagerato nell’intestarsi  tutti i venticinque anni della storia dell’ANSE, pur sapendo che lei non ha avuto né arte né parte nei primi quattordici anni di vita dell’Associazione, dalla quale si è tenuto ben lontano? Salvo a scoprire, nella seconda metà dell’anno 2005, che l'iscrizione era uno dei requisiti necessari per poter presentare la candidatura alla carica di Presidente dell’ANSE,  che le era stata offerta e alla quale fu eletto nel Congresso nazionale svoltosi a cavallo tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre dello stesso anno.  Converrà, quindi,  che  il richiamo ai “nostri venticinque anni vissuti insieme” denota un egocentrismo fuori luogo, che sarebbe stato opportuno reprimere, almeno in questa occasione. Il senso della realtà avrebbe dovuto consigliarle maggiore sobrietà, se non altro per rispetto all’intelligenza dei tanti soci della prima ora, che in tutti i venticinque anni trascorsi hanno accordato la loro fiducia all’ANSE (purtroppo, tradita negli ultimi tempi), e soprattutto in omaggio a coloro che ebbero la felice intuizione e il merito di far nascere l’Associazione.  

         Com’è d’obbligo, chiudiamo la nostra letterina di Natale promettendo di non fare i birichini e di essere buoni. Buoni  sì, ma non féssi!
   
Con i migliori saluti,
     
Stefano Di Vincenzo - Prospero Figundio - Federico Memo - Giuseppe Monaco


                                                           

08 dicembre 2016

Considerazioni di un socio sull’ipotesi di ristrutturazione dell’ANSE

Premessa
Con nota n. 223 del 1° dicembre 2016, indirizzata ai Presidenti di Sezione, l’ANSE ha reso ufficialmente noto un documento con un’ipotesi di ristrutturazione della sua organizzazione territoriale, formulata a livello centrale, da esaminare nella riunione ordinaria dell’Assemblea nazionale convocata, con lettera n. 207 dello scorso novembre 2016, per il 13 e 14 dicembre 2016. Il che significa chiaramente che l’ipotesi sarebbe stata oggetto solo di valutazione, ma non di deliberazione da parte di detto organismo. Invece, con successiva nota n. 225 del 6 dicembre 2016, vale a dire una settimana prima della riunione dell’Assemblea, il preannunciato esame è stato trasformato in “esame ed approvazione”, attraverso l’irrituale modifica dell’ordine del giorno originariamente previsto.
La citata nota n. 223 precisa testualmente che “In tale documento viene osservato - ed il principio è condiviso dal Comitato direttivo nazionale - a che <è altamente auspicabile sia ripristinata sollecitamente una organizzazione territoriale dell’Associazione speculare a quella aziendale prendendo a riferimento prioritariamente la “rete” di E- Distribuzione>".
In sintesi, l’ipotizzata ristrutturazione prevede la soppressione di 8 Sezioni, che sarebbero accorpate a quelle della regione vicina, aventi sede nelle stesse città in cui sono ubicate le “Direzioni territoriali Enel”. Prevede altresì la soppressione di 64 Nuclei, il cui numero si ridurrebbe a 96, rispetto agli attuali 160.

Considerazioni
Il primo rilievo che scaturisce dalla lettura del documento suddetto riguarda l’impostazione dell’ipotesi, che sembra ispirata a cogliere un unico obiettivo e cioè quello di "ripristinare" (?) la specularità dell’organizzazione territoriale ANSE a quella aziendale, motivandola con la “[…] lontananza, anche conoscitiva, dell’Azienda di oggi, che si concretizza in una diffusa labilità di rapporti, isola nei fatti le Strutture ANSE sul territorio e, oltre a rendere praticamente estremamente problematica qualunque seria azione di proselitismo, fa rimontare spesso a livello nazionale la trattazione di modesti problemi legati al funzionamento associativo che potrebbero essere risolti più celermente ed efficacemente sul territorio, con un’adeguata interlocuzione con le Strutture territoriali aziendali.”
Le esigenze dei soci e la stessa sopravvivenza dell’Associazione nei territori interessati dalla ristrutturazione non sembrano interessare molto i vertici dell’Associazione.

Non occorrono particolari argomenti per dimostrare l’inconsistenza della motivazione citata; bastano poche riflessioni. Innanzitutto, l’asserita diffusa labilità di rapporti non dipende dalla “lontananza, anche conoscitiva dell’Azienda […]", che sarebbe causa dell’isolamento delle strutture ANSE. Gli operatori ANSE sul territorio conoscono bene la situazione e non possono condividere quest’analisi piuttosto superficiale. A livello territoriale, i rapporti tra rappresentanti ANSE e rappresentanti Enel, molto spesso, si giovano di conoscenze personali e le difficoltà d’interlocuzione non dipendono dalla mancanza nella stessa città di una “Direzione territoriale Enel”. Semmai vanno ricercate nella scarsa considerazione che molte strutture territoriali Enel hanno dell’ANSE, la quale non è accreditata, contrariamente a quanto vuol far credere, come una delle “istituzioni sociali” dell’Enel, ma è spesso percepita, a livello territoriale, semplicemente come un rispettabile raggruppamento di lavoratori in pensione, privo di qualsiasi considerazione in ambito aziendale. La labilità di rapporti, quindi, ha ben altre origini e la soluzione non può essere la soppressione delle Sezioni nei capoluoghi di regione ove non è dislocata una “Direzione Territoriale Enel”.
Vivaddio, i rapporti “istituzionali”, quando esistono, si possono intrattenere attraverso i tanti mezzi di comunicazione a disposizione e, all’occorrenza, con qualche visita del Presidente di Sezione al Responsabile Enel nella sua sede di lavoro. Peraltro, non si può enfatizzare l’occasionale trasferimento a livello nazionale di modesti problemi di funzionamento, per utilizzarlo a sostegno della soppressione di una Sezione.

Quanto alla tesi che l’isolamento delle strutture ANSE renderebbe problematica qualsiasi azione seria di proselitismo, è appena il caso di rilevare che essa non è collegata alla presenza di una “Direzione territoriale Enel”, bensì alla presenza sul territorio di lavoratori addetti alle diverse attività svolte da una o più aziende del Gruppo Enel. Ed è incontrovertibile la circostanza che nelle regioni in cui si vuol sopprimere la Sezione ANSE esiste comunque un vasto bacino di lavoratori Enel in servizio, oltre che di lavoratori in pensione e loro superstiti, cui rivolgere tale azione. Oltretutto, proprio alcune di dette Sezioni hanno fatto registrare recentemente adesioni di lavoratori in servizio, a ulteriore dimostrazione che non vi è alcun nesso tra il presunto “isolamento” delle strutture ANSE e l’azione di proselitismo. Si tratta, invece, di proporre iniziative idonee a sollecitare l’interesse del personale in servizio nei confronti dell’ANSE. Cito per tutte a titolo di esempio - e solo perché ne ho conoscenza diretta – l’attività in tal senso della Sezione Basilicata.

Inoltre non può essere invocata a sostegno della soppressione delle Sezioni un’ipotetica riduzione di costi. È un’idea sbagliata. Infatti, nelle città capoluogo di regione, allo stato attuale, il locale, gli arredi e le attrezzature d’ufficio sono condivisi da Sezione e Nucleo, il quale comunque avrebbe bisogno di continuare a fruirne, anche in mancanza della Sezione, per funzionare normalmente, salvo che non si voglia mandare tutti a casa o prospettare una soluzione diversa che al momento non s’intravede.

Un’altra critica all’ipotesi di ristrutturazione nasce dal fondato sospetto che si voglia imporre un progetto che le rappresentanze di base dovrebbero solo accettare con l’approvazione formale. Tale sospetto è avvalorato dall’insistente “pressione”, esercitata nei confronti delle Sezioni sotto forma di auspici, al fine di far condividere l’ipotesi proposta. In tale direzione sembra orientato anche l’improvviso stravolgimento dell’iter decisionale a livello nazionale, con l’irrituale iscrizione dell’argomento all’ordine del giorno dell’Assemblea del 13 e 14 dicembre 2016. Come testimonia la lettera di trasmissione del progetto, datata 1° dicembre 2016, nella suddetta riunione, era previsto originariamente solo l’esame e non già la sua approvazione, tanto e vero che non figurava tra gli argomenti all’ordine del giorno. Solo in seguito (il 6 dicembre 2016), e nell’imminenza della riunione dell’Assemblea, l’ipotesi è stata iscritta all’ordine del giorno per l’approvazione, sorvolando disinvoltamente sulla circostanza che la rilevante importanza dell’argomento da deliberare e la sua straordinarietà avrebbero imposto la convocazione dell’Assemblea in sessione straordinaria. Nel caso specifico non è stato rispettato neanche il preavviso di un mese, come previsto dallo Statuto e non può ritenersi valida allo scopo la convocazione dell’8 novembre 2016, perché l’argomento non è incluso nell’ordine del giorno originariamente comunicato, né sono stati inviati contestualmente ai membri dell’Assemblea i documenti riguardanti l’ipotesi di cui si tratta, per farne oggetto di deliberazione.

Infine, con riferimento all’inoppugnabile natura straordinaria di un progetto di ristrutturazione di così vasta portata, sono necessari alcuni richiami allo Statuto, la cui osservanza formale e sostanziale deve essere assoluta, per le conseguenze che possono derivare all’Associazione.
Perciò è utile ricordare le disposizioni statutarie di carattere generale e quelle che regolano la materia.
Per quanto riguarda le norme di carattere generale, l’art. 1 dispone al comma 1:
“E’ costituita l'Associazione Nazionale Seniores ENEL - ANSE – Associazione di solidarietà tra dipendenti e pensionati delle Aziende del Gruppo ENEL, con sede legale in Roma, diffusa su tutto il territorio nazionale.”
e al successivo comma 4:
“Le norme sull’ordinamento interno dell’Associazione sono ispirate a principi di democrazia e di eguaglianza di diritti di tutti gli associati.”

