31 dicembre 2015

Un socio scrive al Presidente nazionale dell'ANSE

Il Dr. Armando Garofalo, socio ANSE, ha indirizzato al Presidente nazionale e ai responsabili periferici dell'Associazione la seguente lettera, che ci ha autorizzato a pubblicare. 



"Tremestieri Etneo, 31 dicembre 2015

Al Dott. Franco Pardini Presidente ANSE
Viale Regina Margherita, 125
00198 R O M A

e p.c. Ai Presidenti delle Sezioni Territoriali ANSE
LORO SEDI

e p.c. Ai Responsabili di Nucleo ANSE Sicilia
LORO SEDI

ABOLIZIONE SCONTO ENERGIA A PENSIONATI E SUPERSTITI ENEL

Scrivo questa mia lettera nella qualità di socio dell’ANSE, con una anzianità d’iscrizione certamente fra le più “antiche” (sin dal 1971, allora UGLAE). Voglio riferirmi alla vicenda connessa alla recente abolizione dello sconto sull’energia a pensionati e superstiti ENEL.
Sin dalla disdetta unilaterale dell’ENEL del 12/10/2015, l’ANSE nazionale non ha assunto alcuna posizione. Soltanto qualche sporadica iniziativa a livello periferico per informativa o per trasmettere la lettera di “vibrata protesta” da parte delle OO.SS. Qualche Responsabile di Nucleo riferiva di speranze connesse ad un suo “autorevole” intervento nei confronti dell’ENEL a favore dei pensionati, molti dei quali iscritti all’Associazione. Erano chiaramente degli illusi!
Chi la conosce sa che lei è stato (per ultimo, da Direttore Centrale del Personale), e sempre sarà, un uomo “fedele” all’azienda, la quale, in virtù della sua indiscussa affidabilità, ha “caldeggiato” ogni volta la sua vigile presenza sulle varie poltrone (ANSE, ARCA, FISDE, ecc.). Non vi potevano essere, pertanto, dubbi sul fatto che, dovendo scegliere fra gli interessi dell’ENEL e quelli dei soci ANSE, lei avrebbe certamente abbandonato questi ultimi. Difatti, per tutto il periodo, il silenzio dell’ANSE è stato veramente “assordante”, deludendo le aspettative di migliaia di iscritti ed anche di Presidenti territoriali (vedi, ad esempio, il caso del Friuli Venezia Giulia).
Ma il massimo è stato raggiunto con la sua lettera del 18/12/2015 prot. n. 185!
Il tenore della stessa è veramente scandaloso! Dopo uno sterile accenno informativo, difatti si traduce in un chiaro invito ad accettare l’elemosina offerta dall’ENEL, perchè “l’attivazione di procedure giudiziarie preclude la possibilità di aderire alla transazione” e che “qualora si concludano negativamente per i nostri soci, li esporranno alla perdita dell’importo una-tantum, senza quindi alcuna misura compensativa”. Nessuna, neanche velata, critica all’accordo-truffa, stipulato tra chi non ha più il potere di togliere un diritto ormai acquisito e chi non ha alcuna legittima rappresentatività dei pensionati e superstiti. Si tace sul fatto che la “riportata” minaccia di perdere il diritto all’una-tantum è quasi certamente priva di fondamento giuridico. Il tenore della sua nota rispecchia e riporta parzialmente (anzi, sembrerebbe quasi scritta da lui) quello della lettera a firma del “Responsabile delle Risorse Umane di ENEL Italia, 
Dr. Quaranta, che, in questi giorni, stanno ricevendo tutti gli interessati, come regalo di Buon Natale e per un Felice Anno Nuovo.
Pur comprendendo che l’ANSE ha il “patrocinio ENEL”, lei ha probabilmente confuso il termine con “padroncino”.
L’art. 2 alla lettera c) dello STATUTO ANSE prescrive, fra gli “scopi sociali”, quello di “TUTELARE LA DIGNITA’ DEI PROPRI ASSOCIATI E PROMUOVERE LE PIU’ OPPORTUNE INIZIATIVE A SALVAGUARDIA DEI LEGITTIMI INTERESSI MATERIALI E MORALI DEI SOCI”.
E’ ovvio che, al di là di gite e momenti conviviali o piccole convenzioni locali, fornibili anche dai tanti club-service esistenti, sono i momenti di vera tutela che dovrebbero realmente differenziare dalle altre l’Associazione dei Seniores ENEL. Con il suo atteggiamento, lei è stato consenziente e compartecipe dell’offesa alla dignità dei soci e dell’aggressione ai loro legittimi interessi.
A mia memoria, nella storia dell’ANSE, non si era mai verificato un fatto di tale gravità!
Siffatta pesante inadempienza statutaria deve, a mio avviso, comportare azioni conseguenti e per ciò richiamo l’intervento degli organismi statutariamente a ciò deputati.
Richiedo, pertanto, che lei RASSEGNI IMMEDIATAMENTE LE DIMISSIONI DA PRESIDENTE ANSE e con lei tutti i rappresentanti degli organismi centrali e territoriali che hanno partecipato e/o condiviso tale comportamento associativo inadeguato.
E’ chiaro che, in caso contrario, moltissimi soci, ed io per primo, non potranno sentirsi adeguatamente rappresentati e non confermeranno l’adesione sin dal prossimo anno, facendo, così, ricadere su di lei la responsabilità morale e materiale della disgregazione dell’ANSE.
Le richiedo, altresì, che questa mia lettera, e l’eventuale sua risposta, vengano pubblicate sul NOSTRO notiziario periodico, così che tutti gli associati possano venirne a conoscenza e giudicare.
Ma so che quasi certamente questa mia richiesta resterà vana.
Distinti saluti.
                                                                     (Dr. Armando Garofalo)"



















10 dicembre 2015

Trattamento fiscale e contributivo importi compensativi agevolazioni tariffarie ex dipendenti

Il più che discusso accordo quadro del 27 novembre 2015 sul superamento delle agevolazioni tariffarie sull’energia elettrica, sottoscritto da Enel e Organizzazioni sindacali, oltre a presentare problemi di carattere giuridico, ha riflessi di natura fiscale e contributiva ai fini previdenziali. Dal punto di vista fiscale - non vi sono dubbi - l’importo previsto dall’accordo in sostituzione della riduzione tariffaria entra a far parte del reddito imponibile del pensionato, che deciderà di accettarlo, nell’anno di imposta in cui è corrisposto, sommandosi alla pensione e agli eventuali altri redditi del soggetto, e quindi tassato ai fini Irpef. 

Sotto il profilo previdenziale, dopo aver premesso che non tutte le somme erogate in via transattiva sono necessariamente imponibili, ma solamente quelle che, direttamente o indirettamente, sono collegate da un'obbligazione causale al rapporto di lavoro, sia esso in corso o cessato, propendiamo per l’assoggettamento dell’importo medesimo alla contribuzione previdenziale, alla luce degli orientamenti espressi dalla giurisprudenza richiamati dall’INPS nella sua circolare n. 6/2014. Il problema si pone in tutta la sua evidenza per le intuibili conseguenze che ne possono derivare. Stranamente, l’accordo sindacale tace in proposito. Per quanto ci riguarda, invece, la questione merita la massima attenzione e perciò riteniamo che vada chiarita oltre ogni ragionevole dubbio. Sarebbe molto interessante conoscere, per esempio, anche il parere di un autorevole esperto di problemi previdenziali, quale è il Dott. Bruno Benelli collaboratore dell’ANSE. Osiamo sperare che almeno in questo l’Associazione si renda utile, girando il quesito all’esperto.












Nella pagina Documentazione sono pubblicati documenti normativi e riferimenti giurisprudenziali riguardanti la riduzione tariffaria sull'energia elettrica.



























07 dicembre 2015

Perequazione automatica delle pensioni


Ancora brutte notizie per i pensionati. In base all’andamento del costo della vita delle famiglie degli operai e degli impiegati, la rivalutazione automatica delle pensioni per l’anno 2016 è pari a zero. Questo il valore provvisorio stabilito dal Ministero dell’economia e delle finanze con decreto n. 280 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° dicembre 2015.
Nello stesso decreto, il Ministero fissa nello 0,2% l’indice definitivo di rivalutazione per l’anno 2015, contro lo 0,3% calcolato in via provvisoria, un decimo di punto più basso del parametro utilizzato per l’anno in corso.
Quindi, a gennaio 2016, doppia beffa per i titolari di pensione: da un lato i trattamenti non subiranno aumenti e dall’altro sarà recuperato lo 0,1% corrisposto in più sulla rivalutazione 2015.



















03 dicembre 2015

Cinquantamila ringraziamenti


di Stefano Di Vincenzo

Quando negli ultimi giorni del mese di luglio del 2014 è nato il nostro blog, abbiamo fissato un solo obiettivo: essere un costante punto di riferimento per i soci dell’ANSE.
Tagliare in così breve tempo il nastro delle 50.000 visualizzazioni, un risultato allora inimmaginabile, sta a significare che abbiamo centrato pienamente l’obiettivo.
Dobbiamo complimentarci con noi stessi? No, perché non rientra nel nostro costume. Manifestiamo semplicemente la nostra grande soddisfazione per il risultato ottenuto e siamo grati ai lettori che ci hanno premiato, seguendoci numerosi, con assiduità e fiducia.
Quello che all'inizio era solo un sogno, adesso è realtà. Non vogliamo attribuirci tutto il merito del successo, perché pensiamo che vi abbia contribuito indirettamente anche il demerito di chi nell’ANSE preferisce parlare senza produrre, ovvero privilegia attività meno impegnative e più gratificanti per se stesso.
Per noi, invece, è più importante continuare nella nostra attività di servizio con immutato impegno e con onestà intellettuale, per fare sempre meglio.

Grazie a tutti!




28 novembre 2015

Accordo sull'abolizione della riduzione tariffaria agli ex dipendenti


Pubblichiamo il testo dell'accordo tra Enel e Organizzazioni sindacali, sottoscritto nella serata del 27 novembre 2015.

Abolizione riduzione tariffaria - accordo 27/11/2015


Il commento
Quella della soluzione equa, richiesta dalle Organizzazioni Sindacali e inserita nel verbale di accordo del 27 novembre 2015, è un’affermazione cui non crede nessuno. Serve solo per giustificare un’operazione che assomiglia più a un esproprio senza adeguato indennizzo. L’equità è cosa ben diversa e lo sanno anche i sottoscrittori dell’accordo.  
Alla reazione sdegnata dei pensionati interessati, molto eloquente e pienamente condivisibile, aggiungiamo solo alcune considerazioni. 

Tutta l’operazione, impostata e condotta dall’Enel con cinismo e determinazione, consente all’Azienda di conseguire un notevole vantaggio economico a costi molto bassi e senza sforzo alcuno, per giunta con la motivazione altisonante della solidarietà tra generazioni. Di questi tempi, un richiamo al “sociale” nobilita qualsiasi atto e salva la faccia, ma non la coscienza, perché, in sostanza, nel nostro caso si è consumato un baratto nel quale Enel ha fatto la parte del leone, pur mettendo in conto l’eventualità di un sostanzioso pacchetto di incarichi legali per resistere alle azioni giudiziarie che molti degli interessati promuoveranno.

Le Organizzazioni sindacali, accettando, di fatto, prima l’impostazione e poi la soluzione prospettate da Enel, hanno avallato l’operazione, pur sapendo di non aver alcun titolo giuridico a rappresentare i titolari del beneficio alla riduzione tariffaria, il quale - ricordiamolo - è un diritto acquisito individuale, entrato nel patrimonio di ogni pensionato e non può più essere oggetto di contrattazione collettiva.  Se l’intervento delle Organizzazioni sindacali avesse avuto almeno il merito di ottenere in cambio dall’Enel una compensazione monetaria a favore degli ex dipendenti commisurata a criteri di equità e giustizia, molti dei quasi 98.000 fruitori della riduzione avrebbero accettato l’offerta compensativa, a prescindere da ogni questione.
   
Infine l’ANSE, l’Associazione cui sono iscritti oltre 18.000 ex dipendenti Enel fruitori della riduzione tariffaria. I soci confidavano sull'atteggiamento attivo dell’Associazione su una questione importante, che tocca direttamente un loro legittimo diritto, nel quadro dei buoni rapporti con l’Azienda e senza tradire il dovere di lealtà e riconoscenza nei suoi confronti. I fatti hanno messo in evidenza il comportamento agnostico dell’ANSE, che significa venir meno agli obblighi verso la comunità che si rappresenta, assunti attraverso il patto associativo; significa sopratutto rinunciare alla dignità di Associazione. La situazione legittimava pienamente un'iniziativa dell’ANSE tesa perlomeno a cercare di incanalare la questione verso una soluzione più giusta, che purtroppo non c'è stata.   


26 novembre 2015

Riduzione tariffaria e.e.: incontro Enel-OO.SS. del 25 novembre 2015


Ieri pomeriggio 25 novembre, tra Enel e Organizzazioni sindacali si è svolta l'annunciata riunione per affrontare la questione della riduzione tariffaria sull'energia elettrica agli ex dipendenti. Il confronto proseguirà in una nuova riunione in programma per oggi pomeriggio.
Provvederemo a informare i lettori del nostro blog sugli ulteriori sviluppi della vertenza.



26/11/2015 - 14,00  
Siamo in grado di riferire che nella riunione di ieri pomeriggio è stata raggiunta l'intesa economica. Restano da definire alcuni altri aspetti.
Secondo indiscrezioni abbastanza attendili, la parte economica prevede la corresponsione di un indennizzo una tantum agli ex dipendenti e ai superstiti che attualmente fruiscono della riduzione tariffaria. L'indennizzo sarebbe graduato in misura decrescente per fasce di età degli aventi diritto.   


27/11/2015 - 8,00
La trattativa è stata aggiornata alle ore 16 di oggi 27 novembre.
A titolo informativo, pubblichiamo la tabella contenuta nell'ipotesi di accordo quadro prospettata dall'Enel alle OO.SS.
Ovviamente, si tratta della proposta Enel sulla quale si è sviluppato il confronto che ha portato alla definizione dell'accordo economico, di cui non ancora non conosciamo i contenuti.

Bozza di accordo

UNA TANTUM SOSTITUTIVA AGEVOLAZIONI TARIFFARIE



27/11/2015 - 21,45 
Ultim'ora. L'accordo è stato firmato nella serata di oggi. Pubblicheremo tutti i dettagli appena possibile.  