Art. 2 - (Soci), comma 2, dispone:
“La qualità di Socio si consegue con l’iscrizione al Nucleo locale (nel testo denominato Nucleo) e con il pagamento della quota sociale e comporta l’incondizionata accettazione delle norme dello Statuto e del Regolamento elettorale.”
Art. 12 - (Organizzazione Territoriale) dispone:
“L’organizzazione territoriale dell’Associazione si articola in Sezioni con competenza di norma sul territorio Regionale, alle quali fanno capo i Nuclei costituiti a livello locale. I criteri di appartenenza al Nucleo sono stabiliti dal punto n.2 del già citato art. 13 il quale dispone che “Ogni Nucleo è composto da un gruppo di Soci accomunati dalla residenza oppure dall’appartenenza o provenienza da unità organizzative del Gruppo ENEL o di Aziende cui siano confluite attività già svolte dal Gruppo ENEL.”

In relazione a quanto precede, si evidenzia che, sul piano giuridico, le associazioni sono delle istituzioni che prendono vita con la stipulazione di un particolare tipo di contratto: il contratto di associazione, che impegna le parti contraenti al momento dell’adesione. L’adesione si perfeziona, secondo i principi generali sulla formazione del contratto, nel momento dell’incontro delle dichiarazioni di volontà dell’aderente e dell’associazione .
Per quanto riguarda specificamente l’ANSE, il patto associativo dispone che l’iscrizione al Nucleo locale è il presupposto esclusivo per conseguire la qualità di socio e il conseguente diritto di far parte dell’organizzazione territoriale prevista dal citato art. 12.
L'iscrizione al Nucleo, dunque, costituisce l'elemento primario delle dichiarazioni di volontà del contratto, che dispiega i suoi effetti su tutti i rapporti che intercorrono tra i contraenti (soggetto aderente e Associazione) .

Per quanto riguarda poi le norme che regolano le modifiche da apportare eventualmente alla struttura dell’organizzazione territoriale, giova richiamare le seguenti norme statutarie.
Art. 13 - (Nucleo) che dispone al comma 4: 
“I Nuclei sono costituiti, accorpati o suddivisi previa delibera dell’Assemblea dei Soci interessati, soggetta a ratifica dell’Assemblea di Sezione e comunicata alla Presidenza nazionale. Nell’ipotesi di accorpamento tra due o più Nuclei le relative delibere devono essere adottate dall’Assemblea di ciascuna unità interessata. […]”.

Art. 18 - (Assemblea di Sezione) che dispone al comma 4: 
“Può proporre all’Assemblea nazionale l’accorpamento con altre Sezioni sulla base dell’istanza in tal senso inoltrata dalle Assemblee della maggioranza dei Nuclei al Comitato di Sezione.”

Tutto ciò significa che lo Statuto assegna ai soci e alle loro rappresentanze di base (Assemblea dei soci, Assemblea e Comitato di Sezione) un ruolo di assoluta preminenza in materia di modifica delle strutture territoriali, rispetto agli altri organi nazionali dell’Associazione, il cui ruolo è sostanzialmente di ratifica delle volontà espresse dalla base. La base associativa, come effettivo “dominus” della situazione, è deputata a deliberare valutando, in piena autonomia e serenità, quali siano le effettive esigenze a livello territoriale e, rispetto all’ipotesi proposta, quali possono essere le conseguenze sulla tenuta complessiva dell’organizzazione, in caso di una sua scriteriata modifica strutturale. Anche nell'ipotesi di ristrutturazione come quella in esame, da cui la base, operosa e spesso silente, che è stata completamente esclusa nella fase preparatoria, salvo a essere coinvolta “al bisogno” - come si usa dire in gergo medico - può ancora, con uno slancio di orgoglio, dire l’ultima parola sull’argomento, con consapevolezza e onestà di giudizio.

In chiusura, è opportuno evidenziare che nell’ANSE ogni tanto si materializza il “pallino” della ristrutturazione della rete territoriale. Già nel 2013, quindi in tempi non lontani, un Gruppo di lavoro costituito nell’ambito del Comitato Direttivo Nazionale e composto di tre membri (Di Vincenzo, Riva e Palmieri), si occupò in particolare dei Nuclei, riaffermando sostanzialmente la validità della rete organizzativa territoriale. La relazione conclusiva dei lavori del Gruppo ottenne l’approvazione prima dello stesso C.D.N. e poi dell’Assemblea Nazionale.
Questo per sottolineare che l’assetto della rete organizzativa territoriale dell’ANSE, pensato dai padri fondatori, conserva la sua attualità, avendo brillantemente superato nel tempo un severo collaudo. Eventuali aggiustamenti a livello locale si possono realizzare, come peraltro è sempre avvenuto, attraverso strumenti ordinari, valutando caso per caso le singole situazioni, senza apportare modifiche a tale assetto, e soprattutto senza ricorrere ad interventi devastanti di cui non si ravvisa la necessità, i quali avrebbero non solo l’effetto di stravolgere l’organizzazione, ma anche di eliminare insieme alle otto strutture organizzative regionali individuate nell’ipotesi, anche la presenza delle comunità associative che in esse si riconoscono.




19 novembre 2016

Voglia di ristrutturare

Le ristrutturazioni, lo sappiamo tutti, sono sempre di attualità. Ci riferiamo, ovviamente, alle ristrutturazioni aziendali, cui spesso fanno ricorso le imprese pubbliche e private per motivi diversi, ma soprattutto economici. Anche l’ANSE farà la sua brava ristrutturazione della rete associativa territoriale, come deciso dal Comitato direttivo nazionale, nella riunione del 30 settembre 2016. Dal verbale diffuso alle strutture regionali proprio in questi giorni, apprendiamo che è stato costituito un “gruppo di studio” con il compito di formulare sollecitamente un’ipotesi attuativa che dovrà riguardare entrambi i livelli dell’organizzazione territoriale e cioè quello regionale (le Sezioni) e quello locale (i Nuclei), poiché la situazione attuale - trascriviamo testualmente - “non è sicuramente in linea con le aspettative di sviluppo dell’Associazione e delle attese aziendali” [dell’Enel (N.d.R.)].
Da tale affermazione emerge che la concezione dell’Associazione da parte di chi la governa, ispirata a un aziendalismo spinto oltre il necessario, è focalizzata quasi esclusivamente su un unico obiettivo, mentre, le aspettative dei soci, che dovrebbero occupare sempre il primo posto tra gli obiettivi da perseguire, sono poco o per nulla considerate, tanto da non meritare, come in questo caso, neppure una menzione nell’impostazione del progetto. Peraltro, l’espresso riferimento alle “attese aziendali”, come uno dei due motivi posti a base della decisione, rafforza l’impressione che l’ipotizzata ristrutturazione della rete associativa territoriale, nei piani dei vertici dell’ANSE, sia indotta e destinata principalmente a soddisfare tale esigenza, ritenuta evidentemente prevalente su tutte le altre.
Poi, quali siano effettivamente le “attese aziendali” di cui si parla, nulla si sa, perché chi ha il compito di informare “il popolo dell’ANSE”, principale soggetto interessato alla ristrutturazione della rete associativa, non ha ritenuto sino ad oggi di doverle rendere note. Di qui la domanda: ma l’informazione è sempre un diritto inalienabile degli associati o è considerata una semplice aspettativa senza obbligo di soddisfacimento?
Altra annotazione. L’impostazione del progetto, il cui studio è stato affidato ai soli Vice Presidenti nazionali, con facoltà di questi ultimi di associare esperti, appare verticistica e poco aperta alla partecipazione, anche perché i principali protagonisti della rete associativa territoriale, i Presidenti di Sezione, non sono stati tenuti in alcuna considerazione per la composizione del gruppo di studio. Dalla presenza diretta di una loro rappresentanza sarebbe venuto un prezioso, quanto necessario, contributo nella fase di elaborazione di un progetto che - secondo le intenzioni - dovrebbe portare non solo alla razionalizzazione della rete dei Nuclei locali, mediante l’accorpamento di quelli non in grado di funzionare a causa della progressiva diminuzione dei soci o per altri motivi, ma soprattutto alla modifica sostanziale dell’attuale rete a livello regionale, la quale, in alcuni casi, potrebbe assumere carattere interregionale, con la soppressione di alcune Sezioni (probabilmente quelle con minor numero di soci), che sarebbero incorporate dalle Sezioni limitrofe. Per dirla in breve, si prospetta una vera rivoluzione.
L’eventuale cancellazione del livello regionale nella rete ANSE delle realtà territoriali numericamente minori, avrebbe un impatto sicuramente negativo sul corpo sociale interessato, poiché nell’ANSE il livello regionale è un punto di riferimento importantissimo per la comunità associativa, i cui rapporti si basano essenzialmente sulla consolidata conoscenza personale tra i suoi membri, che è rimasta l’unico e insostituibile fattore di aggregazione.
Si tratta, quindi, di una questione molto delicata e importante, da affrontare con cautela, seguendo un percorso più aperto alla partecipazione, nella piena consapevolezza dei riflessi che può avere sull’Associazione. Il percorso ipotizzato sembra prefigurare, invece, una soluzione calata dall’alto, foriera di divisioni destinate ad alimentare la crescente sfiducia dei soci, originata dall’evidente disinteresse dell’Associazione rispetto ai numerosi problemi di carattere generale che riguardano anche la comunità sociale. In questa situazione, il rischio di disperdere buona parte dei soci appartenenti alle Sezioni che saranno eventualmente soppresse diventa più concreto, dal momento che si aggiungono, a quelli esistenti, nuovi motivi di disimpegno. È un rischio serio che andrebbe evitato, visto che la fiducia nell’ANSE da parte dei suoi iscritti non è più sorretta dallo spirito di appartenenza, che in passato costituiva un pilastro importante dell’impianto associativo.