Vai all'accordo






24 novembre 2015

La pensione ai superstiti


Com’è noto, il diritto a pensione ai superstiti sorge in caso di decesso dell’assicurato o del pensionato, iscritto presso una delle gestioni dell’INPS. Il trattamento spetta ai familiari superstiti individuati dall’articolo 22 della legge del 21 luglio 1965, n. 903 se ricorre una delle seguenti condizioni:
1. che il dante causa sia titolare di pensione diretta (vecchiaia, anticipata, anzianità, inabilità e pensione di invalidità) ovvero avendone diritto, ne abbia in corso la liquidazione; in tali casi la pensione ai superstiti assume la denominazione giuridica di pensione di reversibilità;
2. che il lavoratore deceduto abbia maturato i seguenti requisiti:
- 15 anni di assicurazione e di contribuzione oppure n. 780 contributi settimanali;
ovvero
- 5 anni di assicurazione e contribuzione oppure n. 260 contributi settimanali, di cui almeno 3
anni oppure n. 156 contributi settimanali nel quinquennio precedente la data del decesso.
In tali casi la pensione ai superstiti assume la denominazione di pensione indiretta.
La pensione ai superstiti decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del pensionato o dell'assicurato e spetta in una quota percentuale della pensione già liquidata o che sarebbe spettata all'assicurato.


Un utile riepilogo di tutte le disposizioni vigenti in materia e dei riferimenti normativi è contenuto nella recentissima circolare dell’INPS n. 185 del 18 novembre 2015, che pubblichiamo integralmente a beneficio dei nostri lettori. 


Circolare INPS n. 185 del 18 novembre 2015




























12 novembre 2015

Applicazione sentenza della Consulta n. 70/2015 sul blocco della perequazione delle pensioni

ANSE nazionale, con Foglio Informativo n. 13 del 30 ottobre 2015, ha precisato che la richiesta dell’integrale applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015 con la quale è stata dichiarata l’incostituzionalità del blocco della perequazione automatica delle pensioni per gli anni 2012 e 2013, deve essere inviata entro il 31 dicembre 2015 alla Direzione Generale dell’INPS e per conoscenza alla Sede INPS territorialmente competente, a mezzo lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. 
L’informazione fornita ai soci è esatta, ma solo parzialmente. Contrariamente a quanto indicato nel citato Foglio Informativo, la richiesta deve essere indirizzata prioritariamente alla Sede INPS del territorio in cui ha la residenza il pensionato e poi alla Direzione Generale dello stesso Istituto. Infatti, per le controversie contro l' INPS si applica l' art. 444 del codice di procedura civile, il quale stabilisce che: 
“Le controversie in materia di previdenza e di assistenza obbligatorie indicate nell'articolo 442 sono di competenza del tribunale, in funzione di giudice del lavoro, nella cui circoscrizione ha la residenza l'attore …..”. La competenza per territorio per tali controversie non è facoltativa, ma obbligatoria ed inderogabile (Corte di Cassazione 28/04/2014 n. 9373), ed è rilevabile d' ufficio.

Per estrema chiarezza verso i pensionati interessati, giova anche ricordare che la lettera raccomandata non darà luogo al pagamento del dovuto da parte dell’INPS, ma in ogni caso servirà ad interrompere la prescrizione.
Sussistono,  invece, dubbi sull’efficacia della stessa richiesta ai fini della possibile decadenza del temine triennale per promuovere l’azione contro l’INPS, di cui all’art. 47 del D.P.R. 639/1970. Pertanto, per ridurre il rischio di incappare in detta decadenza è consigliabile far seguire l’azione giudiziaria.



30 ottobre 2015

Riduzione tariffaria e.e.: incontro Enel-OO.SS. del 29 ottobre


L'incontro tra Enel e Organizzazioni sindacali di categoria, svoltosi il 29 corrente, ha avuto carattere esclusivamente interlocutorio. La questione della disdetta della regolamentazione collettiva delle agevolazioni tariffarie agli ex dipendenti e superstiti è stata rinviata ad uno specifico incontro da programmare, al quale parteciperanno anche le Organizzazioni sindacali confederali.
Pubblichiamo il comunicato sindacale FILCTEM-FLAEI-UILTEC con la sintesi dell'incontro.

Apri il Comunicato sindacale del 30 ottobre 2015



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26 ottobre 2015

Considerazioni sulla decisione Enel di non applicare lo sconto sull’energia elettrica


La decisione unilaterale dell’Enel di non applicare più dopo il 31 dicembre 2015 la riduzione tariffaria sull’energia elettrica agli ex dipendenti in pensione e loro superstiti titolari di assegno di reversibilità ha suscitato indignazione e allarme tra gli interessati. Com’è noto, il diritto alla riduzione deriva dai contratti collettivi che regolavano il rapporto di lavoro dipendente al tempo in cui i soggetti beneficiari prestavano servizio presso l’Enel. 

Proviamo a fare alcune considerazioni sugli aspetti formali e di merito della questione, che interessa decine di migliaia di pensionati.
Il primo aspetto riguarda la scelta dell’Enel di inviare la disdetta alle Organizzazioni sindacali. Si tratta di una scelta contestabile sul piano giuridico, perché, secondo il parere di un esperto, la disdetta non è opponibile agli ex dipendenti e loro aventi causa. Il beneficio non può essere oggetto di contrattazione collettiva, trattandosi di un diritto acquisito individuale entrato nel patrimonio di ogni pensionato.
E veniamo al merito. L’Enel motiva la sua scelta di non erogare lo sconto dopo il 31 dicembre 2015, richiamando sia la crisi economica, che si ripercuote sui costi del settore elettrico, e sia il venir meno della copertura economica da parte dello Stato degli oneri a carico delle imprese elettriche per l’erogazione dello sconto, per effetto della legge 11 agosto 2014, n. 116.
È del tutto evidente che entrambe le argomentazioni sono pretestuosamente utilizzate dall’Enel per giustificare la sua decisione di sottrarsi agli obblighi verso gli ex dipendenti. La crisi economica, che - detto per inciso - si riflette anche e soprattutto sui pensionati, non giustifica l’eventuale pretesa dell’Enel di chiamare gli ex dipendenti a contribuire all’alleggerimento dei costi del settore elettrico, espropriandoli sic et sempliciter del loro diritto. Si tratterrebbe di trasferire sui pensionati un onere che riguarda esclusivamente le aziende che operano in tale settore, tra le quali l’Enel, che peraltro - a quanto risulta - è l’unica ad aver deciso di sopprimere lo sconto in questione.
Improponibile appare poi il riferimento alla citata legge 116. Come abbiamo già scritto su questo blog commentando detta legge, il venir meno della copertura pubblica dell’onere sostenuto dalle imprese per l’erogazione dello sconto non implica assolutamente che le imprese stesse possano ritenersi esonerate dall’obbligo di sostenerlo in proprio, come peraltro già avveniva in origine. Per capirci meglio, la legge non autorizza l’Enel a riversare l’onere sui pensionati; abolisce semplicemente la compensazione dell’onere stesso da parte dello Stato, di cui prima beneficiavano le imprese elettriche (tra cui l'Enel) attraverso la sua inclusione tra i costi per la determinazione della tariffa da praticare ai clienti del settore c.d. di maggior tutela. Onere, che per effetto della legge 116, ritorna quindi a ricadere sulle imprese elettriche, che lo avevano assunto a suo tempo sottoscrivendo i contratti collettivi di lavoro.
Ad ulteriore sostegno della sua linea, l’Enel evidenzia nella lettera di disdetta che tali benefici (la riduzione tariffaria) “non sono più riconosciuti da tempo ai dipendenti in servizio”, omettendo però di aggiungere che ciò è avvenuto dietro adeguata compensazione a favore dei dipendenti. Omissione a parte, non è questo un motivo sufficientemente valido per sottrarsi di punto in bianco all'obbligo di applicare la riduzione tariffaria agli ex dipendenti aventi diritto.

Anche la risposta delle Organizzazioni sindacali destinatarie della disdetta, chiamate in causa dall’Enel, nell’evidenziare che la disdetta stessa “non è rispettosa di quel proficuo sistema di relazioni industriali, da sempre seguito in Enel”, non manca di fare, per quanto riguarda il merito della questione, rilievi sostanzialmente analoghi a quelli prima esposti.

La legittima reazione degli interessati ha aperto un accesso dibattito, che si è sviluppato particolarmente sui social network. Tale dibattito, lungi dall’esaurirsi, prelude a una dura vertenza, atteso che gli interessati sono fermamente decisi a contrapporre una strenua difesa a tutela del loro diritto.
Appare dunque chiaro che ogni tentativo di chiudere la questione in danno degli ex dipendenti e loro aventi causa sarebbe contrastato duramente, con il rischio di trasferirla nelle aule giudiziarie dando luogo a migliaia di vertenze legali.

Non pensiamo che questa sia l’ipotesi migliore, da praticare ad ogni costo; ma sappiamo bene che ciò si potrà evitare solo attraverso una soluzione equa e giusta, rispettosa del diritto degli ex dipendenti. La volontà di ricercarla - se si manifesterà - sarà un concreto segnale per svelenire una vertenza molto complessa.  

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20 ottobre 2015

Enel revoca il benefit agli ultimi beneficiari: …E le stelle stanno a guardare

di Pasquale Cutino

Gli ex dipendenti Enel pensionati in questi giorni hanno avuto notizia per via indiretta della formale disdetta della regolamentazione collettiva sulle agevolazione tariffarie con estinzione al 31.12.2015. La decisione è stata comunicata con lettera dall’Enel alle OO.SS. di categoria che hanno immediatamente risposto, dissentendo tra l’altro dal metodo adottato. La notizia si è diffusa rapidissimamente tra gli interessati oltre che con il passa parola anche attraverso internet. Anche Anse nazionale ha diffuso in proposito un laconico e anemico comunicato. A completamento è opportuno anche ricordare che il servizio elettrico di maggior tutela, al quale appartengono i pensionati di una certa epoca (gli altri hanno risolto il problema quando erano in servizio ricevendo un indennizzo), cessa di esistere a far data dall’1.1.2018 (vedi legge sulla concorrenza) per cui tutti gli interessati dovranno scegliersi un nuovo gestore sul mercato libero dell’energia.

E’ stato un provvedimento che ha sorpreso un po’ tutti, anche se con i tempi che corrono i diritti, specialmente quelli dei pensionati, sono continuamente disattesi; vedi il provvedimento sulla perequazione delle pensioni  con il quale  il governo ha inteso interpretare e non applicare la decisione della Consulta.  Ma rimaniamo soprattutto  meravigliati e perplessi dell’atteggiamento assolutamente agnostico dell’Anse che non spende una parola a favore dei suoi soci colpiti ancora una volta nei propri sacrosanti diritti.  Questo non significa mettersi di traverso rispetto alle decisioni che prende l’azienda, anzi vuol dire collaborare per suggerire una soluzione equa e condivisa. L’Assemblea Nazionale, che ha la rappresentanza più diretta dei soci, potrebbe dare valide indicazioni con atteggiamenti collaborativi per la migliore soluzione del problema, senza perdere di vista i buoni rapporti che bisogna avere con Enel. Aver coinvolto le OO.SS. in questa problematica, che non è di facile soluzione, dimostra che l’Enel è alla ricerca di un interlocutore che possa in qualche modo rappresentare i pensionati con il quale aprire un discorso; d’altro canto l’Anse, che ha tra i suoi ventiquattromila soci la maggior parte delle persone coinvolte nell’abolizione del benefit, può svolgere in questa situazione un ruolo determinante. Infatti  l’articolo due - lettere b) e c) - dello statuto prescrive di  “sviluppare un rapporto di collaborazione con Enel…….. e promuovere le più opportune iniziative a salvaguardia dei legittimi interessi materiali e morali dei soci.” A mio modesto avviso, in questa particolare situazione, le due esigenze non sono inconciliabili, occorre solo molta cautela e chiarezza nelle azioni da sviluppare.     



16 ottobre 2015

Riduzione tariffaria sull'energia elettrica agli ex dipendenti Enel


Allo scopo di aggiornare i lettori, pubblichiamo la risposta inviata delle Organizzazioni sindacali degli elettrici all'Enel in merito alla disdetta della regolamentazione collettiva sulle agevolazioni tariffarie agli ex dipendenti e ai superstiti.


Risposta OO.SS. a Enel su disdetta regolamentazione collettiva e.e.





14 ottobre 2015

L’Enel abolisce lo sconto tariffario agli ex dipendenti


Colpire in qualsiasi modo i pensionati è diventata una pratica ormai abituale nel nostro Paese. Una sorta di tiro al bersaglio. 
Stavolta tocca ai pensionati ex dipendenti Enel (e loro superstiti titolari di pensione di reversibilità), i quali - per decisione dell’Azienda - dovranno rinunciare alla riduzione tariffaria su determinati quantitativi di energia elettrica consumati nell’abituale dimora, spettante per effetto dei contratti collettivi che regolavano il loro rapporto di lavoro.
Infatti, con lettera del 12 ottobre 2015, l'Enel ha comunicato alle Organizzazioni sindacali degli elettrici la formale disdetta della regolamentazione collettiva sulle agevolazioni tariffarie, con estinzione al 31 dicembre 2015.
La improvvisa notifica della decisione che suscitato sorpresa, oltre a far ipotizzare che l’Enel abbia voluto forzare i tempi, non è accompagnata di alcuna indicazione o proposta. Per questo motivo circoscriviamo il nostro ragionamento agli aspetti generali, in attesa di conoscere maggiori elementi di valutazione.

Si tratta di una decisione unilaterale con apprezzabili riflessi economici per decine di migliaia di pensionati, che va valutata prima di tutto sul piano giuridico per verificarne la fondatezza. Tuttavia, ammesso che la volontà manifestata dall'Enel di abolire il c.d. sconto abbia tutti i requisiti necessari, è da escludersi che la stessa possa sottintendere un “esproprio”, perché ai pensionati interessati spetta comunque un adeguato risarcimento.

Questi sono gli aspetti principali del problema che dovrebbero meritare anche l’attenzione dell’ANSE, visto riguarda circa i due terzi dei suoi iscritti. Le Organizzazioni sindacali stanno già valutando la questione, come ci risulta.   Non dimostra di fare altrettanto l’ANSE, che si limita a dare notizia della decisione dell’Enel con un laconico comunicato a firma del suo Presidente, diffuso nel primo pomeriggio del 13 corrente.  Non pretendiamo che essa si debba sostituire alle Organizzazioni sindacali, perchè sappiamo bene che non è questo il ruolo dell'ANSE; tuttavia, limitarsi a comunicare la notizia nel modo suddetto, senza un minimo di commento e sopratutto senza avvertire la necessità di riaffermare perlomeno il sacrosanto principio di civiltà giuridica del diritto dei pensionati ad un equo indennizzo, significa non adempiere il dettato del patto associativo.
Con ciò non vogliamo sostenere che l’ANSE non debba tener conto della delicatezza dei suoi rapporti con l’Enel, che sono fondamentali per la vita dell’Associazione, ma l’atteggiamento passivo dimostrato genera una brutta impressione nei soci, che non gradiscono il ruolo di semplice “portavoce” o peggio di “passacarte” che l'ANSE sembra voglia ritagliarsi nella vicenda. Certamente non corrisponderà al vero, ma non possiamo astenerci dal riferire, sia pure con profondo rammarico, le opinioni espresse da molti soci in proposito.