10 novembre 2016

Senza vergogna

La trasmissione televisiva Report dell’8 novembre scorso ha riacceso i riflettori sulla vicenda dei contributi previdenziali, per la ragguardevole somma di circa 40 milioni di euro, che l’Enel non ha versato all’INPS, secondo gli accertamenti effettuati dalla Vigilanza dell’Istituto. La vicenda, di cui riferirono a suo tempo solo alcuni giornali, determinò anche l’autosospensione, per alcuni mesi, dell’attuale Direttore Generale dell’INPS, Cioffi, avendo lo stesso ricoperto la carica di Direttore del Personale Enel, immediatamente prima di approdare all’Istituto.  Omissione contributiva? conflitto di interessi? C’è di che stupirsi. Chi ha visto la trasmissione di Rai3 si è fatta certamente un'idea sul caso, per nulla commendevole.
A prescindere dal merito della questione e dai suoi sviluppi, l’occasione ci offre lo spunto per alcune riflessioni su comportamenti dell’Enel, che a volte appaiono poco rispettosi dell’etica e molto più attenti al profitto. Per carità, non intendiamo affermare che tali comportamenti siano illegittimi, tuttavia non sfugge a nessuno che essi, in taluni casi, non siano perfettamente in linea con il codice etico che la stessa Enel si è data. A parte gli aspetti giuridici, ovviamente.
Il riferimento al codice etico riporta alla mente anche comportamenti riguardanti la riduzione tariffaria sull’energia elettrica agli ex dipendenti e loro superstiti, unilateralmente soppressa dall’Enel con la lettera indirizzata alle Organizzazioni Sindacali di categoria del 12 ottobre 2015, senza averne data preventiva comunicazione ai diretti interessati, i quali sono stati ufficialmente informati solo dopo la firma dello pseudo accordo sindacale del 27 novembre 2015. Infatti, l’Enel ha comunicato il recesso con lettera datata 15 dicembre 2015, come se si trattasse di un fatto scontato che gli interessati - secondo l’azienda - avrebbero potuto o dovuto già conoscere per averlo letto sui giornali o, magari, sulla Gazzetta Ufficiale, come dà ad intendere l’infelice incipit della stessa, grondante di ipocrisia: "Gentile Collega in pensione, come probabilmente saprà, in data 31 dicembre 2015, cesserà l’agevolazione tariffaria sulla Sua fornitura di energia elettrica”.
L’Enel, avendo omesso di preavvisare per tempo i fruitori della riduzione della sua volontà di recedere dagli accordi vigenti in materia, ha causato, oltre tutto, un evidente danno agli interessati, i quali, nel “riprogrammare” la spesa per energia elettrica (che tanto incide nei bilanci delle famiglie) in funzione dei maggiori oneri da sostenere, avrebbero avuto la possibilità di ridurre per tempo la potenza impegnata della propria fornitura, senza accollarsi i costi dell’operazione. Costi che sono invece pretesi dall’Enel a partire dal 1° gennaio 2016. 
Questo singolare modo dell’Enel di intendere e di gestire i rapporti con gli ex dipendenti, disponendo dei loro diritti, ha fatto sorgere molte serie riserve sulla sua correttezza dal punto di vista giuridico, tanto che molti di essi hanno sollevato, con l’assistenza di diversi studi legali, la vertenza in sede giudiziaria, con l’intento di ottenere giustizia dai Tribunali della Repubblica. Quanto alla fedeltà dei descritti comportamenti al codice etico, cui la stessa Enel dice di volersi attenere, il giudizio è implicito nei fatti: ci sono sufficienti e validi motivi per vergognarsi. Ma la vergogna è un sentimento che non si prova più, in una società ormai priva di scrupoli, dove malafede e sopraffazione sono gli strumenti spesso preferiti per raggiungere i propri scopi. 



   


26 ottobre 2016

L'agevolazione tariffaria sull'energia elettrica ai lavoratori TERNA


Gli ultimi sviluppi della vicenda riguardante l'agevolazione tariffaria sull'energia elettrica ai lavoratori TERNA evidenziano un esito sostanzialmente positivo per il personale in servizio, mentre assumono un significato profondamente negativo per i pensionati. Com'è noto l'erogazione dell'agevolazione è stata unilateralmente interrotta, senza preavviso agli interessati, a decorrere dal mese di luglio 2016.
Nell'incontro tra la Soc. TERNA e le Organizzazioni sindacali degli elettrici, tenutosi ieri 25 ottobre, è stato sottoscritto il verbale di accordo che ripristina, dal 1° gennaio 2017, l'agevolazione tariffaria al personale in servizio che ne fruiva alla data del 30 giugno 1996, secondo le modalità in atto, in attesa di definire una nuova regolamentazione. Restano ancora in sospeso le situazioni riguardanti i pensionati,  per i quali l'azienda si è dichiarata indisponibile al mantenimento dell'agevolazione, e coloro che stanno per andare in pensione.
Per chi è già in pensione la prospettiva non è esaltante: si profila una soluzione conciliativa su base volontaria, sulla falsariga di quanto è avvenuto per i pensionati ex dipendenti Enel.
Secondo TERNA, la platea dei pensionati titolari dell'agevolazione è di circa 1150 unità, il cui rapporto di lavoro è cessato a far data dal 2 novembre 2005 in poi. Non è ancora chiara e resta da definire la situazione di circa altri 1.000 beneficiari, cessati dal servizio nel periodo dal 1° ottobre 1999 al 1° novembre 2005.
TERNA e Organizzazioni sindacali hanno stabilito di incontrarsi di nuovo il 15 novembre 2016.


16/11/2016
Ieri 15 novembre, si è svolto il previsto incontro tra i rappresentanti della Soc. TERNA e delle Organizzazioni sindacali, per il prosieguo della discussione sull'agevolazione tariffaria agli ex dipendenti e superstiti. L'azienda ha prospettato un'ipotesi di soluzione analoga a quella degli ex dipendenti dell'Enel che prevede, a fronte dell'abolizione dell'agevolazione, di una somma sostitutiva come da tabella allegata all'accordo Enel. A tale somma si dovrebbe aggiungere un ulteriore importo - da quantificare - in ragione della soppressione attuata unilateralmente da TERNA, a partire da luglio 2016, senza avvisare i beneficiari.
Le parti hanno fissato un nuovo incontro per il prossimo 29 novembre.   



05 ottobre 2016

Dove regna la confusione assoluta


Caro Giuseppe D’Arrigo, 

interessante il tuo scritto, tanto da far capire quello che è successo e continua a succedere, ma quello che conta è la storia vissuta in ANSE. Mi riferisco alla storia personale di ciascuno di noi. Valgono i risultati che si sono raggiunti stando a stretto contatto con i Soci e la soddisfazione degli stessi, come valutazione a tutto campo su ciò che abbiamo fatto ed i livelli di riconoscimento raggiunti sul piano personale. Il giudizio che loro ci  danno per l’impegno profuso ci gratifica soprattutto in un mondo fatto anche di ipocrisie e disinteresse. La forbice si allarga di più se si va sempre più in alto. E’ questo che fa la differenza tra coloro che hanno fatto e fanno ed altri che non hanno fatto e continuano a non fare, anzi……!
Ti voglio raccontare un qualcosa di veramente accaduto. Un’insegnante di scuola elementare assegna ai suoi alunni della quarta classe un tema da svolgere a casa: “Una gita fuori porta”.  Uno degli  alunni così svolge il suo componimento.

<< Domenica scorsa sono andato assieme con tutta la famiglia (nonni, genitori, figli, nipoti e altri parenti) a fare una gita. Era una gita fuori porta programmata da mia mamma, perché doveva chiedere un favore a un Santo. Dopo tanti chilometri siamo arrivati in una chiesa, mia madre, avvicinandosi alla statua del Santo, dice: Siamo venuti a pregarti di esaudire un nostro desiderio e chiederti un grosso favore. Ho una figlia sposata da quattro anni e fino ad ora, sebbene abbiano tentato con lo sposo, non sono riusciti ad avere un figlio. Ci raccomandiamo a te per un miracolo. Dopo aver mangiato le abbondanti pietanze che avevamo portato, siamo tornati a casa.  Passa un po’ di tempo e dopo due mesi mia sorella aspetta un bambino. Ma…forse…abbiamo pregato poco… o il Santo si è “confonduto”: anziché restare incinta mia sorella, la sposata, è rimasta incinta l’altra mia sorella, quella non sposata. >>

Riflessione: chissà se anche qualche manager volontario si sia anche lui “confonduto” per il troppo lavoro.