01 ottobre 2015

2 ottobre, la festa dei nonni


Ritorna la festa dei nonni. Per celebrare la ricorrenza non vogliamo tessere le lodi dei nonni, magari sconfinando nella retorica. Tutti conoscono quanto siano importanti i nonni nella famiglia e nella società attuale, specie nel nostro Paese. Del resto, i nonni rifuggono dalle lodi e non cercano applausi o riconoscimenti; sono persone semplici che badano all'essenziale ed amano agire con discrezione. Perciò, in occasione della loro festa, preferiamo salutare tutti i nonni, in particolare i nonni dell'ANSE, dando loro appuntamento alla festa del prossimo anno! 





29 settembre 2015

L’ANSE e la trasparenza


Mantenere vivo nel tempo il rapporto fiduciario con la collettività di riferimento, che è destinataria dei servizi prestati e da cui provengono i fondi ricevuti e il lavoro volontario, è un dovere primario di qualsiasi associazione.  Per far fronte a ciò l’associazione interessata deve rispondere con una politica di sincera comunicazione, idonea a rappresentare in dettaglio le fonti di finanziamento e il grado dei servizi prodotti. Ovviamente, lo strumento principe di tale politica è il bilancio annuale, la cui pubblicazione a beneficio di tutti i portatori di interesse rappresenta il doveroso atto conclusivo.
Questa buona pratica in passato osservata dall’ANSE, sembra ora essere stata abbandonata dall'attuale gruppo dirigente dell’Associazione, non sappiamo se per colpevole dimenticanza o per “allergia” alla trasparenza. Infatti, fino ad oggi, il bilancio sociale consolidato del decorso anno 2014, benché siano trascorsi quasi quattro mesi dalla sua approvazione da parte dell’Assemblea nazionale dell’Associazione (6 giugno 2015), non è stato pubblicato integralmente sul sito internet, sul quale si può consultare o scaricare ancora quello del 2013. Il bilancio 2014, invece, è rimasto un documento riservato agli “addetti ai lavori”, mentre tutti gli altri si sono dovuti accontentare della notizia dell’avvenuta approvazione e di pochi dati sintetici pubblicati sul numero 2/2015 del Notiziario ANSE.  
La mancata pubblicazione del documento, comunque si metta, non trova alcuna giustificazione, anzi è la chiara dimostrazione della scarsissima considerazione del gruppo dirigente nazionale verso quel rapporto fiduciario richiamato in apertura - che l’Associazione dovrebbe intrattenere con la propria comunità - tant’è che anche le lamentele espresse da qualche responsabile a livello locale sono cadute nel vuoto. È soprattutto sommamente incoerente con il Codice etico dell’Enel, cui anche l’ANSE dovrebbe sempre ispirarsi, giacché dall’azienda riceve un più che significativo sostegno.  





21 settembre 2015

Pensioni: l’accanimento di Boeri

di Pasquale Cutino


Il Presidente dell’Inps, da quando si è insediato al vertice dell’istituto, ha messo in atto una strategia di discredito nei confronti dei pensionati di tutti i livelli che avendo versato nel periodo lavorativo sostanziali contributi alla previdenza, hanno poi usufruito delle leggi in vigore in quel momento. Leggi che da oltre venti anni hanno subito continue modifiche sempre più sfavorevoli. Non ultima la riforma Fornero che, tra i tanti squilibri creati nel sistema pensionistico, ha sottoposto i pensionati, provenienti dai fondi speciali a una tassazione per cinque anni, definita contributo di solidarietà. L’importo viene determinato, applicando le aliquote previste dalla legge, che varia in relazione al periodo di iscrizione precedente il decreto di armonizzazione (legge 335/95) per la quota di pensione maturata entro il 31 dicembre 1995. Se si ritiene giusto che si paghi un contributo di solidarietà per aiutare le finanze dello Stato, lo è ancor di più farlo pagare anche a quelli che percepiscono un’indennità con connesso vitalizio, senza aver versato adeguati contributi. Invece, si ritiene (e non poteva essere diversamente) che la natura del vitalizio, pur avendo carattere previdenziale, non sia una pensione, ma una garanzia assicurativa che sfugge a tutte le leggi emanate, tese a comprimere l’importo delle pensioni dei comuni mortali.  In merito al vitalizio dei parlamentari, Boeri ha ricevuto una dura risposta dal Presidente dell’associazione degli ex parlamentari il quale gli ha ricordato, tra l’altro, che l’indennità parlamentare e i vitalizi non sono materia di sua competenza: in tal modo hanno chiuso ogni azione in merito. Non si è conclusa invece l’attenzione verso quei pensionati (non ex parlamentari) che, pur appartenendo ad associazioni che dovrebbero tutelare  e difendere il loro “status” attraverso un dialogo tra generazioni, nulla di concreto dicono. Non si spiega all’opinione pubblica, attraverso  i normali canali d’informazione, come stanno realmente le cose e non si invita Boeri a una maggiore responsabilità e moderazione intorno a un problema di cui i pensionati non sono affatto responsabili. Essi hanno dalla loro parte solo le leggi costituzionali, le quali hanno dato alla magistratura lo strumento che ha permesso l’annullamento del blocco per due anni della perequazione delle pensioni. Anche se poi nell’applicazione, la legge non è stata uguale per tutti, ma è stato pur sempre un segnale forte per chi, con nostalgia di un passato non troppo remoto, costruisce leggi non costituzionali pur di tosare solo i pensionati. La relazione annuale del Presidente dell’Inps è una diagnosi delle precarie condizioni economiche del Paese, il cui debito pubblico, essendo ai massimi storici impone un radicale miglioramento della capacità del nostro sistema di protezione sociale per raggiungere i cittadini più bisognosi. Non è corretto far credere all’opinione pubblica che i pensionati di oggi, specialmente  quelli che hanno lavorato per più di quarant’anni in aziende pubbliche o private, siano beneficiari di chi sa quali privilegi, creando in tal modo pericolosi conflitti tra generazioni. La relazione letta in Parlamento non accenna minimamente al problema delle evasioni fiscali  che è il vero nodo da sciogliere. Alleggerire le spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei datori di lavoro, del fardello fiscale, aiuterebbe la ripresa dell’economia a patto però che non se ne parli solo in prossimità di elezioni per attirare voti, ma che divenga un impegno primario e permanente. Solo in questo modo si eviterebbe di fare cassa pensando sempre ai soliti noti. 



15 settembre 2015

Punture di spillo. Informazione e realismo


Quanti sono gli iscritti all’ANSE con disponibilità in contanti superiori a 100.000 € sul conto corrente o in un conto deposito? Evidentemente Anse nazionale ritiene che siamo moltissimi, tanto è vero che la sua prima preoccupazione è stata quella di informarli dettagliatamente che, dal 2016, potrebbero essere chiamati a rispondere in solido con i loro risparmi in caso di crisi della banca o dell’impresa d’investimento. Il Foglio Informativo ANSE n. 12/2015, in cui, tra l’altro, l’argomento è trattato con linguaggio sapiente, rappresenta un chiaro esempio di informazione fatta senza tener conto della realtà, che - ahimè - è ben diversa da quella immaginata! 