                                                                              Stefano Di Vincenzo




02 ottobre 2016

La festa dei nonni



Oggi, 2 ottobre, si festeggiano i nonni. Più che scrivere belle parole, che - in questa come in altre circostanze - si sprecano, per rimarcare l’importanza del loro ruolo nella società odierna, preferiamo più semplicemente rivendicare rispetto per i nonni, ai quali accomuniamo tutte le persone non più in età lavorativa. Non parliamo, ovviamente, di rispetto inteso come atto di riguardo alla loro non più verde età, alla canizie; ci riferiamo invece al rispetto degli impegni assunti nei loro confronti; al rispetto dei loro diritti, spesso negati o conculcati. Esempi in questo senso? Ve ne sono alcuni anche di viva attualità e non è il caso di elencarli, tanto li sappiamo a memoria.
Sappiamo anche che tutti noi, nonni o no, seguiteremo a difendere i nostri diritti con fermezza e dignità, come continueremo a dare il nostro fattivo contributo per supplire alla carenza di servizi sociali per le famiglie o per sostenerle nelle difficoltà quotidiane, nella consapevolezza che - come afferma Cicerone nel “Cato Maior de senectude”- la conoscenza, l'esercizio delle virtù in ogni età e una vita ben spesa, sono i rimedi più efficaci per una buona vecchiaia. 





29 settembre 2016

Se l'esercizio del diritto di critica comporta l’espulsione dall’ANSE


Chi scrive è stato espulso dall’Associazione, insieme con un altro socio, per recente decisione adottata dal Comitato direttivo nazionale, su proposta della Presidenza nazionale. Secondo quanto è scritto nel provvedimento di espulsione, io e l’altro socio avremmo violato gli obblighi di correttezza e di rispetto nei confronti degli Organi Associativi Nazionali e, più in generale, gli obblighi di trasparenza e probità. La violazione di imprecisate norme statutarie consisterebbe nell’aver tentato di dare legittimazione sostanziale” all’istituto della “sfiducia”.
Che cosa avremmo fatto di tanto grave, dunque, per meritare il provvedimento estremo dell’esclusione dall’Associazione, al termine di un processo sommario? Abbiamo semplicemente e legittimamente esercitato, nella rispettiva qualità di Vice Presidente di Sezione e di membro del Comitato, il sacrosanto diritto di critica sulla gestione dell’attuale Presidente della Sezione Sicilia, in osservanza del principio di democrazia sul quale si fonda l’ordinamento dell’ANSE.  A nulla sono valse la nostre difese, esposte per iscritto prima dell’adozione del provvedimento e poi nell’impugnazione davanti al Collegio dei Probiviri, con l’assistenza di uno Studio Legale. Difese del tutto inutili, perché l’epilogo della vicenda era già segnato e si è puntualmente materializzato con il verdetto del Collegio che ha respinto il nostro ricorso, confermando l’espulsione, nonostante la genericità e l’infondatezza degli addebiti che ci sono stati mossi e i vizi di forma contenuti nel provvedimento, puntualmente dimostrati dal nostro legale. Il provvedimento che l’ANSE ha tentato e tenta di far passare come un atto dovuto, altro non è che una rappresaglia per liberarsi di due soci, che facevano parte della maggioranza del Comitato di Sezione, e sostituirli con i primi due dei non eletti, amici del Presidente di Sezione, per ribaltare a suo favore la maggioranza e potere agire liberamente, mettendo in atto i suoi propositi.

In data 14/10/2014 il neo eletto Presidente Petrucci invia a tutta la Sezione la seguente mail che ha come oggetto "volontariato e solidarietà".
"Carissimi, Vi scrivo da Bologna, in occasione del mio primo incontro nazionale al quale partecipo da Presidente...Lasciate che ognuno sappia che sopporteremo ogni carico, affronteremo ogni difficoltà, aiuteremo ogni amico, ci opporremo a chi ci ostacola, pur di assicurare il successo del ns. impegno. Ci impegniamo a fare molto, e anche di più. Ci impegniamo con la lealtà dei fedeli amici. Uniti, c'è poco che non si possa fare, in un clima di accordo e cooperazione. Non ci aspetteremo sempre che appoggino i nostri punti di vista, ma speriamo di vedere sempre sostenuti i nostri veri valori. Si ricordi che nella società quelli che cercavano il potere cavalcando la tigre, hanno fatto una brutta fine. Tuttavia, poniamoci all'opera. Nelle vostre mani, miei amici, più che nelle mie, sarà posto il successo finale o il fallimento della nostra opera".
Noi soci, nel commentare quanto scritto dal neo Presidente, siamo rimasti sbalorditi. Sembrava un roboante bollettino di guerra, trasmesso da un generale alle sue truppe per incitarle e per ammonirle a comportarsi da soldati. Invece, era semplicemente il proclama di un socio, eletto Presidente della Sezione Sicilia (su consiglio dell'ex Presidente, Pietro Solli, elevatosi a garante delle sue capacità) per guidare persone associate all’ANSE, dedite alla solidarietà e allo sviluppo dell’Associazione, con un laborioso passato lavorativo in un'Azienda elettrica tra le più prestigiose al mondo, l'ENEL. 
Dopo il messaggio, il neo Presidente si mette subito all’opera per attuare i suoi fieri propositi, tentando di mettere al posto di Responsabile del Nucleo di Palermo un suo fedele amico, a scapito di chi legittimamente aveva titolo ad occuparlo. Inoltre, allarga il Comitato di Sezione ad altri suoi amici, chiamandoli “aggiunti”, figure assolutamente non previste dallo Statuto associativo. Per sue decisioni contestate si sono dimessi da cariche direttive, a partire dalla sua elezione, oltre dieci soci; tra questi anche l’ex Presidente Pietro Solli, che si è dimesso dalla carica di membro del Comitato di Sezione, che aveva mantenuto dopo le dimissioni da Presidente. La sua azione tesa a sostituire con soci a lui fedeli i titolari di cariche che non condividono la sua gestione è chiara ed indiscutibile. Come è altrettanto chiara l’acquiescenza della Sede Nazionale, che invece dovrebbe assolvere al suo compito istituzionale di garantire i diritti di tutti i soci. Sembra che il Presidente Nazionale non sia il Presidente di tutti i soci, bensì il Presidente dei Presidenti di Sezione. 

Non aggiungo altro, perché il merito della vicenda va valutato in altra sede. Chiedo ospitalità al blog “Anse fuori dal Coro” soltanto per fare poche considerazioni e porre qualche interrogativo.
Nell’ANSE, democrazia e uguaglianza dei soci sono diventati soltanto due principi scritti nello Statuto, ma nella pratica ignorati sia dai vertici nazionali che dal Presidente della Sezione Sicilia. Nell’ANSE Sicilia, i soci e i loro rappresentanti eletti negli organismi contano poco o nulla. Il loro ruolo è svuotato e ininfluente e se si permettono di muovere critiche alla gestione del Presidente sono sprezzantemente bollati dagli Organi nazionali dell’Associazione come oligarchi autoreferenziali e proposti per l’espulsione, cosa che poi è puntualmente avvenuta senza un approfondimento serio di tutti gli aspetti della vicenda, più che doveroso in casi del genere.
È moralmente, oltre che giuridicamente, lecito espellere dall’Associazione i soci che manifestano nelle forme democratiche il proprio punto di vista o il loro dissenso rispetto alla gestione del Presidente della Sezione in cui sono iscritti? O piuttosto ci troviamo di fronte ad una palese dimostrazione di incapacità dei vertici dell’ANSE si saper garantire la dialettica interna e il libero confronto delle idee? È normale che per difendersi da accuse infondate e infamanti occorre farsi assistere da un avvocato, e non basta appellarsi all’Organo di garanzia statutaria (Collegio dei Probiviri), ma è necessario procedere per via giudiziaria? È normale tutto ciò accada in un’Associazione che si autodefinisce di solidarietà e che dichiara di ispirarsi ai valori e al codice etico dell’Enel, da cui è patrocinata?
Noi riteniamo di no, e come noi lo pensano molti altri soci siciliani e tutti quelli che hanno avuto modo di conoscere la vicenda di cui siamo stati le vittime sacrificali. Mi auguro che i benpensanti vogliano riflettere sulla situazione e vogliano prendere qualche iniziativa affinché l’ANSE non somigli sempre più ad una sorta di un califfato: non lo affermo io, lo dicono i comportamenti cui siamo costretti ad assistere.   
                                                                                
                                                                                      Giuseppe D'Arrigo





24 settembre 2016

Lo sconto tariffario agli ex dipendenti TERNA



Continua a rimanere sospesa la questione della mancata applicazione dello sconto sui consumi di energia elettrica agli ex dipendenti TERNA, in conseguenza della disdetta da parte dell’Enel del contratto di servizio che consentiva l’applicazione dell’agevolazione tariffaria direttamente sulla bolletta. Com’è ormai noto, i pensionati ex TERNA che fruivano dell’agevolazione si sono accorti della sua soppressione, quando recentemente hanno ricevuto dall’Enel l’ultima bolletta periodica a tariffa intera, senza alcun preavviso da parte del loro ex datore di lavoro o del fornitore.
L’incontro del 19 settembre tra le organizzazioni sindacali degli elettrici e la Società TERNA, convocato per trovare una soluzione al problema, ha avuto carattere interlocutorio, poiché l’azienda ha evitato di manifestare le sue intenzioni al riguardo.
La conferma viene dalla lettura del comunicato del 23 settembre 2016, emesso dalle organizzazioni dei lavoratori elettrici. Tuttavia, il comunicato, benché redatto in perfetto sindacalese, sembra voler trasmettere ai pensionati TERNA il seguente messaggio: la soppressione dell’agevolazione non è soltanto un’ipotesi teorica. Gli approfondimenti che Terna sta facendo potrebbero preludere a un allineamento dell’azienda alla decisione già adottata dall’Enel per i suoi ex dipendenti. Inoltre, il fatto stesso che le organizzazioni sindacali abbiano posto (bontà loro) il problema della rappresentanza dei pensionati, costituisce un’implicita conferma dell’ipotesi che i contatti in corso tendano ad indirizzare la trattativa verso una soluzione che non contempli la possibilità di estendere - con le necessarie modifiche di carattere applicativo - ai circa 1.150 pensionati ex dipendenti TERNA la procedura utilizzata per lavoratori in servizio.

Le nostre sono semplicemente delle ipotesi, che scaturiscono dalla lettura del comunicato sindacale. Speriamo che restino tali e che i colleghi di Terna non si trovino, entro poco tempo, nella stessa situazione degli ex dipendenti Enel.


14/10/2016
Purtroppo, la nostra ipotesi che TERNA avrebbe seguito le orme dell'Enel, in tema di agevolazione tariffaria sui consumi di energia elettrica agli ex dipendenti, non era campata in aria.
Infatti, è arrivata puntualmente la disdetta degli accordi in materia da parte dell'azienda, notificata alle organizzazioni sindacali dei lavoratori elettrici FILCTEM/CGIL, FLAEI/CISL e UILTEC/UIL con lettera raccomandata del
 13 ottobre 2016, prot. RUO n. 748 .








19 settembre 2016

Tutte le strade portano a Roma (o quasi)



Per il pernottamento dei responsabili delle sue strutture periferiche invitati alla cerimonia di celebrazione del 25° anniversario dell’Associazione, fissata per il 13 ottobre prossimo a Roma, l’ANSE ha scelto una struttura alberghiera posta all’estrema periferia della città eterna, oltre il Grande Raccordo Anulare, non lontana dalla Riserva naturale di Decima Malafede.
La sistemazione agreste, sicuramente adatta a creare un’atmosfera idilliaca per la circostanza, non facilita gli spostamenti degli ospiti e perciò non è gradita da quelli che, arrivando a Roma il pomeriggio precedente, immaginavano di potersi ritagliare il tempo strettamente necessario per una breve passeggiata romana o per compiere, in occasione del Giubileo della Misericordia, il loro atto di fede visitando una Basilica.  Pazienza se dovranno rinunciarci, vedranno Roma la mattina dopo attraversandola in pullman, come si fa nei pellegrinaggi, quando si recheranno all’Auditorium dell’Enel per assistere alla cerimonia, a testimonianza della loro fedeltà all’ANSE. Comunque sia, la fede ci entra sempre.






16 settembre 2016

Perequazione delle pensioni. Il Tribunale di Genova rimette la questione alla Corte Costituzionale



Un’altra ordinanza di trasmissione degli atti di causa alla Corte Costituzionale sul blocco della perequazione delle pensioni si aggiunge a quelle già emesse da diversi tribunali. Si tratta dell’ordinanza n.1019/2016 del 9 agosto 2016 emessa dal Tribunale di Genova, il quale ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale delle norme sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni 2012 e 2013, attuato dal Governo Monti con decreto n. 201/2011 (convertito in legge n. 214/2011) e confermato con modifiche dal Governo Renzi con decreto n. 65/2016 (convertito in legge n. 109/2015).
Ricordiamo che sulla stessa materia la stessa Corte Costituzionale si è pronunciata già una prima volta con la nota sentenza n. 70/2015 del 30 aprile 2015.




15 settembre 2016

Le purghe atto secondo


di Stefano Di Vincenzo


E la mano dei Probi(viri) ha colpito con fermezza e rigore nel nome della trasparenza, dell’obiettività, della giustizia  e dell’applicazione delle norme statutarie (tanto per dire), non avendo sentito le ragioni che uno studio Legale aveva fatto presente e giuridicamente dimostrato, appellando l’ingiusto provvedimento di espulsione inflitto a due Soci siciliani.
Siamo alle solite, tutto era stato detto e scritto prima ancora di avere inizio. Dopo mesi e mesi di batti e ribatti, finalmente è stato tutto risolto secondo la locuzione latina “pro domo mea” ed è venuta la condanna  definitiva. La mia lealtà ed onestà intellettuale mi impongono di dire, come già in altri casi ho avuto occasione di manifestare apertamente,  che anche su questa condanna ho seri dubbi. Abbiamo due soci ANSE in meno. Ma che cosa sono due Soci che insieme ad altri hanno avuto il coraggio, non la  tracotanza,  di opporsi e di far valere la propria indipendenza, libertà in nome della sovranità del diritto, della dignità personale, della democrazia e delle norme che regolano la vita dei Soci ANSE?  Potrebbe darsi che tutto si sia concluso,  ma chissà se  gli assetti sono ancora  da definire. Il tempo forse ci farà ricredere. C’è un detto che dice…..sino a quando la guerra non è finita nessuno può dichiarare di avere vinto; l’avere perso una battaglia non pregiudica l’esito dell’intera vicenda.  Pensiamoci un po’.

I due Soci si sentono offesi, ma con loro ci sono tantissimi altri Soci che già prima, quale segno premonitore,  hanno espresso loro solidarietà morale e non solo. Ne vedremo delle belle. Tra un mese ci sarà la grande festa per il 25° anniversario della nascita dell’ANSE e ci presenteremo dinanzi all’ENEL con la bella medaglia al petto per aver cacciato due soci che hanno dedicato all’ANSE molte delle loro energie e del loro impegno. È il primo caso che si verifica nella storia di circa 50 anni di vita associativa, totalizzati non solo dall’ANSE, ma anche dall’ANPE e dall’UGLAE che l’hanno preceduta e che insieme l’hanno generata nel 1991.  Forse si poteva risolvere la situazione evitando la soluzione traumatica, ma di uomini benpensanti, capaci di saper gestire con equilibrio situazioni associative difficili, ce ne sono pochi. Personalmente esprimo tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza  agli amici interessati coinvolti in questa non piacevole vicenda.  



19 agosto 2016

Nel 2018 l’addio al mercato tutelato dell’energia

L'iter del disegno di legge sulla concorrenza


Nella vicenda della soppressione dello sconto agli ex dipendenti Enel si è spesso parlato anche della cessazione del mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas, prevista per il 2018.
Come è noto, la nuova disciplina in materia è contenuta nel disegno di legge sulla concorrenza in corso di esame. Secondo l’iter parlamentare, il disegno di legge dovrebbe ricevere l’approvazione del Senato, in seconda lettura, entro i primi di ottobre per poi tornare alla Camera per il via libero definitivo.
Pertanto, se non interverranno variazioni, il 1° luglio 2018 (questo il termine stabilito dal provvedimento) segnerà l’addio definitivo al mercato tutelato e la migrazione di tutti i consumatori verso il mercato libero. 
Il disegno di legge prevede, tra le altre disposizioni, misure a favore delle famiglie in condizioni di disagio economico e l’aumento della vigilanza e delle informazioni a tutela dei clienti finali dell’energia elettrica e del gas. Tali misure dovranno essere definite in un decreto del Ministero dello sviluppo economico, al fine di assicurare il passaggio dei clienti dal mercato tutelato al mercato libero secondo meccanismi che garantiscano la trasparenza e la concorrenza. Ciascun fornitore del servizio di maggior tutela, a partire dal gennaio 2017, dovrà fornire ai propri clienti adeguata informazione in vista del superamento dell’attuale sistema tariffario. 

  



12 luglio 2016

Le purghe

di Stefano Di Vincenzo

La conoscenza dell’uomo è poca… quasi insignificante in rapporto alla globale conoscenza, alla scienza, all’arte etc. etc., nonché ai fatti trascorsi, ai presenti ed a quelli futuri succedutesi negli millenni della storia. Eppure bisogna dire che la storia non esisterebbe se tutti noi non facessimo parte integrante della storia nella storia, nella rappresentazione di tre periodi l’uno collegato all’altro tra il passato, il presente ed il futuro. Il primo tempo è il presente del passato ossia quello che abbiamo vissuto in prima persona, quello che abbiamo appreso dagli studi , dalla esperienza nostra e quella di altri, spinti sempre più dalla nostra curiosità del sapere, del conoscere e del fare. Il secondo tempo è il presente del presente ossia le intuizioni e la percezione di quello che avvertiamo al momento con tutta la passione, l’amore ed altro sentimento. Il terzo periodo è il presente del futuro che potrebbe essere l’attesa, non fine a se stessa, ma come ricca di sogni, di aspettative per il bene non solo di se stesso ma anche della intera umanità da non confondere sulla definizione della “umanità” riportata nella pagina della cultura di questo blog che, comunque, consiglio di leggere. Questi tre tempi ampliati concettualmente e filosoficamente da S. Agostino nelle sue “Confessioni” sono stai ripresi più volte anche dal punto di vista storiografico, ma anche lo stesso Leibniz ebbe a dire “che il presente è carico del passato e gravido dell’avvenire” all’interno di un avvenire dominato da una assoluta continuità. Oggi, oltre ad una dietrologia relativa a tanti fatti e misfatti succedutesi in regime molto oligarchico, se non, a volte, di una sola persona, vengono in mente, per rimanere nella storia contemporanea, i misfatti compiuti da Stalin, da Hitler, da Mao; quelli di tanti altri personaggi storici, di personaggi importanti anche politici (negli ultimi anni in Italia ne abbiamo visto e ne vediamo delle belle), ma anche di gente comune meno nota. Tutta “brava gente” (si fa per dire), che servendosi delle purghe ha dato un certo corso alla storia o più semplicemente alla vita delle persone. Le purghe intese, appunto, come epurazione. 
Il termine, dunque, indica due concetti diversi e lo si deve a un fatto storico. Il Vescovo di Tessalonica, Certusio, scrisse una lunghissima pastorale nella quale ordinava ai religiosi di purgarsi, cioè di purificare la loro anima con digiuni, penitenze e preghiere. Il Priore del Convento del Monte Tofa, un cessaiuolo semianalfabeta, convertitosi in tarda età, di tutta la pastorale riuscì a capire solo purgare e, non capendo il resto, interpretò la cosa secondo l'esperienza del suo antico mestiere: distribuì ai monaci un’abbondante quantità di olio di ricino, intimando loro di ingurgitarlo all'istante. Il Convento, purtroppo, disponeva di un solo servizio igienico, e così i monaci, in difficoltà, invasero ogni dove. Dal Convento si sollevò un infernale olezzo, che scese a valle e investì con violenza la città di Tessalonica. Questo equivoco fece sì che da allora i termini purgare, purga, purgativo, purgante etc. assumessero un doppio significato, “teologico” ed “espulsivo”, “liberarsi di qualcuno”. Ovviamente, ogni riferimento ad accadimenti o a persone è del tutto casuale, con l’auspicio che non si faccia confusione tra i diversi significati.