22 agosto 2015

Le imprese e le loro radici


Le cronache si sono occupate più volte della cessione di importanti aziende italiane ad acquirenti stranieri. Le ultime hanno riguardato Pirelli e Italcementi e sono state al centro del dibattito estivo. La questione ha suscitato un vivace confronto di opinioni favorevoli e contrarie, che hanno esaminato la questione prevalentemente dal punto di vista economico. Tuttavia, oltre all’economia, al mercato e alla globalizzazione, vi è un altro aspetto non meno importante, giustamente posto in risalto dal sociologo Prof. Francesco Alberoni nell’interessante articolo pubblicato su Il Giornale del 9 agosto scorso che riportiamo.  


23 luglio 2015

Bollette di gas ed elettricità: l’IVA non va calcolata sulle accise

I giornali riportano la notizia della sentenza emessa da un Giudice di Pace di Venezia, il quale ha deciso che l’IVA sulle bollette di gas ed elettricità va calcolata solo sui corrispettivi spettanti al fornitore e non anche sulle accise spettanti allo Stato come avviene adesso, dando ragione a un consumatore che aveva fatto ricorso.
Tra i principi richiamati dal Giudice di Pace, vi è quello sancito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 3671/97, secondo cui un'imposta non costituisce mai base imponibile per un'altra, salvo deroga esplicita. 
La decisione costituisce, indubbiamente, un precedente importante perché mette in discussione l’attuale disciplina sull’IVA, da sempre contestata dai consumatori, che ammette il calcolo dell’imposta anche sulle accise gravanti sui consumi di gas e di energia elettrica. 
Da un punto di vista pratico, non è possibile prevedere al momento che la decisione comporti vantaggi per i consumatori, poiché é improbabile che milioni di utenti domestici (gli utenti con partita IVA non hanno alcun interesse) decidano di imbarcarsi in un’azione legale individuale per ottenere – in caso di vittoria – il rimborso di cifre relativamente basse. Inoltre, è chiaro che una sola sentenza, se non seguita da decisioni analoghe di altri giudici, non fa giurisprudenza.  
Va anche evidenziato che l’attuale ordinamento non consente ai consumatori di ricorrere alla class-action per la fattispecie in argomento.  Il quadro potrà, però, mutare radicalmente se sarà approvato in via definitiva dal Senato il testo uscito il 3 giugno scorso dalla Camera dei Deputati, che estende la possibilità di un'azione di classe dal codice dei consumatori al codice di procedura civile.
Vedremo cosa succederà. Intanto, un fatto è certo: la sentenza del Giudice di Pace di Venezia spinge le associazioni dei consumatori ad affinare le proprie strategie per rilanciare l'azione volta ad eliminare il calcolo dell’IVA sulle imposte applicate sulle bollette.




17 luglio 2015

A proposito di rivalutazione delle pensioni

Il decreto legge n. 65/2015 sui rimborsi per la mancata rivalutazione delle pensioni decisa dal Governo Monti, dichiarata poi illegittima dalla sentenza della Costituzionale n. 70/2015, è una bella fregatura per i pensionati. Come abbiamo constatato a suo tempo, il decreto in questione, recentemente convertito in legge, stabilisce per una parte dei pensionati solo un recupero (molto) parziale delle somme non percepite per effetto della norma dichiarata incostituzionale, mentre a un consistente numero di essi (circa 724.250 unità) nega qualsiasi rivalutazione per gli anni 2012 e 2013.
L’interrogativo che si pongono ora i pensionati, cui il decreto accorda solo parzialmente o nega del tutto la rivalutazione per gli anni citati, riguarda la possibilità di ottenere o no l’applicazione integrale della sentenza n. 70/2015 e le vie da percorrere per esperire il tentativo in tale senso. Anche l’ANSE si è premurata di dare ai propri soci dei suggerimenti sull’argomento. Infatti, con Foglio Informativo n. 11/2015 - dopo essersi preoccupata zelantemente di dichiarare che La suddetta normativa [quella del decreto legge, (N.d.R.)] sembra rispettare i tratti fondamentali ed i principi affermati dalla Corte Costituzionale (proporzionalità ed adeguatezza), anche sotto il profilo della parziale retroattività della disciplina con riferimento agli anni dal 2012 al 2015 compreso (essendo la rivalutazione attribuita il 1° gennaio di ogni anno).” - ha diffuso uno schema di istanza da inviare all’INPS (tra i tanti testi che circolano in questi giorni), per chiedere l’applicazione integrale della sentenza. Ha anche aggiunto che in caso di silenzio o diniego i pensionati e, quindi anche soci ANSE, potranno rivolgersi a una Federazione di Pensionati oppure ad altra associazione per chiedere assistenza.
Un modo elegante per dire ai soci arrangiatevi da soli, perché l’ANSE se ne lava le mani. Bel modo di attuare gli scopi sociali!  
È più che prevedibile che tale richiesta non avrà alcun effetto, se non quello di interrompere i termini - peraltro allo stato attuale non prossimi alla scadenza. L’aspetto più importante riguarda invece il merito della questione, visto che l’eventuale seguito comporta obbligatoriamente, per chi intende andare sino in fondo, il ricorso all’azione legale. Mettere a disposizione dei soci un parere giuridico qualificato e - all’occorrenza - organizzare e coordinare le azioni legali, individuando e indicando ai soci interessati uno o più professionisti di riferimento, sarebbe stata un’iniziativa perfettamente in linea con gli scopi sociali e sicuramente molto apprezzata. Qual’è stata invece la risposta di ANSE nazionale? La rinuncia ad esercitare il suo ruolo di guida e la scelta di “chiamarsi fuori”, invitando i soci a rivolgersi ad altri operatori. Peccato!




25 giugno 2015

L’ANSE e la sua capacità di aggregazione


Un collega in pensione, esprimendo con una mail il suo interesse per il nostro blog, ha anche evidenziato di essere stato iscritto all’ANSE, ma di non avere più rinnovato la sua adesione. Ci ha colpito questa dichiarazione, perché riflette il sentimento di sfiducia di numerosi soci sul ruolo dell’Associazione, che è poi una delle cause determinanti del mancato rinnovo dell’iscrizione. Il fenomeno degli abbandoni ci offre, perciò, lo spunto per una riflessione sulla capacità di aggregazione dell’Associazione.
Qualcuno liquiderà la questione, attribuendola ad una sensazione avvertita solo da chi scrive, ma la situazione reale dimostra, purtroppo, che non si tratta di sensazione.
Basta soffermarsi sulle quote associative contabilizzate nell’anno 2014 e sulla partecipazione alla recente Manifestazione nazionale 2015, i cui numeri non possono ritenersi esaltanti.
Ci limitiamo a una sola considerazione sulle quote sociali, suggerita dalla lettura dei dati delle quote ripartite per categorie di soci. Tali dati evidenziano la consistente diminuzione di 505 unità, rispetto al 2013, registrata nelle categorie dei soci in servizio, in pensione e superstiti, cioè dei soggetti aventi titolo “originario” all’iscrizione all’ANSE. Tale diminuzione, benché sia in parte compensata dall’incremento registrato nella categoria dei Soci familiari a quota ridotta, costituisce comunque un dato su cui riflettere, perché la crescita di quest’ultima categoria accompagnata dalla contemporanea riduzione delle categorie dei soci “tradizionali” altera profondamente la composizione del corpo sociale, a parte i suoi riflessi di natura finanziaria. Ricordiamo che i Soci familiari a quota ridotta ormai rappresentano oltre un quinto degli iscritti (21,5%).