01 luglio 2016

Nel silenzio ufficiale il compleanno dell’ANSE

di Prospero Figundio

Negli ultimi tempi, ci siamo astenuti di proposito dal parlare direttamente dell’ANSE per non tediare i tanti lettori del blog non iscritti all’Associazione, per nulla interessati alle sue vicende.
Non possiamo, però, non occuparci della ricorrenza del venticinquesimo anniversario dalla costituzione dell’Associazione, passata nel più assoluto silenzio ufficiale. L’atto di nascita dell’ANSE risale, infatti, al 21 giugno 1991, data in cui fu sottoscritto in Roma, davanti al Notaio Giovanni Pocaterra.
Ebbene, a parte il preannuncio della cerimonia celebrativa prevista in ottobre, chi aveva l’onere e l’onore di ricordarne la data, non ha ritenuto di dover fare qualcosa per condividere con tutti i soci e con gli altri portatori di interessi la legittima soddisfazione per l'importante traguardo raggiunto .
Dare risonanza alla ricorrenza, oltre che un atto doveroso, era anche occasione propizia per cercare di riannodare un difficile dialogo con il corpo sociale, deluso e disaffezionato per la condotta totalmente rinunciataria adottata dall’ANSE su problemi ai quali gli iscritti erano e sono particolarmente interessati e perciò sensibili. Non ci riferiamo soltanto alla vertenza della riduzione tariffaria sull’energia elettrica, ma anche ad altri problemi di natura previdenziale da cui l’ANSE ha deciso di estraniarsi completamente. Ci fermiamo qui, in primo luogo perché il discorso diventerebbe molto lungo, e poi perché sarebbe comunque inutile, conoscendo le granitiche certezze sul modo di intendere e di gestire l’Associazione degli attuali reggitori dell’ANSE, peraltro impegnati a perseguire qualsiasi accenno di opposizione alla loro linea, fino ad adottare nei confronti di alcuni soci, ritenuti a loro giudizio “ribelli”, la massima sanzione statutaria: l’espulsione dall’Associazione.
La ricorrenza della costituzione dell’ANSE, quindi, non era evidentemente considerata tanto importante da consigliare di rievocarla almeno con qualche frase di circostanza o spiegazione, magari anche per porre l’accento sugli sforzi di coloro che contribuirono alla fondazione dell'odierna realtà associativa. L’unico timido segno è rappresentato da un’immagine pubblicata sul sito web, che vorrebbe assomigliare a un logo, composta dal numero 25, nel cui interno è stato incollato il “marchietto” Anse, 1991 - 2016. L’immagine, sbiadita e sfocata, piazzata sul sito in modo “asettico”, non stimola sentimenti o emozioni; al massimo la sfocatura evoca visivamente la distanza che separa l’ANSE dai suoi associati. Non vogliamo essere accusati di sparare sulla Croce Rossa e perciò ci limitiamo a dire che sussistevano le condizioni più favorevoli per trasmettere ai soci un messaggio più positivo, ma è mancata la volontà di coglierle.  







06 giugno 2016

Un pensionato Enel racconta la sua esperienza per ottenere l’importo una tantum per la soppressione dello sconto energia

Sono pensionato Enel dal 1996. Ho seguito tutte le fasi di quell'accordo tra Sindacati e Enel (accordo non autorizzato da nessuno) e purtroppo per motivi familiari ho deciso di accettare quella transazione. Vorrei però fare alcune considerazioni sull'andamento di questa vicenda che mi sta infastidendo molto: a parte il fatto degli indirizzi errati dei CAF, nell'ultima raccomandata venivano indicati quelli giusti, corrispondenti alle Regioni di appartenenza (io vivo a Mantova pertanto Lombardia).
Ho contattato il CAF di Mantova CGIL per fissare l'appuntamento, chiedendo contemporaneamente quale importo mi sarebbe stato chiesto per lo svolgimento della pratica, la risposta è stata che nulla era dovuto. Il giorno.23 maggio, recandomi con altri 3 ex colleghi per la compilazione del mandato di conciliazione, mi veniva riferito che nulla era dovuto se eravamo iscritti al Sindacato, altrimenti vi era da pagare. In un primo momento ho contestato tale richiesta, poi per evitare discussioni ho accettato con il proposito intimo di dare immediata disdetta non appena conclusa la pratica. Quello che mi infastidisce notevolmente è che questo iter si dilunga in modo seccante, perché chiedendo al CAF ho saputo che prima dovranno completare tutte le richieste, poi inviarle all'Enel; l'Enel dovrebbe inviare tutti i verbali per la stipula definitiva, poi dovremmo essere richiamati di nuovo per un’altra firma. Io non capisco tutte queste lungaggini burocratiche: non era sufficiente inviare a casa di ognuno un modulo da completare e rispedire per raccomandata? Secondo me ci giocano dentro Sindacati ed Enel, così costringono con un ricatto morale ad aderire al Sindacato, ma questo è un gioco che durerà poco. Il fatto più grave è che questo maledetto bonus chissà quando ci verrà erogato. Sono tutti in combutta per fregare i pensionati; questa è la mia amara considerazione!

                                                                     Filiberto Crema via e-mail




La coraggiosa denuncia del collega non richiede commenti. È così eloquente che esige solo risposte. Le esige innanzitutto dall’Enel e dalle Organizzazioni sindacali di categoria, che hanno sottoscritto il contestato accordo sulla soppressione dello sconto sull’energia elettrica. 
Le esige anche dall’Organizzazione cui fa capo il CAF al quale si è rivolto il Signor Crema, che avrebbe richiesto l’iscrizione al sindacato o - in mancanza - il pagamento di una somma non precisata per la trattazione della sua pratica.
Se si verificano fatti come quello descritto dal collega, nessuno può far finta di nulla.
p.f.






02 giugno 2016

Pensioni di reversibilità, scampato pericolo


Dopo numerose denunce e proteste, il Governo ha deciso ufficialmente di eliminare dal Disegno di legge delega contro la povertà gli interventi finalizzati alla “razionalizzazione” delle pensioni di reversibilità. Infatti, il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba ha presentato alle commissioni Affari sociali e Lavoro della Camera un emendamento per cancellare dal testo del D.d.l. il riferimento che collegava le pensioni dei superstiti alle prestazioni sociali. 
Possiamo dire che il rischio di una nuova beffa in danno dei pensionati si allontana; almeno per ora. 






07 maggio 2016

Soppressione dello sconto tariffario: la magistratura stabilirà se è illegale

di Pasquale Cutino -

Passato il primo momento di sconcerto per l’abolizione da parte dell’Enel dello sconto tariffario sulla fornitura di energia elettrica agli ex dipendenti e ai loro superstiti, emergono dai commenti dei numerosi lettori, “postati” in calce agli articoli pubblicati sull’argomento dal nostro blog, profondo rammarico e rabbia per il provvedimento preso dall’Enel. Esso è stato preso contro una categoria (i pensionati) ogni giorno attaccata o dal governo o dal presidente dell’INPS. Dobbiamo solo sperare che non si metta mano alla soppressione di un altro diritto e non si peggiorino i criteri di calcolo della pensione di reversibilità e di quelle calcolate con il sistema retributivo.

Di questa vicenda, la cosa che amareggia di più è la constatazione che siamo stati oggetto di due comportamenti illegali, con il complice silenzio di chi aveva l’obbligo di spendere qualche parola a difesa. Il primo perpetrato dall’Enel, perché in una società dove vige il diritto non si può cancellare dall’oggi al domani un istituto derivante dai contratti collettivi di lavoro, consolidato in tantissimi anni; il secondo dai sindacati, che non avevano nessun titolo per sottoscrivere l’accordo del 27 novembre 2015, che riguarda persone delle quali essi non hanno alcuna delega e quindi nessuna rappresentanza. Credo che questi motivi potranno essere tra quelli sui quali si baseranno i ricorsi che gli avvocati stanno preparando a nome di coloro che intendono affidare a un tribunale il riconoscimento di un diritto che non poteva essere soppresso.
Un altro motivo di amarezza, è la constatazione che in questa vicenda le associazioni di tutela dei pensionati, in primo luogo l’Anse, non hanno saputo contrapporsi a quest’aggressione subita dai propri iscritti. Con questo non voglio assolutamente dire che l’Enel, di fronte ad una presa di posizione dell’Anse, avrebbe modificato i suoi intendimenti, ma almeno si sarebbe trovata di fronte un’associazione di ex dipendenti, che poi sono le sue radici, pronta a difendere con dignità i propri diritti nel momento in cui essi sono ingiustamente calpestati. Credo che un atteggiamento di questo genere non avrebbe suscitato reazioni negative da parte dell’Enel, come il gruppo dirigente dell’Anse, dando una propria personale interpretazione, ha inteso. Di fronte all’applicazione delle regole statutarie riguardanti la difesa dei legittimi interessi materiali e morali dei soci, l’Enel non avrebbe mosso obiezioni, trattandosi di un atto coerente con gli scopi sociali dell’Associazione. Ed era anche un modo per far conoscere una categoria di persone che ha accompagnato l’Enel in periodi non certamente facili, che vanno dalla sua nascita e fino alla liberalizzazione del mercato elettrico.

La dirigenza attuale dell’Enel ha dimostrato e dimostra grandi capacità gestionali, perché è sempre prima nel suo campo, e ha assunto in breve tempo una nuova mentalità, inserendosi da leader in un mercato libero e non di monopolio; ecco perché credo che nessun provvedimento meschino e reattivo sarebbe stato preso nei confronti dell’Anse.

Era compito dell’Assemblea Nazionale dell’Anse, e delle sue strutture centrali e periferiche, far sentire la propria voce evidenziando i limiti dell’accordo, sia per la parte di competenza Enel che per la parte sindacale. Invece nulla di tutto questo è successo e, come si dice, “ce la siamo piegata a libretto”, senza arrecare alcun disturbo al manovratore.
L’operato dell’Enel sicuramente non è corretto sul piano etico; la magistratura stabilirà, con i suoi tempi, se esso è corretto o no dal punto vista della legge.





04 maggio 2016

Perequazione delle pensioni. Anche il Tribunale di Milano rimette la questione alla Corte Costituzionale

di Prospero Figundio -


Dopo i Tribunali di Palermo e di Brescia, anche il Tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale dei provvedimenti governativi relativi al blocco della perequazione automatica delle pensioni, rimettendo alla Consulta,  con una recentissima ordinanza, gli atti di una causa promossa da alcuni pensionati.
Ricordiamo che sulla stessa materia la stessa Corte Costituzionale si è pronunciata già una volta con la nota sentenza n. 70/2015.

In attesa del testo dell’ordinanza del Tribunale di Milano, pubblichiamo quella del Tribunale di Brescia, la seconda emessa in ordine di tempo dopo quella del Tribunale di Palermo






10 aprile 2016

Lo sconto tariffario approda nelle aule giudiziarie

di Prospero Figundio -

La soppressione della riduzione tariffaria sull’energia elettrica agli ex dipendenti e loro superstiti, attuata da Enel dal 1° gennaio 2016, approda nelle aule giudiziarie. Con il deposito dei ricorsi, la vertenza passa all’esame dei Tribunali, cui numerosi interessati hanno deciso di rivolgersi per far valutare la condotta dell’Enel che, stracciando i patti, ha espropriato gli ex dipendenti e i superstiti del loro diritto, senza offrire come contropartita un’adeguata compensazione, in analogia al trattamento riservato ai dipendenti in servizio. Il tutto si è consumato con il consenso delle organizzazioni sindacali dei lavoratori elettrici, le quali hanno sottoscritto uno pseudo accordo con l’Enel, pur consapevoli di non rappresentare in alcun modo gli ex lavoratori in pensione, né tanto meno i loro superstiti, e perciò di non avere titolo a contrattare un diritto individuale appartenente a ciascuno dei soggetti interessati.   
Delle tante cose dette sull’argomento nelle migliaia di post pubblicati sui social network o nelle assemblee convocate dai sindacati dei pensionati, una prevale su tutte le altre: la reazione corale dei pensionati contro un’operazione di pura convenienza economica camuffata da finti scopi sociali, di cui tutti (Enel e organizzazioni sindacali), dal loro punto di vista, rimarcano il risultato e ne traggono beneficio. Tutti, tranne chi ne paga il conto, anche salato: gli ex dipendenti Enel in pensione, persone i cui diritti non meritano alcuna tutela e possono essere tranquillamente cancellati. Questo è il significato pratico dell’accordo sottoscritto dall’Enel e dalle Organizzazioni sindacali il 27 novembre 2015.

I diritti non meritano tutela da parte dell’ANSE, che si limita ad esprimere lo sconcerto e il malcontento dei soci. È del tutto evidente che nel caso specifico prevalga, su ogni altro interesse, solo quello di salvaguardare il sostegno economico dell’Enel, “attesa la natura della nostra Associazione che opera con il patrocinio e i finanziamenti largamente maggioritari dell’Azienda”, come dichiara il Presidente dell’ANSE nella riunione dell’Assemblea nazionale 9-10 dicembre 2015. Una sorta di “do ut des”, di scambio, che non pensiamo esista nelle intenzioni e nell’agire dell’Enel, ma che il Presidente dell’ANSE sembra voglia accreditare con la sua dichiarazione. 

Di tutela dei diritti da parte dei sindacati non è il caso di parlarne. Sono prive di qualsiasi consistenza le motivazioni addotte dai sindacati dei lavoratori elettrici a sostegno del proprio comportamento ed appare penoso e contraddittorio il tentativo dei sindacati dei pensionati confederali porre riparo, in qualche modo, ad una situazione irrimediabile. La posizione altalenante dei sindacati di stare da una parte e dall’altra non è nuova, ma stavolta è intollerabile. Comunque sia, alla fine vien fuori che anche i CAF (Centri di Assistenza Fiscale) di CGIL, CISL, UIL, UGL prenderanno parte all’operazione, perché presteranno l’assistenza necessaria per la firma del verbale in base al quale l’Enel poi corrisponderà - a chi accetta - l’importo lordo una tantum previsto nella tabella allegata all’accordo 27 novembre 2015.
Lo dice espressamente una nuova raccomandata che l’Enel sta inviando in questi giorni a tutti gli ex titolari dello sconto tariffario, con allegato un elenco di CAF dislocati sul territorio cui gli interessati dovrebbero rivolgersi. Peccato che l’elenco dei CAF allegato alla lettera non è sempre quello giusto, visto che in alcuni casi gli interessati sono invitati dall’Enel a rivolgersi a CAF con sede in regione diversa da quella in cui risiedono, distante parecchie centinaia di chilometri. Se non è una questione di rinverdire le conoscenze di geografia dimenticate da qualcuno, come pensiamo,  è certamente segno di scarsa attenzione (o di pressapochismo?) nel trattare la questione.

Nulla dice la lettera dell’Enel in tema di compenso dovuto al CAF per l’assistenza alla firma del verbale. Per questo motivo è legittimo domandare se il compenso sarà a totale carico dell’Enel, oppure anche chi richiede l’assistenza dovrà pagare la propria quota, e in tale eventualità in che misura. Per fugare ogni equivoco e prevenire eventuali intollerabili speculazioni, sarebbe bene comunicarlo agli interessati.  






04 marzo 2016

Abolizione riduzione tariffaria sull'energia elettrica - interrogazioni parlamentari

Pubblichiamo - per dovere di cronaca - i testi delle interrogazioni presentate da parlamentari in merito alla decisione dell'Enel di sopprimere la riduzione tariffaria spettante agli ex dipendenti. 
A parte l'interesse elettorale dei presentatori, non pensiamo che le interrogazioni possano avere effetti concreti sulla decisione adottata dall'Enel. Al massimo imporranno all'Enel l'obbligo formale di fornire al Governo la motivazione della propria posizione, che verosimilmente riproporrà gli stessi argomenti utilizzati nella lettera di disdetta degli accordi, la cui evidente inconsistenza non può non essere sottoposta al vaglio dei giudici.



ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12197
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 575 del 23/02/2016
Destinatari
Ministero destinatario:
·        MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
·        MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
·        MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 23/02/2016
Stato iter: 
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta
 4-12197
presentato da
RAMPELLI Fabio
testo di
Martedì 23 febbraio 2016, seduta n. 575
  RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che: 
i lavoratori in quiescenza delle aziende elettriche hanno diritto a fruire di una riduzione della tariffa ordinaria per l'utenza elettrica del proprio domicilio;
 
il diritto si applica in attuazione di una espressa disposizione contrattuale che era in vigore durante il periodo nel quale i medesimi hanno prestato servizio presso le aziende;
 
la conservazione del diritto all'applicazione della riduzione di tariffa ai consumi elettrici per il dipendente cessato dal servizio – e per il coniuge eventualmente a lui superstite – deriva da un espresso obbligo contrattuale derivante dal contratto collettivo di lavoro in vigore al momento della cessazione del servizio, ed è stato mantenuto come obbligazione civilistica tra le parti anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro e quindi anche a fronte di eventuali modifiche contrattuali successivamente intervenute;
 
per alcuni dipendenti la conservazione del diritto alla riduzione di tariffa sui consumi elettrici è stata oggetto di espressa condizione, tra le altre, perché accettassero la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro rispetto al raggiungimento del limite di età, ed è stata ribadita dall'azienda con comunicazioni inviate a tali dipendenti successivamente alla cessazione dal servizio;
 
in merito a tale diritto è intervenuta anche la Corte di cassazione che ne ha ribadito la natura di «beneficio di natura retributiva nella forma di retribuzione differita», ovvero come parte del «patrimonio individuale del lavoratore alla stregua di un vero e proprio diritto quesito, insuscettibile di essere revocato unilateralmente dalla controparte»;
 
in data 12 ottobre 2015 la società Enel spa ha comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria la disdetta unilaterale dell'applicazione della riduzione tariffaria sui consumi in essere ai dipendenti in quiescenza;
 
in data 27 novembre 2015 la medesima società ha concordato con i rappresentanti di alcune organizzazioni sindacali che, per i dipendenti in quiescenza, la riduzione tariffaria in favore dei medesimi dipendenti o dei coniugi superstiti fosse sostituita dalla erogazione di una somma in denaro rapportata all'età dell'ex dipendente;
 
numerosi ex dipendenti, avuta notizia dell'intendimento della società Enel di disdire unilateralmente l'obbligo contrattuale in essere, hanno diffidato formalmente l'azienda a non procedere in tale intento;
 
ciononostante l'Enel in data 31 dicembre 2015 ha comunicato ufficialmente, a mezzo lettera raccomandata, agli interessati la disdetta unilaterale dell'obbligazione in essere –:
 
se il Governo sia informato di quanto esposto in premessa, e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze e anche in ragione della partecipazione statale in Enel, intenda assumere in merito.
 