Tale stato di fatto è frutto della progressiva indifferenza di molti iscritti verso l’Associazione, la quale è percepita come “assente” su alcuni importanti problemi che interessano la maggior parte dei membri della comunità. Un’associazione che mostra scarsa sensibilità rispetto ai problemi di interesse generale più complessi, non alimenta quel rapporto di fiducia tra base e vertice che rappresenta l’essenza e il collante di qualsiasi sodalizio. In altre parole, al sentimento prevalente del corpo sociale, che esige un’azione più efficace ed appropriata sulle questioni maggiormente “sentite”, si contrappone l’assenza di iniziative con la motivazione (errata) che tali problemi non rientrerebbero nei compiti istituzionali dell’ANSE. Ciò genera quell’indifferenza che nel tempo induce il socio a non rinnovare più la sua adesione.
Tanto per fare qualche esempio concreto, soffermiamoci brevemente su due problemi di maggiore attualità, sui quali si concentra l’interesse dei soci: il contributo di solidarietà e la mancata rivalutazione delle pensioni. Per quanto riguarda il contributo di solidarietà, nulla si è saputo della richiesta di valutazione legale, avviata poco tempo prima dell’ultimo Congresso per decisione della Presidenza di allora; verosimilmente la pratica è caduta nel dimenticatoio, perché non è stata più seguita dalla nuova Presidenza oppure per altri motivi. Sulla mancata rivalutazione delle pensioni, non abbiano potuto notare alcuna iniziativa promossa dall’ANSE. Né tanto meno si può affermare che sia stata avviata un’azione idonea attraverso il celebrato “Patto federativo a tutela degli anziani”, il quale sino ad oggi - almeno così risulta - oltre a un comunicato stampa sull'argomento, non ha prodotto nulla di rilevante. Come si vede, ben poca cosa.
Non contribuiscono, inoltre, a instaurare un clima di fiducia tra Associazione e iscritti, taluni comportamenti della dirigenza nazionale, dei quali non si riesce a comprendere la logica. Ovviamente, ci riferiamo alla logica comune, quella delle persone normali che si lasciano guidare dal buon senso e non dalla spocchia di chi dirige l’ANSE. Sempre per stare sul concreto, è incomprensibile che l’Assemblea nazionale, impegnata a discutere sul modo più efficace per incrementare le adesioni all’ANSE, finisca, nella stessa riunione, per occuparsi diffusamente delle modalità di iscrizione all’ANLA (cfr. verbale Assemblea nazionale 10-12 dicembre 2014). D’accordo, la discussione è stata originata dall’esigenza di conoscere quanti soci ANSE sono iscritti contemporaneamente anche all’ANLA, ma è a dir poco stravagante utilizzare il tempo dell’Assemblea nazionale per discutere di dettagli che non ci riguardano e vanno ben oltre l’esigenza di conoscere il fenomeno. Beninteso, non è in discussione la libertà delle persone, e quindi anche dei soci ANSE, di aderire a qualsiasi altra organizzazione, ma è contrario a ogni logica - lo ripetiamo - che l’Assemblea nazionale dell’ANSE si occupi con dovizia di particolari dell’importo della quota associativa dell’ANLA e dell’eventuale riduzione praticata per le adesioni di gruppo. Il messaggio implicito che si trasmette non è certamente positivo per l’ANSE, perché contribuisce ad aumentare il sospetto che tutto ciò preluda alla progressiva liquidazione della nostra Associazione e alla sua confluenza nell’ANLA. Se trattasi solo di supposizioni o di un disegno ben preciso, non possiamo saperlo. Ricordiamo solo che in un post pubblicato su questo blog abbiamo riportato le legittime preoccupazioni dei soci, che purtroppo permangono e si rafforzano, visto che dalla Presidenza nazionale non è arrivato alcun chiarimento.
Che la situazione sia destinata a cambiare è piuttosto improbabile. Il dibattito negli organismi nazionali sui problemi che interessano maggiormente i soci è quasi inesistente e l’atteggiamento dei membri dell’Assemblea nazionale è improntato alla massima prudenza. A parte i fedelissimi del Presidente, gli altri membri o si mostrano riluttanti a manifestare il proprio pensiero, preferendo uniformare il proprio comportamento a quello del leader, perché ritengono assai scarsa la possibilità di incidere sul corso impresso all’Associazione, oppure si limitano ad esprimere le loro critiche in privato, non lesinando qualche battuta sarcastica, ma evitando di manifestare il loro punto di vista nelle sedi competenti.
Risultato: tutto sembra andare per il meglio e perciò, almeno da un punto di vista formale, si ricava l'impressione che l’azione della dirigenza abbia un consenso convinto e diffuso, che non rispecchia però il sentimento reale degli associati.
Dal nostro punto di osservazione emerge, infatti, che tra i soci è diffuso più di quanto si possa pensare il convincimento che ANSE nazionale non riesca più a catturare la fiducia della gente, intesa come espressione di un consenso effettivo verso una “linea di azione” riconosciuta e fatta propria dall’intera comunità. In altre parole, l’attenzione verso i problemi della comunità compatibili con gli scopi sociali è fondamentale per alimentare il rapporto con i soci. Coltivare la memoria lavorativa e il rapporto di comunanza tra i soci va bene, ma non basta; come ha sintetizzato efficacemente il collega Luigi Marengo, commentando un post pubblicato su questo sito, "L'essere soci non significa solo partecipare a Congressi Nazionali o a incontri regionali conviviali."

Occorre che l'ANSE si faccia carico dei problemi di carattere generale riguardanti i soci per assisterli e tutelarli, impiegando le risorse eventualmente necessarie per promuovere ed attuare iniziative idonee finalizzate alla ricerca di soluzioni, in analogia a quanto praticato da altre associazioni. Individuare e condividere i problemi dei soci, attuando azioni di tutela, significa esercitare quel ruolo su cui si fonda il patto associativo, che genera fiducia e consenso. Al contrario, la scarsa attenzione o peggio l’inazione portano inevitabilmente al ritiro di uno dei soggetti del patto stesso: l’iscritto che decide di abbandonare la comunità associativa.
La tutela dei diritti è diventata un elemento essenziale del rapporto tra l'Associazione e i suoi soci, che chiedono all’ANSE di svolgere un ruolo attivo nel promuovere iniziative attraverso tutti i mezzi possibili, superando le remore che frenano o condizionano la sua azione. Non si tratta di cambiare i connotati dell’Associazione, né di stravolgere la sua “missione”, si tratta invece di realizzare quegli scopi sociali spesso negletti, dispiegando azioni adeguate al tempo in cui viviamo e alle necessità dei soci. Non farlo significa deludere le loro attese; significa ridurre l’ANSE a un sodalizio di soli nostalgici, cosa da evitare nel modo più assoluto.




26 maggio 2015

Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni

Nella Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013. 