(
4-12197)



SENATO DELLA REPUBBLICA 
Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 585 del 3/3/2016


Interrogazioni orali con carattere d’urgenza ai sensi 
dell’articolo 151 del Regolamento

FASANO - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze - 

Premesso che:
- i lavoratori in quiescenza delle aziende elettriche hanno diritto a fruire di una riduzione della tariffa ordinaria per l'utenza elettrica del proprio domicilio applicabile nel limite di una sola utenza per dipendente o ex;
- la riduzione si applica nel limite di 7.000 KWH o di 2.500 KWH di consumo annuo in base alla data di assunzione;
- il diritto si applica ai lavoratori in quiescenza, in attuazione di un'espressa disposizione contrattuale in vigore al momento del prestato servizio;
- la conservazione del diritto all'applicazione della riduzione al dipendente cessato dal servizio deriva da un impegno siglato nel contratto collettivo di lavoro in vigore al momento della cessazione del servizio e mantenuto come obbligazione civilistica tra le parti anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro;
considerato che:
- la conservazione del diritto alla riduzione di tariffa sui consumi elettrici è stata altresì ribadita dall'azienda ed è stata oggetto anche di espressa condizione, tra altre, perché alcuni dipendenti accettassero la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro prima del raggiungimento dei limiti di età;
- lo stesso diritto è stato ribadito dalla stessa azienda con comunicazioni inviate al dipendente in quiescenza dopo la cessazione del servizio;
- il diritto è stato oggetto, in casi analoghi, di pronunce giurisprudenziali della suprema Corte di cassazione che ha ribadito la natura di tale diritto quale "beneficio di natura retributiva nella forma di retribuzione differita" ovvero come parte del "patrimonio individuale del lavoratore alla stregua di un vero e proprio diritto quesito, insuscettibile di essere revocato unilateralmente dalla controparte";
- in data 12 ottobre 2015 Enel SpA ha comunicato alle oganizzazioni sindacali di categoria la disdetta unilaterale dell'applicazione della riduzione tariffaria sui consumi ai dipendenti in quiescenza;
- in data 27 novembre Enel ha raggiunto un accordo con rappresentanti di alcune organizzazioni sindacali di categoria dei lavoratori in servizio (Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil), pattuendo che, per i dipendenti in quiescenza, la cessazione delle erogazioni del diritto a fruire per sé e per il coniuge, per sempre, venisse sostituito dall'erogazione di una tantum rapportata all'età dell'ex dipendente;
- numerosi ex dipendenti, avuta notizia dell'intendimento di disdire unilateralmente l'obbligo contrattuale in essere, con formali diffide, hanno invitato l'azienda a non procedere in tale intento;
- Enel SpA, nonostante gli inviti-diffide, nell'immediatezza del 31 dicembre ha comunicato con lettera raccomandata agli interessati la disdetta unilaterale dell'obbligazione,
si chiede di conoscere:
- se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della violazione unilaterale dell'azienda Enel nei confronti dei propri ex dipendenti;
- se non ritengano di intervenire sulla circostanza che sedicenti rappresentanti sindacali dei lavoratori in servizio assumano la rappresentanza degli ex lavoratori senza averne diritto e delega, prestandosi così a fornire avallo e supporto alla condotta strumentale dell'azienda, almeno illegittima se non anche illegale;
- quali valutazioni diano della condotta dei rappresentanti dell'azienda, ovvero se la condotta stessa sia coerente con l'obbligo di correttezza sancito dal codice etico dell'azienda;
- quali iniziative intendano assumere, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, in considerazione del fatto che, con la sentenza n. 24533 del 30 ottobre 2013 la suprema Corte di cassazione, sezione Lavoro, confermando la decisione della Corte d'appello di Napoli, sentenza n. 6325/2009, aveva riconosciuto agli ex dipendenti il diritto di continuare ad usufruire dal 1° luglio 2004 dell'erogazione del gas a tariffa ridotta, così come previsto dagli accordi aziendali del 15 febbraio 1980 e del 17 dicembre 1984, in perfetta analogia al caso della tariffa elettrica di cui si tratta.
(3-02638)




Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12389
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Lunedì 7 marzo 2016, seduta n. 584

ANDREA MAESTRIBRIGNONECIVATIMATARRELLI e 

PASTORINO 

 

Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 31 dicembre 2015 Enel s.p.a., con una raccomandata ai diretti interessati, ha ufficializzato il cessato riconoscimento delle agevolazioni tariffarie sull'energia elettrica riservate agli ex-dipendenti ed ai superstiti;
   la decisione unilaterale è stata presa nonostante le agevolazioni fossero contemplate nell'articolo 33 del contratto collettivo di lavoro Enel del 21 febbraio 1989, negli accordi sindacali del 1o dicembre 2000, del 31 dicembre 2003 e del 14 febbraio 2008, quale «quota parte del salario versato in modo differito»;
   Enel sostiene che «in considerazione del mutato scenario di riferimento, tale agevolazione di fonte collettiva non risulta più in linea con l'evoluzione del mercato (...) e tenuto conto che tali benefici non sono più riconosciuti da tempo ai dipendenti in servizio»;
   a ottobre 2015, Enel ha comunicato alle principali associazioni sindacali del settore la disdetta della regolamentazione collettiva sulle agevolazioni tariffarie per gli ex dipendenti in quiescenza, determinando, come era prevedibile, immediate manifestazioni di insoddisfazione che hanno indotto la società a concordare con i sindacati, il 27 novembre 2015, la liquidazione compensativa di una somma forfettaria da versare a ciascun pensionato, una sorta di indennizzo per l'agevolazione di cui essi si vedevano privati dal 2016. L'importo di tale somma è variabile a seconda della fascia di età di appartenenza (dai 6.000 euro per i sessantenni, a circa duemila euro per gli ultraottantenni);
   ad avviso degli ex-dipendenti Enel, lo sconto in bolletta non rappresenta un'agevolazione, come l'hanno definita i vertici della società, bensì una quota parte del salario differito, quindi parte della retribuzione che l'Enel, quando era ancora ente pubblico; successivamente quando è avvenuta la privatizzazione, l'Enel si è impegnato a corrisponderlo sotto forma di agevolazione tariffaria. Per molti ex-dipendenti, inoltre, la riduzione di tariffa ha rappresentato uno dei benefit perché accettassero la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro rispetto al raggiungimento del limite di età;
   partendo da questo presupposto, che poggia le sue basi negli accordi firmati in passato in sede di contrattazione collettiva, i pensionati dell'Enel manifestano l'intangibilità di tale trattamento (lo sconto in bolletta), poiché esso rappresenterebbe un vero e proprio diritto, di fronte al quale l'azienda non ha il potere di porre in essere atti autoritativi unilaterali che portino alla sua cancellazione;
   la Corte di cassazione, in risposta ad una questione analoga e menzionando anche Enel, con sentenza n. 24533 del 30 ottobre 2013, in merito alla soppressione dei benefici tramite revoca o disdetta dei relativi accordi, ha affermato che: «in ogni caso, non possono venire lesi i diritti intangibili dei lavoratori, derivanti dalla pregressa disciplina più favorevole, entrati in via definitiva nel patrimonio dei lavoratori medesimi», ribadendo la natura di «beneficio di natura retributiva nella forma di retribuzione differita», ovvero come parte del «patrimonio individuale del lavoratore alla stregua di un vero e proprio diritto quesito, insuscettibile di essere revocato unilateralmente dalla controparte»;
   è facile ipotizzare, pertanto, che la questione si protrarrà ancora per qualche tempo, anche perché l'accordo sottoscritto da Enel con le organizzazioni sindacali, oltre a presentare problemi generali di natura giuridica, attiene a specifici riflessi di natura fiscale e contributiva ai fini previdenziali. Infatti, dal punto di vista fiscale, l'importo previsto dall'accordo in sostituzione della riduzione tariffaria entra a far parte del reddito imponibile del pensionato nel caso decidesse di accettarlo, nell'anno in cui è corrisposto, sommandosi alla pensione e agli eventuali altri redditi del soggetto, e quindi tassato ai fini Irpef;
   ad avviso degli interroganti, si pongono per l'ennesima volta in discussione i diritti di chi ha lavorato tutta la vita e si assiste alla supremazia del volere più forte sul più debole, poiché saranno molte le persone anziane che accetteranno poche migliaia di euro subito, piuttosto che avventurarsi in una battaglia legale dalle tempistiche incerte;
   lo Stato italiano, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, è il principale azionista di Enel s.p.a., con il 25,50 per cento del capitale sociale –:
   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, se e come il Governo intenda rispondere, anche in virtù della sua partecipazione in Enel, alle legittime richieste degli ex-dipendenti e dei superstiti di Enel s.p.a. e se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, assumere tutte le possibili iniziative utili alla revoca della decisione unilaterale assunta dalla società elettrica. (4-12389)