19 maggio 2015

Quando lo Stato non rispetta i patti

Dopo il rincorrersi di tante voci sull’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo INPS, è arrivata la decisione del governo. È arrivata per decreto, di cui sono stati anticipati i contenuti, ma non è stato ancora reso noto il testo definitivo. Secondo l’abituale tecnica comunicativa del Premier, viene prima l’annuncio e poi segue il provvedimento.
Come tutti hanno potuto apprendere, siamo di fronte alla solita scappatoia escogitata dal governo per aggirare la sentenza della Corte Costituzionale. Infatti, il decreto prevede la restituzione molto parziale della rivalutazione sotto forma di assegno "una tantum", il cui ammontare va da 750 a 258 euro, in proporzione all’importo mensile lordo della pensione percepita, solo a una parte dei pensionati rientranti nel provvedimento di blocco della rivalutazione adottato dal governo Monti. Inoltre, dal 2016, gli stessi soggetti riceveranno una mini rivalutazione tra 180 e 60 euro annui, sempre proporzionati alla pensione. Invece, chi ha una pensione superiore a € 3.200 lordi mensili non riceverà nulla. 
Fin qui le anticipazioni sul provvedimento diffuse da agenzie di stampa, giornali ed emittenti radiotelevisive. In assenza del testo del provvedimento, non si conoscono purtroppo i dettagli, anch’essi molto importanti perché introdurrebbero un nuovo meccanismo di perequazione automatica, diverso da quello adottato dal 1969 al fine di adeguare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita. Il nuovo meccanismo - è fin troppo ovvio precisarlo - sarebbe più penalizzante per i pensionati. Alla mancia di Stato, dunque, potrebbe aggiungersi un'altra beffa!

La scelta adottata dal governo è peggiore di quanto si potesse immaginare, perché le sorti dei pensionati sono decise non in base a criteri di giustizia, bensì soggiacciono agli interessi perseguiti della classe politica, alla quale poco importa di tener fede agli impegni presi dallo Stato nei loro confronti. Strano Paese il nostro, dove i pensionati che hanno regolarmente versato i contributi previdenziali durante tutta la loro vita lavorativa non meritano la stessa salvaguardia accordata ad altre categorie di cittadini, i cui diritti sono intangibili. Il contratto sociale alla base del rapporto tra Stato e cittadini presuppone sempre il suo rispetto incondizionato, mentre il contrario genera inevitabilmente una situazione di estrema incertezza, che, di fatto, è uno dei sintomi della perdita di sovranità da parte del popolo a favore dei suoi rappresentanti.  E non è un bene per la democrazia.



Quanto prenderanno per effetto del decreto 


"Una tantum" il 1° agosto 2015                 
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700 lordi       € 750                                                               
€ 2.200 lordi       € 450
€ 2.700 lordi       € 258

Rivalutazione dal 2016
Importo pensione mensile fino a:
€ 1.700 lordi       € 160 annui
€ 2.200 lordi       €   99 annui
€ 2.700 lordi       €   60 annui

26/5/2015
Pubblicato il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni
Nella Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21 maggio 2015 è stato pubblicato il decreto legge n. 65 di pari data, preannunciato dal governo per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato la norma sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a tra volte il minimo INPS, introdotta dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.  


16 maggio 2015

Pensioni: si rispetti la sentenza della Consulta

di Pasquale Cutino

Dalle informazioni che ci vengono chieste dai lettori di “Anse fuori dal coro” in merito agli articoli in esso pubblicati, osserviamo un alto gradimento dei contenuti e una lettura -  specialmente per quelli di ordine fiscale e previdenziale - quasi contestuale alla loro pubblicazione. La tempestività, la chiarezza e l’essenzialità dell’informazione sono elementi imprescindibili nella società moderna. Infatti, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il provvedimento del blocco della rivalutazione delle pensioni, con le note problematiche sorte a livello governativo per i rimborsi, “Anse fuori dal coro” è stata una delle poche voci che si sono levate - immediatamente dopo la pubblicazione della pronuncia - a difesa dei pensionati. Nell’articolo pubblicato in data 6 maggio 2015, si sollecitava, tra l’altro, l’intervento di voci molto più rappresentative per la soluzione legale del problema.
Finalmente qualche giorno fa abbiamo letto  un comunicato stampa in cui i coordinatori del recente  “Patto federativo a tutela degli anziani” fanno sentire la loro voce. Ci permettiamo osservare che nell’epoca di internet i tempi di risposta a fronte di una notizia di così grande interesse sono troppo lunghi e le argomentazioni piuttosto generiche. Evidenziare tutti i nomi degli intervenuti con le loro cariche appartiene al passato. Chi legge vuole sapere se e come i suoi diritti, non solo quelli economici ma anche quelli morali, saranno tutelati. 
Per contrastare la propaganda che viene attuata da anni nei confronti dei pensionati, facendoli passare per quelli che hanno contribuito a determinare tutti i mali della società attuale, i responsabili del Patto federativo, hanno un gran lavoro da svolgere a difesa dei loro associati, fatto non solo di tavole rotonde, ma soprattutto hanno il compito di far conoscere all’opinione pubblica in maniera corretta la storia del nostro Paese, specialmente quella appartenente ai lavoratori di tutti i livelli che dal dopoguerra in poi hanno contribuito non poco alla rinascita e al consolidamento della democrazia. Se l’Enel attuale è sempre leader nel suo campo, questo primato è anche dovuto alle solide radici che la sorreggono. Certamente i pensionati, attraverso i loro rappresentanti, sapranno farsi carico delle difficoltà di ogni genere che attraversa il Paese, però i provvedimenti legislativi che verranno presi dovranno essere corretti ed emanati con onestà intellettuale.



06 maggio 2015

Rivalutazione delle pensioni: il silenzio dell’ANSE e del Patto Federativo

A pochi giorni dal deposito della sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni, imperversano i commenti e le valutazioni. I giornali, le televisioni e la rete riportano considerazioni e ipotesi sul modo di risarcire i pensionati danneggiati dal blocco. Politici ed economisti, esperti e pseudo esperti discutono sui riflessi che la decisione della Consulta avrà sui conti dello Stato, stimandone l’onere e prospettando soluzioni, compreso qualche trucco per non rimborsare i pensionati.
Se si affermasse un’idea del genere, una vasta categoria di cittadini sarebbe ancora una volta sacrificata per soddisfare esigenze di finanza pubblica, con buona pace dei principi Costituzionali, evocati da tutti, ma traditi dallo Stato quando si tratta di far cassa in danno dei pensionati.

Nel dibattito in corso, però, si distingue il silenzio dell’ANSE e delle altre associazioni che recentemente hanno costituito il “Patto federativo a tutela degli anziani”. E' evidente, ci riferiamo a ciò che accade, o meglio non accade, in casa nostra. Infatti, dopo la pubblicazione della sentenza e fino al momento in cui scriviamo, non abbiamo trovato una riga di commento o qualsiasi considerazione sull’argomento da parte dell'ANSE, oppure da parte del “Patto Federativo”. Cadono, perciò, a proposito alcune semplici domande: tra gli scopi del “Patto” non vi è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di interesse degli anziani? Non credono i responsabili dell'ANSE o del “Patto” che far sentire la voce delle Associazioni, in rappresentanza delle parecchie decine di migliaia di iscritti, interessati dagli effetti della sentenza della Consulta, sia cosa importante? Significa proprio cogliere il momento adatto per dar corso a quell’azione di sensibilizzazione scritta nel “Patto”, ma di cui finora non abbiamo trovato segno sul piano pratico.

Forse diranno qualcosa dopo l’incontro indetto per giovedì 7 maggio, di cui il sito internet dell'ANLA pubblica puntualmente la notizia, invece ignorata - come di solito - dal sito dell’ANSE.